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La maestra ci insegnava il rispetto.. ora da genitori andate a insultare i docenti.. due generazioni a confronto | Alessandra Butelli

Buongiorno mondo! Eccomi davanti allo specchio, mi avvicino…c’è un’ombra che mette in risalto una rughettina che ieri non vedevo SVEGLIAAAAA ALEEEEEE oggi è il tuo compleanno e domani entrerai nelle nuova decina. Ehh sì, un altro traguardo raggiunto sottolineato da una cifra diversa sul dolce che Matilde ha trovato al supermercato, con la crema e scaglie di cioccolato. Quanta acqua è passata sotto i ponti, quante persone nella mia vita, quanti posti visitati, quante litigate fatte, quanti bambini sotto la mia penna!

Con la mente ritorno indietro, oh mamma…la mia mente corre troppo, fermaaa…sei andata troppo indietro, LA MIA MAESTRA, la signora Adriana, già menzionata in qualche articolo fa: capelli grigi sempre raccolti in alto in uno chignon, occhiali scuri, seria ma col sorriso che spuntava grande sul suo viso al momento giusto, grembiule scolastico blu scuro con le tasche dove alloggiavano lapis e penne all’occorrenza, ligia alle sue regole e al regolamento della classe, ma adorabile come una seconda mamma, IL MIO MODELLO!
Adriana, quando brontolava, aveva la possibilità di “mettere in punizione” noi bambini: le sue punizioni consistevano nel VOTO BLU sul quaderno al compito eseguito con errori dopo il terzo tentativo sbagliato e andare in piedi dietro alla lavagna di ardesia (un esemplare ancora vecchio stampo è presente nell’atrio del nostro plesso di Alberghi) oppure fuori della porta a volte con le mani sopra la testa. Vi confesso che anch’io nel corso dei cinque anni con la maestra Adriana sono passata da tutte le punizioni, qualche voto blu sul quaderno, due/tre volte dietro alla lavagna, una volta fuori dalla porta.
Sì, sono stata alunna anch’io, bimba moooolto timida e moooolto bimba, tanto da essere scambiata a volte come quella che non studia, soprattutto negli anni delle medie e superiori. Il problema era tornare a casa e mettere al corrente il babbo e la mamma dell’accaduto. Quando mi riprendeva da scuola il nonno Bruno era tutto ok, ma se la maestra fermava fuori un genitore…. scattava la seconda punizione a casa: chiusa in camera da sola o divieto di giocare con la Laura e l’Annamaria, le mie vicine di casa di allora e colleghe insegnanti oggi nello stesso Istituto.
Succedeva anche che in seguito a quegli episodi, un genitore tornava a scuola il giorno dopo accompagnandomi per SCUSARSI con la maestra per il mio comportamento. SCUSARSI…parola che nella società moderna non fa più parte del vocabolario genitoriale, anzi, per dirla meglio, si sono invertiti i ruoli… oggi è l’insegnante che si deve scusare con i genitori per aver dato un 6 in comportamento o per aver ripreso il bambino/ragazzo per i compiti non eseguiti, quindi PER NON AVERE RITORSIONI. La cronaca parla chiaro sulla scuola e su quello che ogni giorno succede nei corridoi e nelle presidenze scolastiche: un viavai di genitori indispettiti, di ogni nazionalità, di ogni credo religioso, pronti A FAR GUERRA a questo o a quell’insegnante per il loro operato.
E pensare che la maestra Adriana oggi non avrebbe avuto vita facile con questi genitori e sicuramente si sarebbe trovata ad affrontare il giudice in tribunale parecchie volte per difendere il suo lavoro in classe fatto di EDUCAZIONE, RISPETTO, AMORE. La scuola oggi è diventata come il castello di HARRY POTTER, si entra bambini e con le MAGIE EDUCATIVE dei docenti si esce uomini e donne pronte ad affrontare il mondo, compresi i social, che noi, della mia generazione, siamo stati costretti dalle circostanze ad impararne l’uso (anche se con molte lacune, almeno nel mio caso) per essere al passo con i tempi.
Avendo poi due figli, 22 e 18, da controllare nella crescita con i social, perché da mamma single, mi sento doppiamente responsabile, ho anche seguito webinar e formazione con esperti del settore sull’uso di facebook, instagram e tik tok. E pensare che nella mia classe alle elementari eravamo 26 alunni, sicuramente ci saranno stati BES e DSA ma, all’epoca, si diceva “è un pò duro non capisce ma se si impegna ci riesce”. In quella classe c’erano anche compagni non proprio ligi alle regole ma con Adriana e le sue punizioni, ci pensavamo la volta successiva a rispondere in modo maleducato o ad infrangere il silenzio richiesto nel momento.
C’era anche in quella scuola una collega di Adriana che aveva l’usanza di portare in giro nelle altre classi il bambino dispettoso, presentandolo con le orecchie di asino sulla testa come esempio da non seguire…questa vecchia collega avrebbe sicuramente ottenuto l’ergastolo, forse dopo molte perizie psichiatriche, oggi! Quindi , che dire di più.
Non so se riuscirò a frenare il mio carattere da eterna sognatrice, entrando in classe senza sorridere, senza cantare per accompagnare nel periodo natalizio i bambini come sottofondo musicale, mentre svolgono un laboratorio ai tavoli, senza ballare con loro durante le ricreazioni, senza essere abbracciata e coccolata mentre aggiorno il registro elettronico, senza essere scambiata con il nome di mamma invece di maestra, senza guardare quegli occhi tristi che in agorà ti raccontano del litigio dei genitori sentendosi in colpa, senza prendere il dente che cade o la testa del bambino che si sente male, senza trasmettere l’amore, gli abbracci, la parola gentile, la rassicurazione che MOLTI NON RICEVONO A CASA, senza fare le magie alla Harry Potter e tanto altro solo perché TUTTO QUANTO PUO’ ESSERE USATO CONTRO DI ME in un eventuale diverbio in presidenza o di fronte ad un giudice dove magari DEVO CHIEDERE SCUSA PER AVER FATTO BENE IL MIO LAVORO DI INSEGNANTE! GIUDICE……HO TERMINATO LA MIA ARRINGA FINALE, MI RIMETTO AL VOSTRO GIUDIZIO.
Alessandra Butelli