Anche nelle pagine del web affiorano notevolmente il suo nome e gli aspetti più significativi della sua ventennale carriera calcistica. Noi l’abbiamo voluto conoscere di persona.
D. Drago, cosa pensa della vittoria della Nazionale al Campionato Europeo?
R. «E’ stata una vittoria spettacolare, Carlo. Seguendo il Campionato Europeo e vedendo Gianluca Vialli nello staff tecnico ho ripensato a quando giocavo con lui nella Cremonese ed eravamo allenati da Emiliano Mondonico. Era il Campionato 1983/84. Riuscimmo a conquistare la serie A per la prima volta. Ho seguito ogni partita e, ripeto, vedere Vialli accanto al ct Roberto Mancini mi rendeva convinto che l’Italia vincesse il Campionato Europeo. E’ stato un coinvolgimento straordinario ed una emozione bellissima».
D. Come vede il calcio di oggi?
R.«Spero che il calcio si offra in una maniera diversa. In questi ultimi anni questo sport è veramente cambiato, ma occorre che se si rinnovi. La gente ha bisogno del calcio, sopratutto qui in Italia. Ho speranza in un calcio migliore, come poteva essere il calcio di qualche anno fa».
D. Che campionato sarà il 2021/22?
R. «Le favorite sono sempre le stesse squadre: Inter, Milan, Juventus, Napoli… Auguro ad Eusebio Di Francesco, mio compagno di squadra nell’ Empoli e oggi nuovo allenatore del Verona, di fare un ottimo campionato. Di Francesco, a mio avviso, è un buon allenatore.La Juventus ha dominato per quasi dieci anni il Campionato italiano. Probabilmente sarà un’edizione molto combattuta, soprattutto con questi nuovi allenatori: Mourinho alla Roma, Luciano Spalletti al Napoli, Sarri alla Lazio, Allegri di nuovo alla Juventus… Sarà un bel campionato, ne sono convinto».
R.«La Juventus per me è tutto. Dopo aver disputato un campionato nell’Aosta approdai alla Juventus della famiglia Agnelli nell’estate 1980. Vi rimasi tre anni ininterrotti quale terzo portiere. C’erano l’avvocato Gianni Agnelli, il presidente Giampiero Boniperti e poi calciatori come Franco Causio, Gaetano Scirea, scomparso prematuramente, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Sergio Brio, Pierino Fanna, Marco Tardelli. Furono tre anni meravigliosi e avere questi compagni mi riempiva di forza. In quei tre anni la Juventus vinse due scudetti, la Coppia Italia e il Mundialito».
D. E poi c’ erano due grandi portieri come Dino Zoff e Luciano Bodini…
R. «C’erano pure loro, questi due grandi “portieroni”, dai quali ho cercato di imparare qualcosa e di apprendere le tecniche del portiere. Diciamo che ho avuto un po’ di fortuna, e un po’ di capacità per giocare tre anni nella Juventus, che, in definitiva, rimane sempre nel mio cuore».
D. Certamente Zoff e Bodini furono due grandi esempi. Al termine del Campionato 1982/83 lei fu acquistato dalla Cremonese e ottenne la promozione in serie A.
R. «Vincemmo il campionato, realizzando cose veramente belle. In squadra c’erano Fulvio Bonomi, Mario Montorfano, Felice Garzilli, Giancarlo Finardi, Marco Nicoletti e, ripeto, Gianluca Vialli. Al termine di quel campionato fui ceduto all’Atalanta, ma dopo pochi mesi ebbi il trasferimento all’Empoli, dove sono rimasto per cinque anni consecutivi. Conquistammo per la prima volta la serie A e fu cosa non facile a quel tempo. Eravamo un bel gruppo, Corrado Urbano, con il quale ho condiviso l’appartamento sia a Empoli che a Bari, Andrea Salvadori, Francesco Della Monica, Luca Della Scala, Luca Cecconi, Ezio Gelain, Settimio Lucci, Johnny Ekstrom.
In questi ultimi anni l’Empoli si alterna tra la serie A e la serie B e può vantare una società che possiede molte capacità, che sa ben gestire il calcio mercato con l’acquisto e la vendita di vari giocatori importanti. Poi ho continuato nel Bari, nella Triestina, nel Pontedera, di nuovo nell’ Empoli, anni 1994-1995, e nuovamente nel Pontedera, dove ho concluso, nel 1999, l’attività agonistica».
D. Drago, comunque, appartiene alla annali del calcio degli anni Ottanta e Novanta…
R. «In questi venti anni circa ho avuto il merito di conoscere tante persone sia all’interno del calcio che fuori. Porto nel cuore tutte le squadre in cui ho militato. Anche il Pontedera per me è stato molto significativo, sia per motivi personali che per motivi calcistici. Nei miei cinque anni a Pontedera ho avuto anche un allenatore come Francesco D’Arrigo, mio ex compagno nell’Empoli, e disputammo davvero dei bei campionati con lui alla guida».
D. Resta memorabile la vittoria del “suo” Pontedera sulla Nazionale italiana guidata da Arrigo Sacchi per 2 a 1.
R. «Quella partita è rimasta famosa ed è impressa negli annali».
D. Come andarono le cose?
R. «Nel corso degli anni, l’allenatore Francesco D’Arrigo aveva intrapreso e adottato le tecniche di Arrigo Sacchi. Infatti, anche noi giocavamo un calcio simile al suo. Il Pontedera era costituito da un gruppo veramente omogeneo e importante. Il calcio di oggi è diverso, ma anche in quegli anni si giocava un calcio bello, eccezionale e spettacolare. Così vincemmo».
D. Una bella carriera la sua. Ha giocato con i grandi campioni di quell’epoca straordinaria che furono, soprattutto, gli anni Ottanta.
R. «E’ vero. Ho giocato anche con Micheal Platini, Diego Armando Maradona, Daniel Bertoni, Dirceu, Zico, Falcao. A questi aggiungo anche Karl-Heinz Rummenigge, Francesco Graziani, Giancarlo Antognoni, Bruno Conti, Alessandro Altobelli. Per me è stato il massimo giocare contro questi “fenomeni” del calcio italiano e mondiale».
D. Quali partite rimangono impresse nella sua memoria?
R. «Ce ne sarebbero molte. Preferisco, però, riflettere sulle parate effettuate nei momenti migliori, ma anche a quelle mancate. Ricordo qualche errore che ho compiuto e, ripeto, anche qualche parata importante e decisiva. La mia carriera è stata caratterizzata da promozioni, retrocessioni, vittorie e sconfitte. Ho sofferto e gioito. Questa è la vita!».