Home CARLO PELLEGRINI Anna Ascani e l’Intelligenza Artificiale I intervista di Carlo Pellegrini

Anna Ascani e l’Intelligenza Artificiale I intervista di Carlo Pellegrini

Con la filosofia ed una passione tutta giovanile per la verifica delle cose “buone e cattive” di uno strumento rivoluzionario, la Vice Presidente della Camera dei Deputati onorevole Anna Ascani ha gentilmente risposto alle nostre domande.

D. On. Ascani, come definirebbe lei il concetto di intelligenza artificiale?
R. «L’intelligenza artificiale (IA) è una disciplina oggetto di studio e di applicazioni concrete per semplificare la vita quotidiana delle persone. Non può – e non dovrà mai – sostituirsi all’uomo perché è da lui che riceve, in fase di programmazione e di apprendimento, gli input necessari a svolgere piccoli e grandi compiti. Tuttavia, l’IA può cambiare la quotidianità e il modo di lavorare di singoli individui, sollevandoli da compiti pesanti e usuranti o, semplicemente, facendoci guadagnare tempo da poter dedicare ad altre attività». 

D. Unanimamente l’intelligenza artificiale presenta nelle sue applicazioni luci e ombre. Quali secondo lei?
R. «L’accelerazione dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale  rappresenta una sfida significativa, ma anche un’opportunità immensa. Il fulcro di questa sfida è garantire che i diritti e le libertà delle persone siano sempre rispettati. Un esempio pratico di questa sfida è la gestione dell’abbondanza di dati disponibili, che coinvolge sia la sicurezza informatica che la tutela della privacy. Per evitare rischi, è fondamentale una regolamentazione adeguata, sia a livello nazionale che in conformità con l’IA Act europeo. L’obiettivo non dovrebbe essere tanto quello di regolamentare le singole applicazioni di IA, ma piuttosto di definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso queste applicazioni, mettendo sempre l’individuo al centro. I benefici dell’IA sono già visibili nella nostra vita quotidiana, dalla migliorata assistenza sanitaria, all’accesso più agevole all’istruzione e alla formazione, fino all’assistente vocale del nostro smartphone. È di fondamentale importanza garantire a tutti la stessa opportunità di accedere a queste applicazioni, evitando nuove diseguaglianze». 

D. Fra le ombre alcuni ipotizzano la “distruzione dell’umanità”. Qual è il suo punto di vista?
R. «La preoccupazione per la “distruzione dell’umanità” a causa dell’intelligenza artificiale è spesso legata a due concetti principali: l’automazione del lavoro e la possibilità di un’intelligenza artificiale superintelligente che potrebbe sfuggire al controllo umano.
Per quanto riguarda l’automazione, è vero che l’IA può automatizzare molte attività lavorative, il che potrebbe portare a cambiamenti significativi nel mercato del lavoro. Tuttavia, l’IA può anche creare nuovi lavori e opportunità, e la società può adattarsi a questi cambiamenti, come ha fatto in passato con altre rivoluzioni tecnologiche.
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale superintelligente, è un’area di preoccupazione legittima, ma è anche un’area di intenso dibattito e ricerca. Molti esperti stanno lavorando per sviluppare approcci sicuri e etici all’IA, per garantire che qualsiasi sviluppo futuro dell’IA avvenga in modo che benefici l’umanità.
In conclusione, l’IA ha il potenziale per portare sia sfide che opportunità. È importante che continuiamo a discutere e a riflettere su questi temi, e che lavoriamo insieme per guidare lo sviluppo dell’IA affinché porti benefici a tutti».

D. Come poter conciliare le innovazioni che porterà l’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro con la necessità di mantenere adeguati livelli occupazionali?
R. «La tecnologia ha rivoluzionato il mondo del lavoro ma l’uomo può e deve programmare l’intelligenza artificiale in modo da rimanere al centro dell’interazione con gli strumenti messi a disposizione dell’IA senza divenirne succube. Per questo, è necessario formare le persone all’utilizzo corretto delle applicazioni dell’IA, affinché possano impiegarle per ridurre o azzerare il tempo dedicato a compiti ripetitivi e avere più tempo per la fase creativa della produzione di beni e servizi. Per raggiungere questo risultato, però, dovremo aver ricevuto la formazione necessaria all’interazione con le applicazioni di intelligenza artificiale. Senza mai dimenticare che siamo noi a dare alle macchine le informazioni e le indicazioni essenziali per portare a termine i loro compiti».

D. La trasformazione rivoluzionaria dell’economia e della società per l’introduzione dell’intelligenza artificiale dovrebbe, a suo avviso, essere accompagnata da un grande confronto fra le istituzioni e i corpi sociali?
R. «Assolutamente si. È uno degli obiettivi che si è posto il Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione della Camera dei deputati nell’avviare il ciclo di audizioni sull’IA. Tra aprile e ottobre, abbiamo esaminato benefici, sfide e questioni etiche correlate all’impiego di algoritmi e intelligenza artificiale nella produzione, nell’organizzazione e nell’accesso ai documenti parlamentari. Il ciclo di audizioni cerca di fornire una base solida di conoscenze, informazioni e spunti di riflessione, che possano essere utilizzati per orientare e supportare l’attività del Parlamento nell’era dell’intelligenza artificiale, che tutti noi stiamo già vivendo. Indubbiamente, dovremo investire di più e meglio in formazione e ricerca per non farci trovare impreparati ed evitare che intere generazioni vengano tagliate fuori».