Al Festival di Sanremo 1985 partecipò anche lui, Marco Rancati. Ancora oggi il suo nome risplende nella Sezione Nuove Proposte di quell’edizione, egregiamente condotta da Pippo Baudo, in cui si classificò al quinto posto.
Rancati ritornava alla kermesse sanremese dopo dieci anni, quando la sua notorietà aveva raggiunto molte città e paesi italiani.
Dopo quarant’anni da quell’esperienza ci ha rilasciato l’interessante intervista che segue.
D. Rancati, quando ha iniziato a cantare?
R. «Ho iniziato a cantare sin da bambino. Infatti cantavo all’asilo, a scuola e poi in parrocchia. Già avvertivo che il mio destino sarebbe stato quello di diventare cantante. Verso l’età di quattordici-quindici anni entrai a far parte di una piccola band formata da ragazzi poco più grandi di me.
Da quando ero bambino sognavo di fare il cantante e lo sto facendo ancora e questo per me è una grande vittoria e una vera soddisfazione».
D. E poi giunse la sua prima partecipazione al Festival di Sanremo del 1975
R. «Dopo poco tempo che militavo in questa piccola band fui contattato da un signore che mi invito’ a partecipare al Festival di Sanremo. Pensavo che si trattasse di uno scherzo. Insomma partecipai al Festival di Sanremo del 1975 con gli Eva2000, interpretando la canzone “In amore non si può mentire”. A quel tempo il Festival si teneva al Casinò di San Remo. Dopo quell’esperienza seguirono cinque anni consecutivi di tante serate svolte in tutta Italia e devo dire che furono gli anni più belli della mia vita. Eravamo una band molto unita e ci divertimmo tanto».
D. Giunsero anche gli anni Ottanta
R. «Si, giunsero gli anni Ottanta. Prima di partire per il servizio militare fui contattato da un produttore, il quale mi disse che aveva un album pronto di canzoni in inglese adatto per me. Feci quel provino e andò bene. Successivamente incisi un brano con il quale vinsi il Festival di Castrocaro con lo pseudonimo di Daniel Danieli».
D. Per quali ragioni le fu dato questo pseudonimo?
R. «Il brano, che poi raggiunse una popolarità in tutta Europa, doveva essere accompagnato da un nome facilmente ricordabile. E credo che quel pseudonimo fosse quello più indicato».
D. Dopo quella vittoria a “Voci nuove” di Castrocaro, cosa accadde nella sua vita?
R. «Ho continuato sempre a cantare e ho avuto esperienze anche nei fotoromanzi, cosa assai frequente per i cantanti degli anni Ottanta».
D. Siamo nel 1985 e di nuovo partecipò al Festival di Sanremo. Al teatro Ariston si presentò da solista con il suo nome originale, Marco Rancati, interpretando il brano “Occhi neri” composto da Ron e prodotto e arrangiato da Lucio Dalla
R. «Caterina Caselli mi sottopose ad un provino con una canzone che avevo scritto in inglese. Insieme a me c’erano altri cantanti. Quel provino lo vinsi io. Partecipai alla trasmissione “Due voci per Sanremo” condotta da Pippo Baudo. Vinsi. Questa vittoria mi consentì automaticamente di partecipare al Festival di Sanremo 1985 con una canzone composta da Ron, intitolata appunto “Occhi neri”. Fu incisa in uno studio discografico di Bologna e nel coro partecipò anche Lucio Dalla».
D. Il Festival di Sanremo 1985 non fu un’edizione da poco: le prime due canzoni sul podio erano firmate da Cristiano Minellono. I Ricchi e Poveri si aggiudicarono la vittoria. Luis Miguel appena quindicenne si classificò al secondo posto… Inoltre merita sottolineare anche i grandi nomi dei cantanti del momento come Riccardo Fogli, Peppino Di Capri, Anna Oxa, Fiordaliso, Marco Armani… che vi parteciparono
R. «Non era assolutamente facile partecipare al Festival di Sanremo. Vi giunsi lavorando costantemente e lasciando che la vita lavorasse…».
D. Come proseguì quell’esperienza festivaliera?
R. «Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo incisi un 45 giri con una canzone dal titolo “Velocità lucidamente” composta da Enrico Ruggeri e continuai a tenere serate e ad essere impegnato in tournée. Tenni molti concerti all’estero e perfino due volte in Canada. Questo fino al 1989. Poi mi fermai un anno, durante il quale non accadde niente, come a volte capita. Nei primi anni Novanta fondai la band “Animali rari”. Composi un album con Cheope, il figlio di Mogol, e Glauco Bearzot, il figlio di Enzo Bearzot, e le musiche furono composte da Andrea Fornili degli “Stadio”. In questo album è presente anche la canzone “Già Colpevoli” che fu inserita nel film “Va dove ti porta il cuore”. Con questa band ho continuato a tenere concerti in tutta Italia».
D. Come possiamo definire Marco Rancati del 1985 e come possiamo definirlo oggi?
R. «Oggi ho il bagaglio di tanti anni di esperienza. Dal lavoro compiuto in tanti anni ho capito molte cose, soprattutto nel mondo dello spettacolo. Per quanto riguarda l’interiorità, Marco Rancati è sempre lo stesso. Sono ancora quel bambino che sognava di fare il cantante. All’interno non mi sento molto cambiato. Anzi, più vado avanti e più sento di avvicinarmi a quel tipo di energia che avevo nella mia fanciullezza».
D. Dal punto di vista fisico, come riesce a mantenersi così giovane e dinamico?
R. «A volte me lo chiedo anche io. Come dichiaravo nella risposta precedente, dentro me c’è sempre una sorta di bambino che mi induce anche ad essere gioioso. Quando ero bambino avevo dentro di me anche temi molto importanti. Già all’età di sette anni mi chiedevo cosa fosse davvero la vita. Però al tempo stesso ero anche un bambino con quella freschezza e giovinezza che ci sono un po’ ancora».
D. Rancati, cosa pensa di poter dare e cosa pensa di poter dire ancora al mondo della musica leggera italiana di oggi?
R. «Mi piacerebbe molto comporre nuove canzoni, un nuovo album, anche insieme ad altri autori e inserendovi un po’ della mia esperienza. Ci spero molto».