I disturbi del sonno sono molto comuni nella prima infanzia. In linea generale, i fattori che possono influenzare il sonno dei bambini riguardano:

– lo svezzamento, il momento in cui i neonati affrontano il passaggio a una alimentazione diversa

– la dentizione

– l’ansia da separazione, che si verifica intorno agli 8 mesi, quando il bambino riconosce la figura di attaccamento primaria (mamma e babbo) e si spaventa quando i genitori vanno via. Questa è legata alla paura dell’estraneo, che si manifesta regolarmente nella tappa di sviluppo di ogni bambino intorno agli 8-12 mesi, connessa all’ansia da separazione, e può ripresentarsi anche con l’ingresso al nido o alla scuola materna e quindi con l’affidarsi a figure adulte diverse dalla mamma o dal babbo.

Qualora una difficoltà nella sfera dell’addormentamento e del sonno dovessero permanere a lungo nel tempo o assumere dimensioni incontrollabili tanto da ostacolare il sereno svolgersi della vita del bambino/a e della famiglia, o anche soltanto se i genitori dovessero sentirsi stanchi, confusi, frustrati e senza risorse, è utile consultare uno specialista del sonno di neonati e bambini, dopo aver escluso qualsiasi motivazione di natura medica insieme al pediatra di fiducia, come ad esempio l’apnea ostruttiva del sonno, che si manifesta con russamento notturno e rischio di apnea visibile.

Le consulenze più comuni che i genitori richiedono riguardano: 

tempi troppo lunghi per addormentarsi con richieste continue o iperattivazione

frequenti risvegli notturni con pianto inconsolabile se il bambino/a non viene preso in braccio

addormentamento solo nel lettone, in braccio o al seno.

Nelle consulenze è possibile capire se la difficoltà del sonno riguarda una tappa di sviluppo, un disturbo del sonno conclamato o se è correlato ad atteggiamenti e aspettative dei genitori.

Faccio chiarezza. I disturbi del sonno sono insonnia, parasonnie, disturbi del ritmo circadiano, disturbi respiratori del sonno, disturbi del movimento legati al sonno, ipersonnie. 

Le parasonnie sono molto comuni durante l’infanzia; sonnambulismo, sonniloquio, risvegli confusionali e terrori del sonno tendono a verificarsi nella prima metà della notte, mentre gli incubi sono più comuni nella seconda metà.

Il sonno del bambino è fisiologicamente diverso da quello di un adulto e viene influenzato a seconda della tappa di sviluppo in cui esso si trova. Vi sarà capitato di sentir parlare di regressione dei 6 mesi, ad esempio. Ci sono momenti della crescita di un bambino in cui i genitori hanno la sensazione che dopo tanti progressi si tenda a ritornare indietro. In realtà non è un regredire, ma un procedere verso la crescita; i bambini stanno mettendo insieme giorno dopo giorno tutto ciò che apprendono e proprio durante il sonno rielaborano tutta la loro giornata, consolidando quanto hanno appreso, per gettare le basi di future acquisizioni fisiologiche. Così come si supporta un bambino quando deve imparare a camminare, così dobbiamo supportare il bambino nell’imparare ad addormentarsi. Scordatevi che lo imparerà da solo! Purtroppo è stata costruita l’idea che il genitore deve lasciar piangere il bambino se no non imparerà mai niente da solo o che altrimenti lo vizierà. Approcciarsi al sonno di un bambino nello stesso modo in cui ci si approccia a lui quando gli insegniamo a camminare, a nuotare o a leggere e scrivere, è la cosa più giusta! Non lo stai viziando, gli stai dicendo che “ci sei per lui”. 

Quando invece parlo di influenze degli atteggiamenti e delle aspettative dei genitori, faccio riferimento più nello specifico all’ambito psicologico e alla teoria dell’attaccamento.

La teoria dell’attaccamento evidenzia il legame duraturo dei neonati con i loro genitori e sottolinea che questi legami, guidati da processi biologici e psicologici sottostanti, sono cruciali per la sopravvivenza fisica ed emotiva. La minaccia di separazione o di perdita della figura di attaccamento è un importante fattore di stress durante tutto il ciclo di vita, ma è particolarmente critica durante la prima infanzia.

Le separazioni come l’addormentarsi nella propria cameretta, spesso, vengono percepite come situazioni ansiogene ma non solo dal bambino, anche dai genitori; la separazione dalla madre attiva il sistema di attaccamento del bambino, ma è possibile che un sistema complementare della madre, a seconda dei suoi vissuti, si attivi al momento della separazione dal neonato/bambino provocando pensieri ansiogeni, ruminazioni, stress e insonnia. Parlo di quei pensieri del tipo “ho paura a spostare mio figlio nella sua cameretta perchè temo che possa succedere qualcosa e di non accorgermene, ho paura di non sentirlo piangere.” Questi sono pensieri comuni a tante mamme, pensieri che creano frustrazione, confusione, rabbia e angoscia; c’è la paura di non fare la cosa giusta, testa e cuore combattono una battaglia perenne.

Ed è proprio in questi casi che allora è necessario supportare l’intera famiglia e non focalizzarsi solo sui bambini che non dormono. Molto spesso, i problemi di sonno del bambino dei primi due anni di vita, che mi vengono riportati all’interno delle consulenze psicologiche, sono significativamente associati a dubbi sulla competenza genitoriale, difficoltà a porre dei limiti, nervosismo e rabbia per le richieste del bambino.

Diventare più consapevoli aiuta a ridurre ansie e paure e a dormire più serenamente!

Francesca Bartolomei- Psicoterapeuta, Tutor DSA e Consulente del sonno infantile.

Ricevo a Collodi, presso il centro Agape, a Traversagna in via Calderaio 4.

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