Entrando a Pescia, passando dalla Porta fiorentina, dopo il palazzo Magnani Gerini (poi Ansaldi, ora Rosi) troviamo la palazzina dove nel 1891 nasce Ferdinando Innocenti; lo ricorda una bella lapide commemorativa, posta sulla facciata della sua abitazione.
Trasferitosi adolescente a Grosseto con la famiglia, Ferdinando frequenta la scuola tecnica cittadina e dal 1906 comincia a collaborare nella officina del padre, valente fabbro, insieme con il fratello Rosolino.
Nel 1923 giunge a Roma dove costituisce un magazzino per la vendita dei tubi senza saldatura, un prodotto realizzato dalla Dalmine.
Innocenti è stato il primo ad usare i tubi di acciaio, utilizzati fino ad allora per trasportare sostanze liquide o gassose, impiegandoli come struttura portante nei grandi impianti industriali e nell’edilizia.
Nel 1933 ai tubi della Dalmine adatta il giunto – il “giunto tubolare Innocenti” – che sostituirà le precedenti impalcature di legno utilizzate in edilizia.
Negli stessi anni realizza un ingegnoso impianto di irrigazione a pioggia nei giardini di Castel Gandolfo, poi in quelli vaticani ed inoltre una centrale termoelettrica ed impianti antincendio nella cappella Sistina.
L’Innocenti lascia Roma per Milano, dove inaugura la prima sede della Fratelli Innocenti, specializzata nella produzione per i raccordi tubolari, ottenendo importanti commesse militari, tra le quali la vendita di proiettili per l’aviazione e l’artiglieria, oltre alla costruzione dei corpi di granate per la Marina.
L’8 settembre 1943 l’Innocenti arriva a Roma dove riorganizza i propri contatti in funzione dei nuovi equilibri di potere; collabora con gli Alleati e finanzia le forze clandestine antifasciste; quattro anni dopo, ispirato dai motorscooter militari americani giunti in Italia nel corso della Liberazione, ha una idea geniale: la Lambretta, con un motore a due tempi ed una cilindrata tra i 39 ed i 198 cm³. Sarà un successo clamoroso.
L’Innocenti muore a Varese il 21 giugno 1966, celebrato come uno tra i più geniali ingegneri del Novecento.