“Storie di tutti i giorni” compie quaranta anni. La canzone vincitrice del Festival di Sanremo edizione 1982 emoziona e fa sognare tutt’oggi.

La sua inconfondibile atmosfera elegante e il suo slancio giovanile riesce a distinguersi come una nuvola in un cielo d’agosto.

Un brano immortale scaturito dal pentagramma di Maurizio Fabrizio e dalla penna di Guido Morra e di Riccardo Fogli, che lo interpretò magistralmente a conferma di una carriera pienamente luminosa e splendente.

È lo stesso cantautore, un uomo da sempre capace di distinguersi per l’indiscutibile talento artistico e per una profonda sensibilità umana, a parlarci del suo successo sanremese.

D. Riccardo Fogli, quaranta anni fa si presentò al Festival di Sanremo per la seconda volta e lo stravinse con la canzone “Storie di tutti i giorni”. Come descrive quella vittoria oggi?
R. E’ stato un momento importantissimo. Il Festival di Sanremo a quel tempo, e mi sembra di capire anche dai Måneskin ancora oggi, permette di “annusare” il resto del mondo. Se sei preparato e hai un repertorio ti consente di andare anche dove non sei mai stato. Ti puoi trovare a cantare a Toronto, nei casinò, da per tutto, anche se non immediatamente dopo l’esibizione festivaliera. Nel 1982 ero già abbastanza famoso e conosciuto, ma di fatto Sanremo mi ha aperto delle porte. Al Festival non vinci soldi, ma la possibilità di lavorare. Se hai doti ti concede tante chance.

D. Sin dalla sua prima interpretazione si parlava già di vittoria. Fu veramente così?
R. Guarda, considerando che al secondo posto c’erano Al Bano e Romina con la canzone Felicità, ancora oggi mi ricordo l’ansia. Se sui giornali ero dato per favorito, visto che ero reduce da due successi, Malinconia l’anno prima, (superò il 1.000.000 di copie tra singoli, album e collezioni), Che ne sai del 1979, e non dimentichiamo poi che venivo dai Pooh, fu un vantaggio infinito arrivare con una canzone importante. Me lo aspettavo, ma per un pelo potevano arrivare prima Al Bano e Romina.

D. Cosa distingueva quella canzone dalle altre e come spiega il successo che riscuote ancora oggi?
R. Fu una intuizione di Giancarlo Lucariello, che sentì Maurizio Fabrizio che stava “sonacchiando” e buttando giù delle note su degli accordi sui quali si potevano cantare altre mille canzoni. Io e Guido Morra prendemmo questa musica e ci chiudemmo in Maremma da me. Fra una partita a ping pong e un bicchiere di vino in due o tre sedute scrivemmo “Un giorno in più che se ne va”. Però, scrivendo e scrivendo di questo giorno e dei giorni che trascorrono, ci rendemmo conto che stavamo raccontando le storie del tempo che passa. La storia dell’amore, la storia che analizza i vari aspetti della società: “Storie di noi brava gente che fa fatica e si innamora con niente, vita di sempre”. Alla fine venne fuori “Storie di tutti i giorni”, che ancora oggi canto in tutto il mondo. Pensa, è stata tradotta in tutte le lingue possibili.

D. Dopo quella vittoria si sono succedute altre partecipazioni con brani dolci e incisivi. Come ricorda i suoi Festival di Sanremo e a quali è più legato?
R. Il Festival di Sanremo ti riserva molte gioie e a volte dei dolori. Nonostante che abbia cantato al Festival delle canzoni bellissime, mi è capitato altre volte di aver presentato brani e di essere stato escluso dalla partecipazione. Quindi, voglio dire che il Festival di Sanremo è una grande gioia, una vetrina importantissima e, nel tempo, da alcuni sottovalutata. Sanremo è sempre Sanremo e ha dimostrato nel tempo di essere una importante vetrina della musica italiana.

D. Nel 2018 ha partecipato al Festival di Sanremo con la canzone “Il segreto del tempo”, insieme a Roby Facchinetti. Fogli, in definitiva, qual è la sua opinione in generale sul trascorrere del tempo?
R. Il tempo a volte è amico e a volte è nemico. Se lo sai prendere bene, il tempo è una fortuna; il tempo che passa è un mistero. Se hai tanti anni, rughe e capelli bianchi, ma esisti e hai ancora voglia di scrivere canzoni e di andare a giro a raccontare la tua vita, il tempo non deve farti paura. Certo, vai un po’ più piano, abbassi qualche tonalità, ma il tempo, alla fine, è amico.

D. Come ha visto cambiare il Festival di Sanremo dal 1974, anno della sua prima partecipazione, al 2018, data della sua ultima presenza? E il Festival di oggi?
R. È cambiato il mondo ed anche il Festival di Sanremo. Il mondo è cambiato in meglio e pure il Festival di Sanremo si è evoluto in meglio. Ci sono i nostalgici, che desiderano più cantanti storici al Festival e quest’anno, mi sembra, che sia proposto un mix interessante con Gianni Morandi, Iva Zanicchi e Massimo Ranieri. Tutti rappresentano la storia della musica leggera italiana. Il fatto che diano spazio a tre grandi mi sembra una cosa molto intelligente da parte di Amadeus, che ha invitato, appunto Iva Zanicchi, dotata di una voce unica, Gianni Morandi, un’icona in Italia e in tutto il mondo, e Massimo Ranieri, uno dei più grandi artisti di cinema e di teatro. Quest’anno il Festival ha guardato lungo e lontano.
Sanremo è sempre Sanremo non ci sono festival uguali. A Sanremo vai a portare una tua cosa, una tua creazione e sei in gara, ma in realtà è una passerella in cui ognuno propone il suo presente, racconta la sua storia. Il festival è una rassegna credibile in tutto il mondo perchè lancia, forma e fa conoscere artisti di grande valore.