Dorotea fu imprigionata e decapitata nella regione turca della Cappadocia durante le persecuzioni dei Cristiani. Nel 311 era riuscita a convertire due ragazze ed anche il giudice Teofilo, a cui aveva fatto recapitare un vassoio di mele proveniente direttamente dal Paradiso.
Proclamata Santa, Dorotea viene commemorata il 6 del mese di febbraio.
Il 6 febbraio del 1339 coincise con l’ultimo giorno in cui la nostra città poté godere del regime di libero Comune. Per questo Dorotea fu dichiarata Patrona di Pescia; dal giorno successivo, infatti, Pescia legò le sue future fortune alla Repubblica Fiorentina con cui aveva firmato un patto insieme a Uzzano, Buggiano e Vellano: questi Comuni avrebbero potuto godere dei privilegi spettanti agli abitanti del contado fiorentino, dell’esenzione per 3 anni dalle tasse e della riduzione di un terzo del debito; inoltre i Guelfi banditi da queste città avrebbero potuto ritornarvi. L’elezione dei Podestà avrebbe dovuto comunque essere decisa dai Dodici Buonomini del Comune di Firenze. Fu così che il Comune di Pescia elaborò il proprio Statuto nel maggio successivo e lo inviò a Firenze.
Nelle chiese pesciatine si trovano alcune opere che raffigurano la Santa:
– “Il martirio di Santa Dorotea”, del veronese Jacopo Ligozzi, eseguito nel 1593, si trova in San Francesco: la Santa, sul palco, è in procinto di essere decapitata; è vestita come una donna di facili costumi e il cavallo mostra sfrontatamente le terga; il carnefice brandisce la spada e attende l’ordine dal prefetto sul cavallo; il giovane con il vassoio porta le mele a Teofilo
– “La Madonna e i quattro Santi Patroni di Pescia”, del toscano Ercole Bazzicaluva, eseguito nella prima metà del 1600, si trova in Santo Stefano: compatroni sono Policronio, Abdon e Sennen che, insieme a Dorotea, guardano con affetto la città di Pescia, qui rappresentata con la cinta muraria
– “San Giacomo Apostolo, Sant’Agnese, Santa Dorotea, Madonna e Angeli”, di Francesco Peregrineti, del 1593, si trova in San Francesco: si può notare l’angioletto con il vassoio di mele
– “La Madonna del Rosario”, eseguito da Antonio Franchi detto il Lucchese, di Villa Basilica, nel 1700; si trova in Cattedrale: alle spalle della Madonna, che porge il rosario a San Domenico, sono raffigurate Santa Dorotea e Santa Caterina d’Alessandria; a lato il solito angioletto con il vassoio di mele
– La lunetta sul portone d’ingresso alla chiesa di Santo Stefano: il mosaico “Santa Dorotea tra i Santi Stefano e Niccolao”, inaugurato nel ‘64 e restaurato nel 2014, è opera del pesciatino d’adozione prof. Nino Borghesi
Presso il Museo Civico si troverebbe il dipinto “Madonna col Bambino, un vicario e Santa Dorotea” del pesciatino Benedetto Pagni, eseguito nel sec. XVI.
Ricordo, per curiosità, che nel ‘59 a Roma, nel Convento delle Suore di Santa Dorotea, si costituì un’importante corrente politica della Democrazia Cristiana: i Dorotei, così si chiamavano in onore della Santa, avevano tra i loro esponenti di spicco Mariano Rumor e Aldo Moro.