Aldo Agroppi ci ha lasciato. Il volto storico del calcio italiano si è spento giovedì 2 gennaio nella sua Piombino, dove viveva ed era nato 80 anni fa.
Iniziò a giocare nelle file del Piombino e successivamente nelle giovanili del Torino e del Genoa. Prima di rivestire la maglia della squadra granata in serie A indossò quelle di Ternana e Potenza. Nelle file del Torino disputò otto campionati consecutivi. Nel Perugia concluse l’ultimo biennio del calcio giocato. In seguito allenò le giovanili del Perugia e poi le prime squadre del Pescara, del Pisa, del Padova, del Como, dell’ Ascoli ed infine del Perugia e della Fiorentina in due fasi diverse.
Il calcio lo aveva nel sangue. Infatti dopo la brillante carriera sportiva si dedicò alla collaborazione giornalistica e alla funzione di opinionista calcistico di radio e di tv.
La sua notorietà aveva raggiunto anche il nostro territorio, soprattutto la città di Montecatini Terme dove frequentò la redazione di TuttoCalcio. Antonio Barillà, già redattore di questa testata e oggi giornalista de La Stampa in qualità di caposervizio, prima firma della Juventus e responsabile sport, ricorda Aldo Agroppi con queste parole: «Agroppi è un altro pezzo di storia del calcio che se ne va. È un altro pezzo di storia di TuttoCalcio, visto che era uno dei grandi protagonisti che frequentava la redazione di Alfio Tofanelli, ancor di più nel periodo in cui c’era la stretta collaborazione con Claudio Nassi per la compilazione dell’almanacco. Tra l’altro i due avevano editato un libro che si intitolava “Visti dall’Aldo”, il primo libro di Aldo Agroppi, con una prefazione di Gian Paolo Ormezzano, una di Gianni Minà e una di Sandro Picchi. Questo per far capire il livello di Agroppi». E aggiunge: «Il ricordo di Agroppi è quello di una persona vera, schietta, che possedeva una sensibilità profonda e che sfuggiva a chi lo vedeva soltanto sgraffiante in tv. Invece era di una profondità estrema, come ha dimostrato il coraggio di essere uno dei primi personaggi pubblici a parlare delle proprie fragilità. Posso ricordare cento cose. Ma ricordo questo personaggio dissacrante che non aveva esitazione a combattere i potenti. Diceva sempre di sognare un calcio fatto di stadi di bambini e colorato e ci lasciava sempre con un insegnamento, lui che non si era mai preso sul serio, lui che era stato un grande innamoratissimo del suo “Toro” e che, pur essendo stato un grande allenatore, riusciva a non sentirsi chissà chi. Lui ci diceva sempre come primo insegnamento: “Ragazzi ricordatevi che il calcio è una cosa seria”. Desidero ricordarlo con queste parole».
Walter Viganò ex calciatore del Pisa dice: «Con l’allenatore Agroppi conquistammo la serie A al termine del campionato 1981/82. Era una persona che indossava sempre il maglione e mai l’impermeabile, perché a chi indossa l’impermeabile l’acqua gli scivola sempre da dosso. Il maglione, invece, l‘assorbe sempre. Così era Agroppi. Qualsiasi goccia che cadeva dal cielo l’assorbiva. Infatti si divideva per aiutare un suo calciatore e ogni suo problema era come fosse suo. Era un uomo eccezionale che viveva di passione, di emozione e non di tanto ragionamento. Non aveva peli sulla lingua ed era sempre simpatico e diretto. Era un toscano insomma. Il gruppo di noi calciatori gli voleva bene».
Nemmeno vuole fare mancare le sue considerazioni Ennio Pellegrini già capitano della Fiorentina: «Con Aldo eravamo amici sin dagli anni giovanili e mi ha sempre seguito con frequenza. Mi suggeriva di allenarmi costantemente e di condurre una vita buona. Persi mio padre quando avevo appena sette mesi e quindi l’ho sempre considerato come un “padre”. Quando giocavo nella Fiorentina e lui nel Torino l’ho pure marcato. Nel Pescara lo ebbi allenatore. Nel 1985/86 allenò la Fiorentina e gli concessi il mio appartamento a Firenze. Era un uomo schietto, senza giri di parole, le cose le diceva in faccia. Viveva per il lavoro e per la serietà. Era un professionista in tutto. Vederlo deposto nella bara mi ha turbato tantissimo, però mi ha fatto un immenso piacere rivederlo».
Il suo compagno di squadra nel Torino, Luciano Castellini afferma: «Aldo era come un fratello. Una persona incredibile. Per tutta la vita è stato anche un combattente contro tutte le ingiustizie del calcio. Non aveva niente a che fare con la diplomazia. Aldo era un uomo schietto».
Aldo Agroppi è stato davvero un uomo coerente con i suoi principi di onestà intellettuale. Riteniamo di essere stati assai fortunati per averlo conosciuto e intervistato varie volte. Ci mancherà come ci mancheranno tutti quegli uomini per bene che hanno saputo lasciare un esempio luminoso da imitare.
Foto pagina facebook Aldo Agroppi