Mi è capitato, pochi giorni fa, di imbattermi in un breve filmato girato in estate su una qualche spiaggia italiana, presumibilmente laziale (dall’accento delle persone intervistate). C’era un giornalista con microfono e cameraman al seguito che poneva delle domande a ragazzi e ragazzi di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Il video gira su una pagina Facebook che si ispira allo stile – per certi versi discutibile – delle “Iene”, e pubblica servizi di vario genere (non intendo entrare nel merito di questo metodo di fare tv, il punto della mia riflessione è un altro). Non si trattava di domande difficili; riguardavano tutte l’attualità politica e il momento che stiamo vivendo. Ne ricordo cinque, ma in realtà il video era molto più lungo dei pochi minuti che sono riuscita a guardare io: poi ho dovuto smettere, soffrivo troppo. “Da dove si è diffusa la pandemia di Covid?”; “Chi è l’attuale Presidente del Consiglio?”; “Che cos’è l’INPS?”; “Chi è Giuseppe Conte?”; “Tu lo useresti il MES?”. Un po’ quel che fecero appunto le Iene qualche tempo fa all’uscita di Montecitorio coi politici, fermati e sottoposti a domande di cultura generale a cui pochi seppero rispondere correttamente.

Premessa doverosa: non so se si trattasse di figuranti che recitavano un copione, nel qual caso si tratterebbe di attori bravissimi e di grande naturalezza espressiva. Da un certo punto di vista se si trattasse di finzione mi sentirei sollevata. Sembravano però persone normali che in un giorno d’estate si sono lasciate intervistare per avere il loro quarto d’ora di celebrità e poi hanno dato il proprio consenso perché quell’intervista andasse in onda. Nel totale sprezzo del ridicolo si sono offerti alla gogna di Facebook, che ha fatto quel che fa sempre: li ha massacrati. Niente può giustificare gli insulti che ho letto, diretti contro questi malcapitati. L’odio da tastiera mi genera un’apprensione che fatico sempre a tollerare. Mi interessa, invece, ragionare sulle risposte che hanno dato alle domande poste loro dal giornalista. La pandemia di Covid è stata diffusa da questo governo “che sta cercando di distruggere l’economia italiana”; Presidente del Consiglio è Berlusconi, mentre Giuseppe Conte è un allenatore. L’INPS è l’Impresa Nazionale dei Socialisti Italiani e il MES, ha detto un ragazzo dal fisico atletico e il ciuffo spettinato ad arte, “l’ho usato ieri sera e spero di usarlo di nuovo stasera”. Qualunque cosa volesse dire. Tra un risposta e l’altra risatine, frasi sguaiate, parolacce e il classico “Ahò, ma che domande me stai affà?!”.

Si può decidere di riderci su, e considerare che nel montaggio del video, se ci fosse stato qualcuno che conosceva le risposte, sicuramente l’avrebbero tagliato per creare un’efficace galleria di orrori, a sostegno di una tesi preconfezionata sull’ignoranza che dilaga tra i giovani. Si può tentare di fare un’analisi delle cause di una tale ignoranza, spingendosi su su fino alle radici profonde: un retroterra culturale familiare povero, una scuola che ha fallito, una scarsa predisposizione all’ascolto, nessuna curiosità per i meccanismi che regolano vita politica, l’economia, il mondo. Si può, infine, disperarsi per le conseguenze che una tale miseria culturale provoca proprio in quel mondo di cui i soggetti intervistati non sanno nulla, ma sul quale agiscono quotidianamente in più modi: scegliendo cosa comprare, quali luoghi o persone frequentare, cosa insegnare ai loro figli, a chi delegare la propria rappresentanza politica. Queste persone, che di politica non sapevano nulla, poi andranno alle urne e metteranno una X sulla scheda elettorale esattamente come la mette un cittadino informato e consapevole. Mi chiedo se davvero, insieme al raggiungimento della maggiore età, non sarebbe doveroso far svolgere un test di cultura politica prima che vengano commessi danni irreparabili. Dopodiché potranno entrare in cabina solo quelli che hanno risposto “Mattarella” alla domanda “Chi è l’attuale Presidente della Repubblica?”.