Era la settima volta, nel 1985, quando i Ricchi e Poveri si presentarono al Festival di Sanremo. Le loro canzoni intramontabili, la popolarità e l’autorevolezza, che li distingue ancora oggi, aveva da molto tempo raggiunto più paesi europei e i loro successi si susseguivano con una rapidità impressionante. In quel freddo inverno del 1985 il bel gruppo genovese si aggiudicò la XXXV edizione della kermesse sanremese con la canzone “Se mi innamoro” di Cristiano Minellono e Dario Farina.

Gli anni passano ma questo gruppo musicale riesce sempre ad emozionarci con le sue canzoni senza tempo e capaci di attirare l’attenzione dei giovani e dei meno giovani.

Oggi, i Ricchi e Poveri sono composti dal duo Angelo Sotgiu e Angela Brambati e non più dal quartetto iniziale e nemmeno dal trio che ci ha accompagnato dal 1981 al 2016, che includeva la figura inconfondibile di Franco Gatti.

Angelo Sotgiu, cantante e chitarrista del gruppo, ci parla dei Ricchi e Poveri.

D. Siete uno dei gruppi più longevi a livello nazionale ed internazionale. Qual è il vostro segreto?
R.«Non so se c’è un segreto. Credo, però, che sia la grande passione che abbiamo per la musica e il voler fare qualche cosa, non dico di nuovo, ma perlomeno che emozioni ogni volta che cantiamo. Probabilmente è questo il segreto». 

D. Fu davvero Franco Califano a chiamarvi “Ricchi e Poveri”?
R. «Sì, ci ha chiamato “Ricchi e Poveri” perché lo eravamo: ricchi di spirito ma senza una lira, come tanti ragazzi di oggi e come la maggior parte delle persone che iniziano un’attività e non hanno possibilità economiche. Noi nonriuscivamo ad uscire dall’ambiente in cui eravamo, facevamo dei tentativi, ma non disponevamo di una copertura finanziaria. Ricchi di spirito e poveri di tasca, quindi».

D. Oltre 50 anni di successi sono un’enormità. Ripercorrendo la vostra storia musicale quali sono i momenti e le canzoni che vorreste ricordare?
R. «Io, purtroppo, non le ricordo tutte perché ne abbiamo registrate tantissime. Però, chiaramente, la canzone, “La prima cosa bella”, dataci da Franco Califano per presentarla al Festival di Sanremo, non si può dimenticare. La conferma, l’anno dopo, con “Che sarà”, un’altra canzone indimenticabile. E poi altre, quali “Sara perché ti amo”, “Mamma Maria”, “Se mi innamoro”, tante canzoni che ha scritto anche Cristiano Minellono, autore di brani stupendi come  “Mi innamoro di te”, “Come vorrei”, “Dimmi quando”…, che sono stati tutti grandi successi». 

D. Come in tutte le realtà, nel corso degli anni si verificano cambiamenti inevitabili. Cosa, invece, non è cambiato nel vostro gruppo?
R. «Non sono cambiate l’amicizia e la stima che abbiamo l’uno nell’altra e, come ripeto, la passione che abbiamo per questo lavoro, che non è un lavoro ma un regalo del Signore».
 

D. Quali diversità musicali avete notato durante le vostre dodici partecipazioni al Festival di Sanremo racchiuse tra il 1970 e il 1992?
R. «È cambiato un po’ il mondo da allora. La gente oggi, forse, vorrebbe più parlare che cantare. Purtroppo noi siamo attaccati al mondo melodico della tradizione italiana, che oggi si tende a trascurare. Noi siamo legati più a questo e a cantare canzoni che abbiano una melodia».

D. Avete sempre lo stesso entusiasmo dei primi anni?
R. «Sì, sì. Siamo come dei ragazzini. Quando dobbiamo salire sul parco ci emozioniamo, vediamo quanta gente c’è, guardiamo se sono persone giovani o meno giovani, se è un pubblico seduto o se è in piedi… Facciamo caso un po’ a tutto perché questo ci emoziona veramente».

D. Avete avuto periodi di crisi?
R. «Sì, ci sono stati dei brutti periodi, alcuni conosciuti e forse alcuni meno, ma non c’è stata crisi né musicale, ne tra di noi. Però, gli eventi ti cambiano piano piano la vita. Ci sono stati momenti difficili, ma siamo riusciti a superarli come è giusto fare».

D. Diversi sono gli autori delle vostre canzoni: Da Cristiano Minellono a Dario Farina, da Toto Cutugno a Franco Migliacci, da Franco Califano ecc… Con quali di questi c’è stata maggior sintonia?
R. «Ma guarda Carlo, ti devo dire la verità. Abbiamo avuto dei grandi autori come Migliacci, un grandissimo autore e veramente stellare, con il quale però non abbiamo avuto modo di costruire un rapporto di conoscenza e durevole. Con Cristiano Minellono e Dario Farina siamo amici da quarant’anni e ci frequentiamo e ogni tanto facciamo anche canzoni insieme».

D. Agli inizi del 2020 abbiamo potuto riascoltare i Ricchi e Poveri nel loro quartetto originale. Quando possiamo riascoltarli nuovamente?
R. «Lo abbiamo fatto, appunto, nel 2020. Una reunion per regalare ai nostri fans e a quelli che ci hanno sempre seguito un ricordo di come eravamo allora e come siamo diventati adesso. Però siamo stati sfortunati perché in quel periodo, essendoci stato il covid, i nostri programmi sono stati rovinati non potendo più andare a cantare in giro. In pratica siamo stati fermi due anni. Ritornare indietro per fare nuovamente un’altra reunion non ci sembra una occasione giusta. Per cui, ormai, siamo in due e continueremo in due».