La fila degli autotreni al semaforo provvisorio sul ponte, che hanno fatto finta di chiudere, è sempre la solita, come quei bestioni che scendono da Villa Basilica e restano incastrati davanti al bar perché vogliono svoltare verso Lucca. Tutto come al solito, controlli zero e presto festeggeremo un anno dalla finta chiusura.
Sono un sopravvissuto (per ora) e passo il tempo come molti “anziani” a guardarmi intorno, prigioniero di me stesso e penso.
Sono tra quelli che un buontempone ha definito fragili, ma non ho nessuna intenzione di rompermi. Non mi posso muovere, non posso fare quello che vorrei, sopravvivo (per ora) e penso.
Osservo gli automobilisti in colonna che impazienti strombazzano.
Calma ragazzi. Non ve la prendete coi poveri camionisti, altri sono i responsabili. Prendetevela con una burocrazia che esiste per alimentare sé stessa, che anziché risolvere i problemi, li aggrava, li ingigantisce, che in un anno non è stata in grado di stabilire se un ponte, alto una spanna e lungo uno sputo, sia pericolante o meno o, se lo ha fatto, non ce l’hanno fatto sapere, non è cosa che ci debba riguardare. Prendetevela con gli amministratori locali che non vanno oltre a divertenti filmini o con quelli, più lontani, che esistono solo per incassare i soldini per gli incarichi ricoperti.
Giro intorno come i criceti dentro la ruota, osservo e penso.
Leggo sui social i commenti di alcuni che, inferociti, se la prendono con i ragazzi: stanno in gruppo, sono senza mascherina, che ci fanno in giro, per forza che il virus si diffonde, sono degli irresponsabili, ma che genitori hanno, e avanti con gli improperi e con i “mi piace”.
In genere sono femmine, tipo “casalinghe disperate” penso io, trattano quei ragazzi come degli untori, quelli della peste manzoniana, criminali in erba che si divertono a diffondere il pericoloso virus.
Penso, quel maledetto vizio di pensare non riesco a togliermelo e sì che son riuscito persino a smettere di fumare: Ma quelle signore vanno in giro tutto il giorno o passano ore alla finestra per testimoniare quell’andirivieni di ragazzi?
Allora diciamocela tutta, se c’è qualcuno che ha il sacrosanto diritto di andarsene in giro son proprio i ragazzi e non noi vecchi bacucchi o casalinghe frustrate.
Per un adulto un anno è, più o meno, simile ad un altro, ha lo stesso peso, se non ci sono eventi eccezionali, ha lo stesso valore. Per un bambino, per un ragazzo, per un adolescente, no. Assolutamente NO.
Gli abbiamo rubato un anno di vita, un anno che per loro è un mondo da scoprire, una miniera di emozioni da esplorare, una tempesta di sensazioni, di paure, di gioie, di amori, di delusioni, di incontri, da affrontare.
Un anno speciale che per loro non tornerà più e non potranno averne nemmeno il ricordo e sono gli unici a non avere colpe. Li abbiamo chiusi, ingabbiati, isolati, incollati al PC per una finta scuola e tutto perché?
Perché noi ci potevamo ammalare. Noi, non loro, noi ci potevamo ammalare, roba da matti.
Hanno fame di vita, hanno bisogno di contatto umano, di incontri, come dell’aria che respirano, è lo stare insieme che li forma, che li plasma, che permette loro di crescere e questo tempo per loro non tornerà più.
Quell’autotreno si è proprio incastrato, non va più né avanti né indietro, ma come fanno a permettere a simili bestioni di transitare su queste che più che strade sembrano piste sgangherate da terzo mondo. Non è certamente colpa del virus ma dell’assoluta incapacità ad amministrare, della volontà, non politica, la politica è una cosa seria, ma partitica dedicata unicamente all’arricchimento personale e delle lobby o congreghe affaristiche rappresentate.
Son troppo cattivo? Saranno i clacson che mi rendono di pessimo umore.
Del resto, anche proprio pensando (arieccoci) al virus, mi ricordo che è trascorso un anno da quando la pandemia ha rivelato la sua potenza distruttiva e cosa è stato fatto in un anno?
Niente o, meglio, prima sottovalutare, poi vietare, proibire, chiudere, spaventare.
Il problema fondamentale, in attesa del vaccino risolutore, era turare le falle del sistema sanitario che, nonostante il grande impegno degli addetti, quelli che si dovevano prendere cura degli infetti naturalmente, aveva manifestato tutta la sua inadeguatezza. Le falle più evidenti sono state l’impossibilità di dare assistenza medica al domicilio dell’ammalato che, a cascata, portava all’intasamento degli ospedali dove la mancanza di attrezzature e posti salva vita portava a tragiche conseguenze. Un sistema sanitario che fa acqua da tutte le parti, nonostante i proclami della politica che su di esso ha costruito bacini di voti e clientele, proclami del tipo: “siamo ai primi posti nel contesto europeo e mondiale, per la qualità delle prestazioni, nonché per l’equità e l’universalità di accesso alle cure”. Così si legge sul Rapporto sulla spesa sanitaria italiana 2020 della Ragioneria Generale dello Stato.
In realtà siamo ai primi posti, purtroppo, per il numero dei morti per Covid e, viene da chiedersi dove vivano questi signori quando, prima del virus si intende, per una prestazione al pronto soccorso che non fosse di estrema gravità, si potevano attendere molte ore, quando per fare un esame o visita specialistica dovevi attendere mesi se non anni o sentirti proporre luoghi fuori da ogni logica, quando i pazienti venivano ricoverati nei corridoi degli ospedali e trascuro i casi estremi che tutti i giorni i TG ci mostravano, quando il medico di famiglia, andati in pensione i vecchi, è stato trasformato in un impiegato passacarte che spesso neanche conosce i pazienti, ovviamente l’alternativa a pagamento appiana tutte le difficoltà.
Finalmente il traffico si è sbloccato, ora c’è solo qualche brusca frenata dei soliti che anziché guardare il semaforo guardano il telefonino e posso pensare con più calma.
Mi sforzo di elencare, una volta fatta la tragica esperienza, quali provvedimenti siano stati presi, in attesa di questa nuova ondata che si sapeva per certo sarebbe arrivata, lo diceva anche l’esercito di esperti che per un anno ha imperversato a ogni ora su tutti i canali.
La senilità produce danni, mi sforzo ma non mi viene in mente niente che non siano banchi con le rotelle, in un filmino ci giocava anche il nostro sindaco sospeso, o progetti di stupendi gazebo per vaccinare, chiamati primule. Avevano fatto anche il bando, sarebbero costati 400.000 euro ognuno, roba da matti. lo aveva annunciato l’allora commissario Arcuri, a proposito, ogni giorno mi bastava vederlo e ascoltarlo per andare in depressione. Avevano previsto di spendere una vagonata di soldi per questi gazebo, come se in Italia non ci fossero ospedali, cliniche, studi medici, piscine, scuole, caserme, da poter utilizzare, peccato che non avessero fatto un piano vaccinale e che non ci fossero neanche i vaccini, in compenso però, quasi dimenticavo, han risollevato l’economia trasformando un giocattolo, il monopattino, in un pericolosissimo veicolo che, senza regole e controlli può infilarsi nel traffico o sui marciapiedi per la gioia di noi tutti.
Bisogna che la smetta di pensare, sono un sopravvissuto e cerco di continuare ad esserlo, anche se, tutti i giorni provo a prenotare il vaccino sul sito della regione che mi risponde: ci stiamo riorganizzando, prova ancora, forse sarai più fortunato. Se va avanti così non vorrei ci pensasse il virus a farmi smettere.