Alcuni giorni fa, il 18 maggio, il pontefice ha partecipato all’«Arena di Pace 2024». L’evento si è tenuto nell’anfiteatro romano di Verona e ha offerto numerosi punti di riflessioni ai 12500 fedeli.
Il quotidiano Avvenire lo ha definito « “concerto” di pace che nel catino dell’Arena di Verona diventa spettacolo di fratellanza e amore».
Papa Francesco anche in questa occasione è stato messaggero di pace: «Per porre fine ad ogni forma di guerra e di violenza bisogna stare a fianco dei piccoli, rispettare la loro dignità, ascoltarli e fare in modo che la loro voce possa farsi sentire senza essere filtrata. Incontrare i piccoli e condividere il loro dolore. E prendere posizione al loro fianco contro le violenze di cui sono vittime, uscendo dalla cultura dell’indifferenza e dalle sue giustificazioni».
Sulle pagine del nostro giornale conosciamo il punto di vista del celebre cantautore Giuseppe Cionfoli su questa importante manifestazione.  

D. Il noto cantautore Luciano Ligabue si è esibito davanti a papa Francesco. Cosa ne pensa?
R. «Su Ligabue non c’è niente da dire. Però sul fatto che sia lì a cantare mi sembra una esagerazione. Sia ben chiaro: non per colpa di Ligabue, ma dei grandi cardinali del Vaticano, perchè non ho capito quello che volevano fare. Purtroppo noi cantanti di ispirazione cattolica siamo sempre ritenuti artisti di “serie b”, nonostante che io abbia partecipato a tre Festival di Sanremo. Purtroppo la nostra Chiesa, la nostra mamma ci tratta come “figliastri”. Sono quarantadue anni che parlo contro l’aborto in tutte le piazze del mondo e mi sembrava quindi di poter avere l’onore di cantare quando è presente il papa. Mentre stava cantando Ligabue sono poi rimasto male che il papa abbia guardato l’orologio per vedere l’ora…».

D. Come spiega questo atteggiamento dei cardinali romani?
R. «Credo che pensino, nel portare un Ligabue, un Vasco Rossi o qualche altro noto cantante, di attirare più gente, ma il papa non ha bisogno di nessuno. Quando arriva il papa si riempiono gli stadi, le piazze e l’Arena di Verona. Non capisco questo loro atteggiamento. Sono anni che noi cantanti e cantautori di ispirazione cattolica siamo snobbati dalla grande gerarchia ecclesiastica. Tutti hanno tenuto concerti, gente che è comunista, che è satanista… Tutti si esibiscono quando c’è il papa in grandi manifestazioni in Vaticano. Mi avete visto cantare a dicembre in sala Nervi? No! Non mi hanno mai chiamato! Eppure sono quarantadue anni che canto Gesù Cristo in tutte le piazze del mondo». 

D. Ha mai pensato di evidenziare questa realtà allo stesso papa Francesco, ai suoi più stretti collaboratori o durante un suo intervento televisivo?
R. «Non ho mai avuto l’occasione di fare questa dimostrazione. Per favore ho cantato nella sala Nervi e ho incontrato papa san Giovanni Paolo II nel 1982». 

D. Cosa suggerisce per promuovere e valorizzare il cantautorato e i cantanti cattolici?
R. «Avere più considerazione dalle alte sfere del Vaticano. Si cercano cantanti di grido che stanno in classifica e non so nemmeno per quale motivo, anche se non hanno mai cantato Gesù Cristo nella loro vita. Spero che chi di dovere si accorga di noi, che siamo coerenti con il discorso cristiano e che soffriamo ogni giorno per quello che cantiamo, perché andare a cantare nelle piazze Gesù Cristo non è facile specialmente in questi tempi».

D. Secondo lei, a cosa è dovuta questa difficoltà?
R. «La canzone religiosa nei paesi sudamericani, riempie gli stadi. In Italia purtroppo no. Questa è la grande difficoltà che abbiamo. Se io non avessi partecipato al Festival di Sanremo nel 1982 con la canzone “Solo grazie” non sarebbe successo niente. Ci siamo relegati nella parte più scura di quella che è la missione che ogni cristiano deve compiere. Questa è la difficoltà. Credo che i capi della nostra Chiesa dovrebbero guardare invece alle possibilità che hanno all’interno, anziché cercarle all’esterno». 

D. Cionfoli, ha mai pensato con i suoi colleghi di proporre e organizzare delle apposite iniziative volte a divulgare la canzone e la musica sacra in genere?
R. «Negli anni passati abbiamo realizzato qualcosa. Il Festival della canzone religiosa lo abbiamo tenuto al teatro Ariston di San Remo e per me è stata una esperienza molto negativa. Purtroppo anche noi siamo divisi, nel senso che uno pensa di essere migliore dell’altro. Questa è la realtà. Praticamente è stata l’occasione per chi aveva organizzato questo evento di mettersi in mostra».

D. Parla di divisione tra voi cantanti…
R. «Sì, noi come cantanti di ispirazione cristiana siamo molto divisi. Abbiamo realizzato delle iniziative insieme e ha partecipato anche il figlio di Adriano Celentano, Aurelio Pitino e altri personaggi, però dopo non siamo più riusciti a concretizzare niente. L’ultima iniziativa importante è stata, come ripeto, proprio al teatro Ariston di San Remo con il Festival della canzone religiosa . Non riusciamo a unirci tutti insieme per poter contribuire ad inviare il messaggio cristiano attraverso le canzoni».

D. Le divisioni non appartengono a Dio, ma a colui che lotta per allontanare da Dio…
R. «Il diavolo in questo caso non c’entra niente. Ognuno di noi pensa di essere più bravo dell’altro e di scrivere cose migliori degli altri. È questa la realtà. In sud America c’è Padre Zezinho e altra gente che cantano canzoni di ispirazione religiosa. In Italia purtroppo noi cantautori cristiani non riusciamo a unirci per iniziare un progetto unitario».