Si è spento Gigi Riva. Ricoverato nel reparto di Cardiologia dell’Ospedale Brotzu di Cagliari, è stato vittima di un violento arresto cardiaco.
La leggenda del calcio italiano aveva 79 anni, di cui 14 trascorsi nel Cagliari con un attivo di 289 presenze in serie A e diventandone la grande bandiera grazie a ben 156 goal.
42 furono le partite che disputò con la maglia della Nazionale e 35 furono le sue reti con la maglia azzurra, alcuni di questi memorabili.
Tanto si potrebbe dire e tanto si potrebbe scrivere su questo “galantuomo”, che lascia un vuoto incolmabile nel calcio e in tutti coloro che lo hanno conosciuto.
Per le pagine del nostro giornale lo ricorda un suo compagno di squadra, Giuseppe Tomasini detto Beppe, che con Gigi Riva condivise anche la gioia dello scudetto del Cagliari nell’anno 1969-70

D. Tomasini, cosa ha dato e cosa lascia Gigi Riva al calcio italiano?
R. «Ha dato il massimo di tutto. Ha dato la serietà e la correttezza. Si era rotto due gambe e non ha parlato mai di chi gliele aveva rotte e non lo ha mai portato in giudizio. E’ stato un uomo esemplare sia per la Nazionale che per tutti noi calciatori del Cagliari. Grande calciatore e grande uomo. Lascia l’esempio di grande serietà e correttezza, essendo stata una persona sana di testa, corretto verso gli altri e capace di un’amicizia che ci ha dato a noi».

Cosa ha rappresentato per il Cagliari e più in generale per il calcio italiano?
R. «Ha rappresentato l’uomo che sapeva fare goal in un modo che solo lui era in grado di fare. Su quattro tiri in porta due goal li faceva. Era un grande. Poi era anche un condottiero. Gli piaceva combattere. Il calcio è anche combattimento, lotta, “morte tua vita mea”. Sempre però con correttezza. Il calcio lo aveva nel sangue».

D.
Quali caratteristiche lo rendevano distinguibile anche sul piano umano?
R.«Gigi era grande anche sul piano umano, perché fra di noi è sempre stato corretto. Non ha mai inveito contro nessuno, gli allenatori che ha avuto potevano fare le formazioni che volevano ma lui non si metteva mai in mezzo. Ripeto, è stato una persona con una correttezza unica. In campo voleva sempre vincere, anche nelle partite di allenamento. Quando non poteva vincere si arrabbiava, ma poi gli passava. In campo alla domenica era un leone e se poi vedeva qualcuno che non faceva il proprio dovere lo riprendeva subito».

D. Tomasini, come le piace ricordare Gigi Riva?
R.«Non lo considero ancora morto. Ce l’ho ancora nel cuore. Per me Gigi non morirà mai per l’esempio di correttezza e di amicizia che mi ha dato. Perciò sono sempre vicino a lui…».