Siamo in molti a ricordarla anche se il suo pensionamento dalla Rai risale al 1994. La rammentiamo quale “signorina buonasera” determinata, elegante, sicura di se stessa. Ma non ha abbandonato la tv. Ancora oggi, di tanto in tanto, appare sul grande teleschermo con il suo temperamento e la dinamicità di sempre. Parlo di Mariolina Cannuli, alla quale abbiamo rivolto alcune domande.
D. Signora Cannuli in poche parole può illustrarci la sua carriera televisiva?
R. «Sono entrata in Rai nel 1962 tramite il concorso nazionale annunciatrici, che vide anche l’esordio insieme a me di Gabriella Farinon, Rosanna Vaudetti, Maria Grazia Picchietti e altre. Dopo ben sette anni di gavetta, durante i quali andavo in Rai tutte le mattine alle ore 7 facendo i turni mattutini e pomeridiani, ebbi il piacere del mio primo annuncio serale. Lo feci in parte leggendo e in parte recitando a memoria, ma mi riuscì un pò “sputacchiato” perchè i peli del lungo boa in cui mi avevano avvolto il collo erano rimasti attaccati al rossetto. Da questo episodio nacque anche l’imitazione di Alighiero Noschese».
D. Come viveva il mestiere di annunciatrice considerando la sua visibilità in milioni di case italiane?
R. «Non mi sono mai posta il problema per il fatto che mentre facevo l’annuncio non consideravo che ci fossero dieci o venti milioni di persone davanti a me. Questo mi ha sempre dato estrema sicurezza».
D. A quali eventi televisivi che l’hanno vista protagonista si sente più legata?
R. «Una delle belle presentazioni che ho fatto risale ai primi anni ’70, a Palermo, al primo Festival Pop realizzato in Italia. Condussi quel Festival insieme a Carletto Loffredo e con Paolo Villaggio, Paola Pitagora e altri. Altre presentazioni importanti furono quelle di varie edizioni di “Canzonissima” con Pippo Baudo e con Corrado. Quella insieme a quest’ultimo vide l’esordio di esordio di Raffaella Carrà con il famoso “ombellico”. Poi non posso non citare il programma “Milledischi”, del quale era autore Maurizio Costanzo, che presentai insieme a Renzo Montagnani, reduce dal successo di “Amici miei”. Altro programma al quale sono molto legata è “Circo studio”, che fu l’ultimo che ho fatto in bianco e nero a Roma. Ricordo che lo presentai vestita da circense e in più facevo il clown buffo».
D. Ha mai avvertito un certo senso di competizione con le sue colleghe?
R. «Assolutamente no, e non vedo il perchè. Dalle più esperte di me cercavo di imparare e con le altre, invece, essendo tutte diverse l’una dall’altra, in definitiva non esisteva competizione. C’era posto per tutte».
D. Quali sono e come ricorda i suoi anni migliori?
R. «Sicuramente nel periodo tra “Canzonissima” e il programma di Alighiero Noschese “Addio ciao sessantotto”. E’ stato il periodo per me più divertente, durante il quale, tra l’altro, incisi alcuni dischi e partecipai ad un film di Alberto Sordi dal titolo “Amore mio aiutami” insieme a Monica Vitti. Ripeto, fu un periodo molto bello sia dal punto di vista professionale e sia come soddisfazioni».
D. Cosa recrimina del suo mondo televisivo?
R. «Recrimino la televisione che non c’è più».
D. Ha mai pensato di abbandonare la Rai?
R. «Sono andata in pensione otto anni prima del previsto. Ero stanca di compiere sempre le stesse cose. Mi sono ritirata in un paesino dove si vive a dimensione umana, dove non c’è la farmacie e non girano le macchine e sto bene così. Dopo il mio pensionamento ho partecipato anche a varie trasmissioni. Recentemente sono stata ospite al programma “Oggi è un altro giorno” di Serena Bortone».
D. Come ha vissuto il suo pensionamento?
R. «Ho scelto di andare in pensione. Ed ero ben felice, dopo trentacinque anni di starmene finalmente a casa e di non avere più obblighi di orari».
D. Come considera la tv di oggi rispetto alla televisione dei suoi anni lavorativi?
R. «Decisamente inferiore».
D. Cosa si sente di dire alla tv dei nostri giorni e quali programmi suggerisce?
R. «Seguo molto l’attualità, la politica, la musica e i dibattiti che sono importanti perchè è fondamentale confrontarsi con le diverse opinioni. Cambio canale quando iniziano a sovrapporsi le voci perché l’unico danno che si reca lo subisce l’ascoltatore. Non c’è rispetto per chi sta a casa e non gli si consente né di ascoltare, né di capire».