Mario Lavezzi è definito chitarrista, compositore, cantautore e produttore discografico. Lo confermano chiaramente anche i canali social, sui quali è possibile conoscere la sua straordinaria carriera ultra cinquantennale, ricca di composizioni musicali, successi e collaborazioni con una vasta rassegna di grandi artisti come Loredana Bertè, Anna Oxa, Fiorella Mannoia, Loretta Goggi, Ornella Vanoni, Lucio Dalla, Lucio Battisti, Riccardo Cocciante, Ornella Vanoni, Mango, Gianni Bella, Cristiano Minellono, Mogol ecc…
D. Lavezzi, come ha costruito la sua carriera artistica?
R. «Da una passione per la chitarra che mi è nata quando avevo appena dieci anni. Una passione incontenibile. Mio padre era avvocato e voleva che continuassi gli studi; sono riuscito invece a conseguire solo il diploma di ragioniere; la mia passione era la chitarra e tutto ciò che ne è conseguito. Già nel 1963 avevo fondato il primo gruppo musicale “I Trappers”, con Bruno Longhi, Gianfranco Longo, Mimmo Seccia e Tonino Cripezzi ne ha fatto parte anche Teo Teocoli. Poi, a diciotto anni, sono passato con i “Camaleonti”. Da lì è iniziata la mia carriera e la mia vita era solo quella»
D. Come riesce a comporre canzoni?
R.«In base a ispirazioni e a volte ascoltando canzoni di qualcun’altro che mi possono stimolare. Ho scritto la canzone “Il primo giorno di primavera” quando sono uscito dai Camaleonti per fare il servizio militare e l’ho scritta ispirandomi a canzoni come “Senza luce” dei Dik Dik e “L’ora dell’amore” dei Camaleonti cover di canzoni dei Procol Harum . Mi sono ispirato a quel modo di scrivere e non c’era nessuna nota che rappresentasse queste canzoni ma in base a come era strutturata la canzone: la parte strumentale e la parte cantata».
D. Lei è autore di canzoni di successo. Può elencarne alcune?
R. «“Il primo giorno di primavera” che ho ricordato è la prima canzone che ho scritto insieme a Cristiano Minellono e Mogol; fu prodotta da Lucio Battisti, che ne curò anche l’arrangiamento. Ne sono seguite tante altre… “La luna bussò” e “In alto mare” interpretate da Loredana Berté, “Insieme a te” interpreta da Ornella Vanoni, “Vita” da Lucio Dalla e Gianni Morandi, “Varietà” dallo stesso Morandi, “Stella gemella” scritta con Eros Ramazzotti… Sono parecchie…».
D. Dall’incisione della canzone “Dolcissima” sono trascorsi quarant’anni. Come ricorda quella canzone straordinaria?
R. «Quello che più mi interessava era approfondire la conoscenza della musica. Ricordo che acquistai un libro sulla musica brasiliana dove c’erano anche degli accordi. Dobbiamo sapere che i brasiliani sulle chitarre usano delle posizioni particolari. Da questa lettura è nata la canzone “Dolcissima” per inciderla chiamai un’ottima vocalist, Giulia Fasolino, che coinvolsi a fare il duetto con me in questa canzone».
D. Come nasce una canzone capace di arrivare alla popolarità?
R. «Per una serie di componenti. Prima di tutto è necessario avere di base la qualità-canzone. Poi occorre l’interprete, l’arrangiamento giusto e la promozione altrettanto giusta. Poi bisogna trovarsi al momento giusto e al posto giusto. Non c’è soltanto un modo, ma una serie di circostanze».
D. Secondo lei, autori di canzoni si nasce o lo si diventa?
R. «La componente è già nel dna della persona, quella di voler creare qualche cosa. Si può diventare autori anche studiando. Comunque, la preparazione è molto importante. Ancora oggi ricordo quando ero ne I Trappers con Teo Teocoli: abbiamo suonato tutte le sere dalle 21 alle 2 del mattino dal 15 giugno al 15 settembre allo Scotch Club di Finale Ligure e nel nostro repertorio avevamo ben duecentocinquanta canzoni. Quella fu una vera palestra perché se volevi cantarle dovevi imparare come erano state scritte e cantate e conoscerne l’arraggiamento. Se nel tuo dna hai poi la componente creativa di comporre canzoni ti viene automatico».
D. Il Festival di Sanremo non è più quello di un tempo: quali, a suo motivo, le ragioni?
R. «Da quello che era in origine, il Festival della canzone italiana voleva rappresentare l’eccellenza della produzione dei nostri autori, ma da tempo si è trasformato in uno show televisivo. Del resto tutte le reti televisive hanno come obiettivo prioritario l’audience. Altrettanto Amadeus nei Festival che ha organizzato ha ottenuto un ottimo audience. In quanto, oltre a comporre un cast di artisti storici e giovani, così da accontentare un’ ampia platea di pubblico, ha chiamato e chiama prevalentemente artisti che hanno moltissimi streaming, visualizzazioni e follower i quali naturalmente li seguiranno durante il Festival. Da allora è cambiato il sistema e anche il modo di scegliere le canzoni. Una volta i brani venivano cercati e scelti dagli editori identificando la migliore da presentare al Festival. In oltre la medesima canzone veniva interpretata anche da interpreti differenti proprio per avere la maggior possibilità di successo».
D. La maggior parte delle canzoni di oggi non appaiono più durature nel tempo come una volta. Vede una “terapia”?
R. «Purtroppo non c’è terapia. Il problema è la velocità con cui oggi consumiamo tutto. Il sistema digitalizzato ha creato nella musica una velocità che raramente da modo ad un brano di rimanere nella memoria collettiva. Consumiamo tutto troppo velocemente. Lo si nota anche per molte delle canzoni dello stesso Festival di Sanremo che alla fine di marzo o ai primi di aprile vengono già dimenticate. A parte qualche eccezione che confermando la regola, prolungano la loro vita arrivando all’estate. Nei tempi in cui si vendevano milioni di dischi c’era in generale un approfondimento maggiore, come il piacere di ascoltare in un negozio di dischi un album con le canzoni che conteneva. Oggi si pubblicano prevalentemente singoli che le radio trasmettono per uno, due mesi per poi passare ad un altro e questo vale prevalentemente per qualsiasi artista».
D. Lei ha il merito di appartenere a quella particolare schiera di grandi compositori di canzoni. Chi le piacerebbe estrarre da questa schiera?
R. «Gino Paoli, Luigi Tenco, Lucio Battisti, Fabrizio De André, Lucio Dalla, Pino Daniele, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber… ma anche Jovanotti, Tiziano Ferro, Ultimo, Gali, Marracasch, Fabri Fibra…».