« Ti sei dimenticato del mio compleanno ».
« Non l’ho dimenticato. Ho fatto finta. Non sono stupido. So quando sei nato ».
« Perché allora non mi hai fatto gli auguri? »
« Faccio gli auguri solo ai matrimoni e ai funerali ».
« Capisco gli auguri ai funerali, ma non ai matrimoni ».
« Non vuoi sapere dove ero ieri sera? »
« A calcetto, dio mio, ieri sera era martedì. Guai a toccarti la serata calcetto con i tuoi amichetti. O non eri lì? »
« No, ieri sera non ero a calcetto. Niente pallone ieri sera ».
« O dove diavolo eri, allora? Ti ho aspettato fino alle dieci, poi mi sono addormentato sul divano ».
« Sì, difatti ti ho svegliato che erano le tre, non ricordi? »
« Le tre??? Mi ricordo che mi hai svegliato ma non pensavo fosse così tardi! »
« Le tre e dieci, per la precisione ».
« E se non eri a calcetto, dove diavolo sei stato fino a quell’ora? »
« Ti arrabbi se te lo dico? »
« Dipende da come mi rispondi ».
« Mi vedo con una ragazza ».
« Una ragazza??? O da quando esci con le donne? La paghi? Ti bastano dieci euro? Non dirmi che ti fa pure il resto… Non potrei sopportare una roba del genere ».
« Mi fa piacere che non ti stai arrabbiando ».
« Io? Perché frequenti quelle sotto i lampioni? Non mi conosci bene, allora… »
« Non è una di quelle che stanno sotto i lampioni… »
« Ah no? »
« No. So che ora riderai, però suo padre fa l’elettricista… »
« E dove l’hai conosciuta? »
« È una mia studentessa del terzo anno… Si laurea con me in Biochimica. È pure piuttosto brava, la migliore del corso ».
« Non dirmi che avete già… »
« Non essere scemo… Pensa che una sera, quando eri in trasferta a Ferrara, siamo saliti sulla torre Guinigi da soli, perché conosco chi ha una copia della chiave della porta della torre ».
« E vi siete baciati? »
« Ma no! È timidissima lei… »
« Sì, sì, immagino… »
« Dai, credimi… »
« Ed ora mi butterai fuori di casa e starai con lei qui? »
« Ancora non abbiamo parlato di questo… »
« Ah già, sarà troppo impegnata per la tesi… »
« Non essere sciocco. Noi tre ci stiamo muovendo su terreni mai esplorati prima… »
« In che senso? »
« Dovresti vederla, prima di tutto. E poi parlarle. Ma parlarle in punta di piedi e senza urlare, non come fai te di solito che cominci a gesticolare come un pazzo scatenato. Io quando l’ho vista, appena le ho detto come mi chiamavo, già tremavo dall’imbarazzo. Avrei voluto stringerla come per sigillare quell’abbraccio che doveva rimanere soltanto tra noi due per sempre. Ma lì non ci siamo abbracciati. Non ne ho avuto il coraggio. Mi pareva di avere di fronte un’opera d’arte in vetro, fragilissima, e l’ultima cosa che avrei voluto fare era di scalfire quella bellezza che a me è sembrata subito miracolosa, fuori da ogni schema. Non so se ho pianto, ma i miei occhi erano lucidi, questo te lo posso giurare. Non so poi cosa è successo dopo. Ho trovato le mie mani tra le sue. Poi nulla più. È stato bellissimo, perché qualsiasi parola avessi detto avrei sicuro rovinato tutto. Lo dici anche te. Tutto quello che tocco, rompo. Aspetta che ti dico chi è.
Si chiama Giovanna ed è la presidente del circolo Lesbiamo Lucca-Versilia. È spesso sui giornali. È una piuttosto famosa. Dipinge, scrive, pensa cose giuste. L’ho conosciuta in biblioteca al Borgo. Abita alla Pieve. È molto carina, piena di tatuaggi ed anelli ovunque. È vegana, celiaca e dell’Inter ».
« Cioè, fammi capire…Io e te stiamo insieme da tre anni e poi te ne esci che frequenti la presidente del circolo Lesbiamo Lucca-Versilia che è pure interista ed io non dovrei incavolarmi con te? Sai una cosa? Sei fortunato perché non mi arrabbio mai per questioni di cuore. E te lo sai bene perché. Vedi che vuol dire aver studiato Spinoza? Riesco benissimo a controllare tutte le mie emozioni… »
« Evitami ti prego l’ennesima lezione su Spinoza. Dimmi piuttosto di come è stato bello due notti fa. E pure quel Tusco rosso che hai comprato giù in bottega non era affatto male. Avevi ragione te, aveva proprio una buona beva. E dopo tre bottiglie ti sentivo che respiravi quasi come se sussurrassi, dolcemente. Ed io che ti guardavo gli occhi che accidenti a loro non mi facevano dormire… Respiravi così dolcemente quella notte ».
« Non mi ricordo. Ricordo solo le bottiglie del Tusco e poi… Ma quindi con questa figlia di Saffo come siete rimasti d’accordo? »
« A parte che pure lei come noi è piuttosto confusa… ma ora a definirla figlia di Saffo ce ne vuole… Comunque ti passo l’espressione ».
« Vuoi vederla ancora? »
« Sì ».
« Ti piace? »
« Mi attira mentalmente. Ha un cervello che ragiona a velocità tripla del mio ».
« Beh, non occorre molto. Il tuo è bruciato. Lo dicono tutti ».
« No, no… Lo faccio apposta ad essere stupido. Costa meno fatica che essere normale ».
« Rispondimi se continuerai a vederla ».
« Vuoi la verità? A me è sempre piaciuto scavalcare i fossati. Ci provo anche questa volta.
Ci provo con la Giovanna ».