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Innovazione Didattica. La tecnologia aiuta i copioni. E i prof non sono preparati

L’Intelligenza Artificiale e le sue applicazioni, come la più nota ChaptGPT ma anche Gemini, Copilot, Claude, è entrata di prepotenza nella vita di tutti, e di conseguenza si è reso necessario un dibattito sul suo utilizzo nella didattica e nella formazione dei più giovani.

Secondo gli esperti, l’IA rappresenta una rivoluzione nel campo dell’istruzione, ma è necessario un approccio consapevole per imparare a gestirla. L’IA può portare vantaggi significativi, come un aiuto per l’apprendimento personalizzato e l’inclusione di studenti in situazioni di svantaggio, fragilità o con disabilità. Può attrarre la curiosità degli studenti meno motivati e fornire degli spunti per impostare bene una ricerca o un progetto. Ma può anche essere utilizzata per copiare un compito, scrivere un tema al posto nostro, risolvere problemi su cui un tempo avremmo ragionato in modo autonomo e personale, senza aiuti.

La sensazione, almeno tra gli insegnanti, è che al momento siano più gli svantaggi che i vantaggi, anche se gli effetti a lungo termine dell’adozione di queste tecnologie saranno probabilmente visibili solo tra qualche anno. In ogni caso, le scuole sono corse ai ripari, provando a formare i docenti sulle nuove tecnologie per conoscerle senza demonizzarle. I corsi di formazione sono già stati attivati in numerose scuole, perché l’argomento suscita interesse, viste le sue numerose potenzialità (non solo nella didattica, ma anche nel campo della gestione amministrativa e burocratica degli istituti): basti pensare agli strumenti di valutazione, alla possibilità di personalizzare il materiale didattico in base alle caratteristiche di apprendimento degli studenti, al tutoring, alle iniziative per prevenire il rischio di abbandono scolastico.

L’Agenzia per l’Italia digitale (AGID), creata per realizzare gli obiettivi dell’Agenda digitale italiana e favorire la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sta lavorando proprio su questi aspetti.
Da parte nostra, e parlo dei docenti che non sono nati nell’era digitale, e hanno qualche anno di carriera alle spalle, sarà necessario adeguarsi ai cambiamenti che questo nuovo modello di scuola sicuramente ci imporrà. Sono fiduciosa: l’abbiamo già fatto durante la pandemia di Covid-19, quando, seppure con mille problemi e difficoltà, l’adozione della didattica da remoto ha di fatto salvato l’anno scolastico a milioni di studenti.

Non tutto ci piace, siamo onesti, le novità non necessariamente corrispondono a miglioramenti, nel nostro lavoro; quasi sempre a mio parere si rivelano fuochi di paglia. Ma la sfida che le nuove tecnologie ci impongono potrebbe perfino essere stimolante, e spingerci a metterci in discussione. Cosa che, nel mio lavoro, è sempre positiva.