Fare i genitori è straordinariamente bello ma, al tempo stesso, molto difficile.

Generare figli è un atto di grossa responsabilità e di interminabile impegno. Credo che lo sia sempre stato. Educare, termine ricco di significati,  è il compito fondamentale che la Famiglia è chiamata ad assolvere per gettare le basi di una convivenza civile ancorata a solidi valori sui quali si inseriranno altre forme di educazione. Se l’impostazione non proviene dalla Famiglia ci troviamo di fronte ad un vuoto educativo capace di generare problemi di difficile soluzione.

L’acquisizione di doti morali e regole è fondamentale per imparare a vivere insieme agli altri, per confrontarsi ed inserirsi nel contesto sociale. Se vengono a mancare i presupposti familiari vengono a mancare le premesse ed a quel punto ci troviamo ad affrontare vere, e talvolta drammatiche, emergenze educative.

Se ne accorge di frequente la Scuola ed i suoi operatori, gli insegnanti, educatori di professione che pur assolvendo al loro compito con dedizione e competenza non possono fare l’impossibile. Mi si passi l’esempio sportivo, dove, per imparare, se l’allievo non possiede determinati prerequisiti funzionali, anche il più bravo maestro non potrà aspettarsi un risultato positivo dalla propria azione educativa. Senza un substrato preesistente (la Famiglia) non c’è possibilità di dar vita ad un successo formativo.

Ecco che per affrontare le emergenze educative si deve partire dalla Famiglia e di pari passo dalla Scuola, entrambe chiamate a raccolta e riunite insieme per un unico scopo. Solo con questo orizzonte pedagogico comune si può costruire un patto tra Scuola e Famiglia sotto forma di  una vera e propria alleanza per il bene della società. Ma vanno condivise le strategie e le finalità, caratterizzate da una sincera collaborazione.

Quando ci troviamo di fronte ad un’incomprensione o ad una mancanza di dialogo tra questi due pilastri dell’educazione (e purtroppo capita spesso) diventa complessa e complicata la risoluzione dei problemi. Quello che è certo è che non esistono ricette o protocolli applicabili alle varie situazioni sempre diverse tra loro, ma un’azione incentrata sul “provando e riprovando” potrà essere l’unica percorribile per arrivare a tagliare il traguardo con soddisfazione.