“Il Festival di Sanremo possiede un effetto magico particolare”.
Sono parole del grande cantante Al Bano che vanta ben quindici partecipazioni alla kermesse sanremese.
Ancora pochi giorni ci separano dalla 72a edizione del Festival di Sanremo condotto da Amadeus per la terza volta consecutiva.
Al Bano, che appartiene alla storia del Festival, ci racconta le sue emozioni vissute sul parco dell’Ariston. Noi, invece, gli siamo grati per averci regalato le sue canzoni intramontabili.
D. Albano, qual è il suo rapporto con il Festival di Sanremo?
R. Ho sempre seguito il Festival di Sanremo sin da bambino. Avendo vissuto in un paesino del sud Italia, il Festival di Sanremo per noi era una specie di natale laico. Regalava delle melodie che ci accompagnavano tutto l’anno. Non c’era altro che la chiesa, la campagna con il duro lavoro e, grazie a Dio, le canzoni che venivano proposte a Sanremo.
D. Quali dei suoi festival ricorda con particolare piacere e nostalgia?
R. C’è stato un primo festival, quello del 1968 condotto da Pippo Baudo, a cui partecipai con la canzone “La siepe”, ottenendo il premio della critica, il premio “Luigi Tenco”. Quello è un ricordo incredibile. Mi trovavo a fianco di Louis Armstrong, Adriano Celentano, Domenico Modugno. Era un momento che sembrava quasi irripetibile per certi versi. E lo è stato. Fantastico per altri e soprattutto emozionante in tutti i versi.
D. Quali emozioni si provano a contare sul parco dell’Ariston?
Mi sono trovato anche a fianco a Ray Charles, che cantava prima di me e lui diceva: “I’m so nervous and don’t understand why” (Sono così nervoso stasera e non capisco il perché)”. Anche a uno come lui, che aveva il mondo in mano, non si sa perchè Sanremo regala un’elettricità interiore che è incredibile.
Una sua bella canzone “Felicità” fu presentata al Festival di Sanremo del 1982. Come rivive quel Festival 40 anni dopo?
R. E’ stato anche quello un bel momento. Fu il mio ritorno a San Remo. Non ci andavo dal 1974. Proposi con Romina la canzone “Felicità e fu un successo, non italiano ma mondiale. Ci classificammo secondi. Ancora oggi quella canzone è più verde che mai.
D. E’ un inno alla vita…
R. “E’ un inno alla vita, alle cose semplici della vita. Un inno semplicemente alla felicità e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno quotidianamente”.
D. Poi l’edizione del 1984, nella quale trionfò con la canzone “Ci sarà” composta da Cristiano Minellono e Dario Farina gli stessi autori di “Felicità”.
R. Esatto. E fu un successo anche quella canzone. Appena la sentii dissi: “Questa canzone è mia”. E devo dire che non mi sbagliai.
D. In che misura deve la sua celebrità di cantante e di autore di canzoni al Festival di Sanremo?
R. Carlo, se tu analizzi tutti i cantanti italiani, tranne rari cantautori, tutti devono qualcosa al Festival di Sanremo. Da Vasco Rossi, a Domenico Modugno, a Tony Renis, da Eros Ramazzotti a Laura Pausini e al sottoscritto. Tutti dobbiamo qualcosa a Sanremo. Il Festival ha una magia tutta speciale che non si riscontra in nessun altra manifestazione esistente.
D. Quali, secondo lei, sono le luci e le ombre del Festival di Sanremo?
R. Parlo solo delle luci perchè le ombre non le conosco e se ci sono non mi interessano. La luce intanto la vedi negli occhi di coloro che vengono ad assistere. La luce la vedi nello sguardo della gente che si elettrizza di fronte ad una manifestazione del genere. Ci sono stati degli anni in cui non potevi nemmeno camminare nelle strade di San Remo per quanta energia e curiosità emanava il Festival. Quindi, evviva sempre il Festival di Sanremo. E’ il destino musicale dell’Italia. E, grazie a Dio, non è soltanto un fattore italiano, ma anche internazionale essendo stato doppiato in tutte le parti del mondo. L’Eurofestival nasce sul modello del Festival di Sanremo. E poi tanti altri: l’Yamaha Festival, il Festival di Viña del Mar nel Cile… . Tutto nasce dal Festival di Sanremo.
D. Lei ha un rapporto particolare con la città di Montecatini Terme. Può raccontarci le circostanze nelle quali si è costruito il suo legame con la nostra cittadina termale?
R. Cominciai a frequentare Montecatini Terme già negli anni 1967/68. Mi chiamavano spesso a cantare. Poi scoprii che ci viveva anche un mio grande amico, Alberto Lapenna, che era sindaco di Montecatini Terme e che era nativo dello stesso paese, Squinzano, del grande Nicola Arigliano. Fu una grande scoperta e una grande gioia. Quando lo sentivo parlare aveva perso un po’ dell’accento pugliese, ma era un perfetto montecatinese a tutti gli effetti ormai.
Siamo amici con Alberto, al di là del suo impegno amministrativo e di essere stato sindaco siamo, soprattutto, amici.
D. Quali sono le qualità che apprezza di più di Alberto Lapenna?
R. Albero ha dimostrato le sue qualità alla grande. Uno “straniero” diventare sindaco a Montecatini Terme significa che ha convinto quella parte di cittadini a votare per lui perchè ha grandi qualità.
D. Quale messaggio desidera inviare ad Alberto dalle pagine del nostro giornale?
R. Che abbia sempre positività nelle cose che fa e non farà nessuna fatica a farle perchè lui, grazie a Dio, è un uomo umanamente positivo.
Foto Albano Carrisi fan club