“TRA 200 METRI SVOLTA A DESTRA E PRENDI VIA DELLA TORRE…SVOLTA A DESTRA E PRENDI VIA DELLA TORRE, LA TUA DESTINAZIONE SI TROVERÀ DOPO 100 METRI’ SULLA SINISTRA”, dice la voce registrata di Google Maps, un’applicazione utile per chi, viaggiando in posti nuovi, ha la necessità di trovare la destinazione finale.
Ebbene sì, la vita oggi è piuttosto comoda: dal proprio divano ci si può muovere con facilità senza troppi spostamenti perché le applicazioni scaricate da Google Play o da Play Store possono portarci, con un clic, nella cucina di GIALLOZAFFERANO per realizzare ricette sfiziose, nella palestra di FREELETICS con allenamenti personalizzati o da ADA che ti permette di avere una diagnosi primaria con una valutazione in pochi minuti sull’origine del tuo mal di testa…
LE APPLICAZIONI SONO DIVENTATE PARTE INTEGRANTE DELLA NOSTRA VITA QUOTIDIANA OFFRENDOCI UNA VASTA GAMMA DI SERVIZI E FUNZIONALITÀ! Ma riflettendo, in mezzo a queste innovazioni, io che rientro nella generazione boomer, posso affermare che se da una parte celebriamo il “trionfo dell’intelligenza umana”, dall’altra parte si trova una fetta importante della popolazione esclusa dai benefici generati dal progresso. Senza contare che l’impatto dello “sviluppo accelerato” crea non solo opportunità, ma anche nuove minacce per tutte le specie, compresa quella umana. Ritornando per un momento al nostro Google Maps, la voce registrata ci comunica nell’immediato, o quasi, dove ci troviamo e la strada da seguire per arrivare ad un punto X.
Sono un’insegnante ormai da un pò e parlando con i bimbi capita di chiedere “mi dici il nome della tua strada?” oppure “la tua casa si trova vicino a che cosa?” o anche “dove sei stato in vacanza al mare?”. Ecco… IL PANICO nelle risposte!!! I bambini di oggi non sanno il numero civico di casa, il nome della via dove abitano, quale negozio o quale edificio si trovi vicino alla propria abitazione, dove abitano i nonni, a quale mare sono stati in vacanza e, peggio ancora, LA DATA DEL PROPRIO COMPLEANNO!!! Ora, per la data in cui sei venuto al mondo si potrebbe scrivere un altro articolo, chissà, ma per il resto? E qui entrano in causa le insegnanti che non insegnano la geografia, l’orientamento, i punti cardinali, i quantificatori spaziali, non i genitori con i quali i bambini VIVONO 5 anni, prima di arrivare alla scuola primaria!
Ricordo quando ero piccola, in estate, andavo in vacanza con i miei genitori e la famiglia di amici con i figli. Io e mia sorella non potevamo comunicare con l’altra vettura così, nel momento del sorpasso in autostrada, ci scambiavamo messaggi con le mani sulla sosta da fare in autogrill per poter camminare un pò, andare in bagno e raccontarci le cose, come “ho finito il cruciverba che avevamo iniziato insieme” oppure “io ho mangiato una merendina e te?” e anche “manca poco e siamo arrivati al mare di Livorno”.
Oggi i bambini possono serenamente fare giochi elettronici al cellulare o al tablet perché, in questo modo, non disturbano i genitori e non si litigano mentre Google Maps dà direttive a tutti quanti. Non sono interessati al paesaggio che c’è fuori dal finestrino e non chiedono dove stanno andando: ecco perché non sanno orientarsi nello spazio circostante quando gli viene chiesto, non conoscono la destinazione della vacanza e nemmeno l’indirizzo di casa.
Questo impoverimento nella preparazione geografica dei ragazzi di oggi si ritrova anche nel corso della vita scolastica e affonda le sue radici in riforme della scuola che hanno quasi del tutto cancellato lo studio di questa materia nelle scuole superiori, quelle che oggi chiamiamo secondarie di secondo grado. L’insegnamento della geografia nelle scuole italiane sta conoscendo una progressiva marginalizzazione. La GEOGRAFIA, letteralmente, “disegno della terra”, è una disciplina che è parte integrante del sapere di ogni individuo ma, in seguito all’alternarsi delle riforme scolastiche, viene sempre più trascurata. Nel passato l’approccio alla geografia era decisamente austero e rigido: i bambini e i ragazzi erano costretti a imparare a memoria le capitali, dovevano essere in grado di elencare i confini di un paese senza neanche la cartina geografica davanti e ricordare a memoria fiumi e affluenti di un certo territorio.
Oggi la geografia è una materia sottovalutata, alla quale spesso si dedicano i ritagli di tempo tra matematica e italiano, considerate di primario interesse. Nella primaria la lezione di geografia si riduce ad un’ora settimanale, come la storia, in cui l’insegnante, in tempi ristretti, spesso non riesce a fare più di quello che ha programmato per dare spazio anche alle interrogazioni o per finire un lavoro di gruppo che occupa più lezioni su un unico argomento. Purtroppo, soprattutto nelle scuole secondarie, il numero di ore di insegnamento è stato sensibilmente ridotto e i docenti specializzati sono davvero pochi. Le ore di insegnamento sono state diminuite in tutti gli istituti scolastici e nei licei la geografia è stata accorpata alla storia.
Si arriva così che il 90% degli studenti si presenta all’università con gravissime lacune nelle conoscenze di base della geografia, quasi del tutto impreparati a leggere e riconoscere i fattori geografici (socio-economici, culturali, ambientali) come chiave di accesso all’apprendimento anche di altre forme di saperi. Gli alunni non sanno collocare nello spazio e nel tempo gli avvenimenti storici, non sanno individuare un luogo, una montagna, un lago, un fiume e distinguere un capoluogo di regione, la provincia, la capitale di uno stato europeo e non sanno costruire un discorso logico e critico sulle cause e sugli effetti delle battaglie, delle guerre, delle contese che hanno contrassegnato, nelle diverse epoche, le vicende tra i vari stati europei.
Su un planisfero non sono capaci di individuare un paese di cui si parla in tv e nei telegiornali e a volte tristemente anche il proprio paese o la propria città. Penalizzando lo studio della geografia si privano i ragazzi degli strumenti necessari per affrontare una società sempre più globalizzata e complessa come la nostra. Le ore di geografia infatti non servono solo a conoscere dove si trova un paese o uno stato, ma imparare a comprendere tutti i fenomeni migratori e i cambiamenti geo-politici, e anche lo sviluppo sostenibile e le differenze culturali dei popoli, cercando di capire il perché di molti fenomeni per esprimere una propria opinione.
Quando parliamo di geografia, intesa come materia di studio, in realtà è necessario considerare la sua suddivisione in più rami, i cui principali sono:
– la geografia fisica, che si occupa delle caratteristiche morfologiche dei territori, l’idrografia, la presenza di elementi naturali diversi che ne influenzano il clima;
– la geografia umana, quella che parla della politica, delle culture, delle lingue e di tutti i tipi di interventi che l’uomo ha attuato su un determinato territorio;
– negli ultimi anni si parla anche di geografia ambientale, intesa come ramo della disciplina che studia le problematiche dell’ambiente in relazione all’impatto dell’uomo (inquinamento, cambiamenti climatici, disastri naturali…).
È una materia di fondamentale contributo per lo sviluppo delle competenze relative alla cittadinanza, la comprensione della globalità e la sensibilizzazione a conoscere il nostro pianeta per prendersi cura di lui, abilità di cui tra l’altro si parla nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Lo studio della geografia permette di conoscere luoghi, culture, territori e legami di essi con la storia, e può contribuire a rendere più empatici i ragazzi che saranno adulti domani, può combattere i pregiudizi, il razzismo e incentivare l’accoglienza e la curiosità sana e positiva verso l’altro.
CONCLUDENDO: non aspettiamo di guardare il programma televisivo dove Amadeus, con la bacchetta lunga, ci fa un ripasso di tutte le regioni italiane solo per dare l’opportunità al concorrente, che ha terminato le scatole da aprire, di vincere dei soldi.
Alessandra Butelli