Davvero la musica è considerata una forma di doping nello Sport? Ma com’è possibile!?
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità doparsi vuol dire fare uso di sostanze medicinali, naturali e sintetiche, finalizzato al miglioramento delle prestazioni fisiche in ambito sportivo. Si tratta di una pratica illegale, di un imbroglio, molto pericoloso per la salute e solo apparentemente utile al miglioramento della performance. Secondo la Legge 14 dicembre 2000, n. 376, il doping è un reato penale, punito fino a tre anni di reclusione che possono diventare di più se insorgono danni effettivi per la salute e se ad essere indotto ad assumere sostanze vietate per doping è un minorenne.
È stato dimostrato scientificamente che la musica oltre ad avere un chiaro ed evidente valore ricreativo, migliora lo stato d’animo, la concentrazione, solleva il morale e, in generale, fa sentire più felice chi l’ascolta. Insomma le note possiedono forti potenzialità terapeutiche, stimolano il sistema immunitario e riducono il livello di stress. Cosa c’entra, dunque, tutto questo col doping? Fino a non molto tempo fa il processo d’azione della musica sul cervello durante l’attività fisica non era ancora del tutto chiaro.
Un team di ricercatori della Brunel University di Londra, guidato da Costas Karageorghis, ha descritto sulle pagine della rivista scientifica Psychology of Sport and Exercise, quanto è emerso da una ricerca che prevedeva di fare camminare 24 volontari all’aperto col proprio ritmo ideale su una pista di 400 metri dotati di un elettroencefalogramma portatile capace di monitorare tre diversi tipi di onde cerebrali durante l’esercizio sportivo. Alcuni di loro si sono trovati ad ascoltare la canzone Happy di Pharrell Williams, altri la voce di uno speaker radiofonico, mentre un terzo gruppo ha svolto l’esercizio senza cuffie. Gli scienziati hanno valutato con alcuni test il grado di entusiasmo dei camminatori, il loro umore, la concentrazione ed il livello d’attenzione durante l’esercizio. L’elettroencefalogramma ha nel frattempo tenuto traccia della frequenza delle onde cerebrali. Risultato: la musica può ridurre il tasso di sforzo percepito del 12% e migliorare la resistenza del 15%.
Ascoltare brani musicali durante l’allenamento o prima di una competizione porta a migliorare le performance, poiché la musica aiuta ad aumentare la velocità degli esercizi, la resistenza alla fatica e allo sforzo ed una diminuzione della percezione del dolore.
La musica in gara viene utilizzata principalmente nella corsa ed è proprio per ovviare all’”effetto doping” che in alcuni casi la pratica è stata vietata. In Italia hanno abolito l’uso delle cuffie alcune Federazioni fra cui quelle di Ciclismo, Triathlon e Ciclismo paralimpico. La Federazione Italiana di Atletica Leggera lo consente in quelle gare in cui non sia in palio un titolo e nelle “corse miste” è permesso a tutti i concorrenti tranne a coloro che lottano per vincere un premio.
Fino a qualche anno fa questo comportamento era proibito dal regolamento tecnico internazionale della WA, la Federazione internazionale di Atletica, attualmente, con la nuova versione del regolamento tecnico internazionale, entrata in vigore il primo novembre 2017, la situazione risulta più ammorbidita. Il divieto permane nelle gare su pista e in quelle su strada in cui si assegna un titolo (Campione italiano, campione regionale, Campionato di società). Nelle altre corse su strada, quelle aperte alla partecipazione di tutti coloro che sono in possesso di un certificato medico di idoneità alla pratica agonistica, questa regola viene applicata “solo a quegli atleti che sono considerati come partecipanti nella categoria élite o in altre sezioni definite della gara, come le categorie di età per le quali sono previste classifiche a premi o rimborsi”.
In pratica, il regolamento chiede di applicare la regola solo a quei runner forti, che in gara lottano per vincere o conquistare un premio, lasciando tutti gli altri concorrenti liberi di gareggiare con auricolari e cuffiette.
Immergiamoci nella bellezza della musica, nel genere che più ci piace. In quella contemporanea di cui abbiamo avuto in questi giorni con Sanremo un vivace esempio, in quella classica, tradizionale, colta e popolare.
Liberi di scegliere.
“””E allora …
viva la musica che ti va
fin dentro all’anima che ti va… “””
Vittoriano Brizzi