SONO UNA BRAVA MAMMA?…quante volte me lo chiedo, appena sveglia davanti allo specchio o la sera prima di spegnere la luce mentre faccio il resoconto della giornata. Allora si srotola il nastro del filmato e passo in rassegna tutte le mie azioni giornaliere… questo l’ho fatto… devo finire quella cosa… potevo abbracciarla… potevano dirlo meglio… avrei capito?…quante, quante domande o frasi da finire mi vengono in mente, la testa diventa un vulcano di pensieri, belli e brutti e non sempre riesco ad arrivare ad un finale soddisfacente o a trovare la risposta che mi aggrada. Ho due figli nel pieno delle crisi adolescenziali, lei 19 anni e mezzo, primo anno di università, primo amore serio, uscite con gli amici, chat con le amiche del cuore… lui, 15 anni compiuti da due mesi, uuuuuu mammamia, finita la DAD casa mia è un porto di mare, colazione e via, pranzo e via, cena e via col gruppo basket.
Ma poi… arriva il momento che siamo in casa, a pranzo, a cena, rari attimi di incontro tra i corridoi, il bagno e la camera e immancabilmente non azzecco mai il momento giusto per fare una domanda perché “Scusa devo ascoltare un vocale”… oppure “ora non posso devo fare la doccia perché mi viene a prendere…”…e poi anche “devo finire la partita alla play”… e io quindi mi faccio la domanda da sola “per pranzo va bene la PANZANELLA?” …nessuno risponde… Chi tace acconsente… no chi tace sta zitto… e a tavola “ ma io non ho fame!!!”… Voglio ringraziare in un certo senso, il periodo della quarantena perché ci ha messo duramente alla prova. Convivere H24 con loro non è stato facile. Litigate si sono alternate a giornate top dove ho cercato di fare da mediatore tra i due , provando a smussare certi lati spigolosi di ambedue/tre gli abitanti della casa… eh sì mi ci metto anch’io ,perché sono umana e non ho potuto sottrarmi da scatti di umore o sermoni sul vivere democratico… che giornate!!! Spesso ho avuto la voglia di gettare la spugna e fuggire ma… la macchina con la voce del sindaco ci ricordava di non uscire di casa!!!
Purtroppo noi adulti spesso si pensa che certe problematiche siano lontane ai ragazzi e non si dà peso a tanti piccoli segnali, a tante reazioni e gesti che possono essere invece dei campanelli d’allarme. I nostri figli non possono aver paura della vita, di crescere, non possono essere tristi e depressi, eppure, proprio nell’epoca in cui si hanno migliaia di amici online, i ragazzi si sentono molte volte sempre più soli. Apparentemente i nostri ragazzi che hanno tutto, sembra non gli manchi niente, almeno da un punto di vista materiale, eppure rincorrono sempre quello che non hanno, un ideale che non esiste, che li rende perennemente insoddisfatti e che gli lascia una sensazione interna di vuoto. L’adolescenza è di per sé un’età di passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, ma è un percorso lento, difficile e a volte pericoloso, in cui si mettono in discussione le certezze della fase evolutiva precedente: tale aspetto porta ad un’insoddisfazione di se stessi e del proprio corpo, non accettano il fatto che stanno cambiando, si ritrovano bambini dentro il corpo da adulti e passano improvvisamente dal bambolotto al selfie sui social. Cosa può succedere non si sa perché questo difficile periodo di crescita influenza l’umore e il benessere psicologico, oltre alla crescita corporea.
Troppo spesso, però, questi ragazzi subiscono anche una forte pressione, sociale e social, crescono in un ambiente che enfatizza eccessivamente la perfezione e in cui sembra impossibile poter essere “normali”. Non si dà più importanza nell’essere se stessi ma si presenta la possibilità di commettere anche degli errori: sbagliare è una cosa, essere sbagliati è un’altra e non sempre dagli errori della vita si ha la consapevolezza che si può certamente imparare molto. E i genitori, in questo “passaggio” hanno un ruolo fondamentale ma molto molto molto difficile: quello di essere per loro un sostegno al 300 per 100 e di educarli anche a saper perdere e a gestire la frustrazione del quotidiano, altrimenti vivranno in balìa degli eventi e delle loro emozioni. Anche in casa ai miei figli viene spesso da piangere e capitano le volte che hanno delle vere e proprie crisi di pianto: la tristezza, la demoralizzazione e la depressione sono problemi che riguardano maggiormente le ragazze… vedi la bimba , proprio come me alla sua età… sfortunatamente ci sono dei dati allarmanti che riguardano i tentativi di suicidio, numeri che crescono anno dopo anno, coinvolgendo adolescenti sempre più piccoli di età: circa 6 adolescenti su 100 hanno tentato il suicidio, nella percentuale più alta sono ragazze.
Il suicidio rappresenta l’apice di un percorso di sofferenza, di un dolore nascosto, di tante paure inespresse, di sensi di colpa, e non si hanno più strumenti con cui fronteggiare ciò che si sta vivendo. Questa è purtroppo una nota dolente e per la paura di arrivare a questo punto, noi genitori si commette spesso un grande errore, quello di allontanare la tristezza, i momenti negativi, vivere alla rincorsa di una felicità che sembra sempre così lontana, tanto che anche una volta raggiunta, si ha paura di perderla. Quando vediamo nostro figlio/a piangere gli asciughiamo immediatamente le lacrime e gli diciamo che non deve essere triste. La tristezza invece è un’emozione primaria fondamentale e per imparare a gestirla dobbiamo conoscerla e viverla, perché la vita non è fatta solo di gioie e di serenità. Per questa ragione è importante educare bambini e ragazzi alle emozioni, facendogli capire che non bisogna vergognarsi di provarle, esprimerle e verbalizzarle. Il problema non si verifica quando si prova un’emozione, ma quando questa diventa ingestibile. Ed è solo prendendo consapevolezza di ciò che si sta provando che si impara a riconoscere i propri vissuti e a regolarli, in modo da non farsi sopraffare e raggiungere un proprio equilibrio. Che mestieraccio è quello dei genitori… È proprio il caso di dire NESSUNO NASCE IMPARATO perché purtroppo è un mestiere che si impara sul campo, giorno dopo giorno, litigata dopo litigata, a nostro rischio e pericolo, ma è il mestiere più bello del mondo, basta non mollare mai la presa, bastone e carota dicono i saggi. Buon lavoro mamme e babbi.