Il mio buon umore durò un giorno e mezzo, non di più.
Mi andava bene così, lo ammetto. Perché avrei dovuto cambiare? Avrei guadagnato qualcosa?
Il problema principale ero io. E fu lì che si interruppe tra noi ogni parola.
Diventammo all’improvviso muti.
Lei, non dirò il nome qui, ma chi mi conosce sa di chi parlo, si chiuse in bagno.
Dopo un po’ tutta la nostra casa era inondata dalle note di C’mon everybody di quel Sid Vicious che lei aveva conosciuto a Londra un bel po’ di decenni prima.
Credo anche di avere le foto di loro parecchio nudi di fronte ad un bagno pubblico vicino a Trafalgar Square. Ed io che nemmeno ero nato.
E non le ho mai chiesto cosa ci facessero così poco vestiti in centro a Londra.
Non mi piace fare tante domande perché temo le risposte.
Tra l’altro, quella canzone l’abbiamo ascoltata qualche anno fa insieme per caso in un bar a Lucca di fronte a due bicchieri di acqua frizzante e succo di mela, la nostra bibita preferita.
Io le facevo l’occhiolino, perché sapevo che lei sapeva. Lei si alzò e mi baciò in fronte. Io capii che lei aveva capito.
Ci capimmo entrambi.
Funziona così. La menzogna è quasi sempre alla base di ogni serio rapporto tra due persone che intendono amarsi.
L’indomani a Lucca aveva piovuto. Io rimasi tutto il giorno a sfornare plum cake e poi mi misi a pulire il forno ed infine a leggere. Ero certo che non avrei fatto danni.
Non c’era altro da fare.
Era una di quelle mattine che paiono fatte apposta per tapparsi in camera e dedicarsi piuttosto pigramente ad attività non troppo impegnative. Tipo aspettare la propria bella. L’aria fuori era fredda, ostile, umida.
A volte pensavo di dirglielo. Non ero sicuro che lei capisse.
Non fraintendetemi. Ero e sono tuttora in ottimi rapporti con lei ma a volte vorrei evitare di vederla. Niente a che vedere col suo aspetto o con la sua età.
La prima volta che la vidi se ne stava lì seduta con le braccia incrociate sul petto e gli occhi chiusi. Quando le suonava il cellulare sollevava di colpo le palpebre e si sporgeva in avanti per sentire meglio. Capii da lì che era poco normale come me.
La morte è assenza di vita, mi disse, subito appena la conobbi. Dove la vita si ritira, si inseriscono la morte e la putrefazione. La morte incombe su di me, quindi vedi di starmi lontano.
Il tintinnio del ghiaccio contro il suo bicchiere mi ricordava giorni lontani.
Aspetta e vedrai che la luna cresce, buttai lì una frase un poco scema, perché non sapevo cosa altro dire. Rimasi immobile quando glielo dissi e lei mi vide cambiato.
Sei abbastanza cambiato da quando ti ho conosciuto anni fa, mi disse.
Veramente no. Dovevi vedermi come ero prima che tu mi conoscessi. E nessuno se ne è mai accorto. Ora che ho rallentato, tutti mi dicono che sono cambiato. Forse devo tornare a fare quello che facevo prima?
No. Non so cosa facevi prima. So solo che quando ti ho conosciuto scrivevi cose strane.
Ho sempre scritto cose strane. Come ho sempre conosciuto persone strane.
Hai certi occhi stasera. Cosa hai fatto?
Oggi ho letto Faulkner, Némirovsky, Burroughs tutto il giorno. E poi mi sei venuta in mente ed ho smesso di leggere.
Chi l’ha detto che non si deve provare a provare?
A cosa ti riferisci? Non ho capito.
O non eri te quello bravo negli enigmi?
Aspetta…Ah, ho capito.
Baciami e vedi di stare zitto. Comunque sei cambiato.
Dovevi conoscermi prima. Ma nessuno se ne è mai accorto. Se anche solo una volta hai fatto pipì a letto, tutte le altre volte che troveranno le lenzuola umide diranno sempre che hai fatto pipì a letto. Non ti diranno mai che hai sudato o che hai rovesciato per sbaglio una bottiglia d’acqua. Questo ti dico. Guardati bene dagli amici dell’ultimo minuto, da chi ti dà lavoro, dai colleghi. Fidati solo delle persone simili a te. Solo questi ultimi non ti volteranno mai le spalle e non diranno mai male di te. Il resto te lo dirò poi. Adesso vieni qui e dammi un bacio.
Sei arrabbiato?
Per nulla. Non mi arrabbio per certe scemenze. Si vede che non mi conosci.
Allora baciami.
Vieni qui.