A volte, senza nessun segnale, tornano alla mente episodi, avvenimenti di tempo fa che credevi dimenticati, perduti. Col passare delle stagioni, ciò che ieri ti sembrava importante, quasi vitale, ora assume un altro aspetto, un altro valore. E la distanza temporale il giudice che, implacabilmente, condanna all’oblio, o imprime nella memoria, le afflizioni e le amarezze che sono entrate a far parte della tua storia, insieme alle piccole gioie e ai rari, sinceri sorrisi.
L’infanzia e la fanciullezza sono piene di crucci e di bizze che ne hanno costellato il loro sviluppo. Che lacrimoni, quei tempi! Poi, a poco a poco, meno lacrime e più rabbia. Rabbia anche importante, quando il calore della passione non riusciva a trovare sfogo nella realtà di tutti i giorni. Qualche cruccio già si era formato, sedimentato, ma rimaneva nascosto dietro i problemi e la vita di tutti i giorni non gli lasciavano spazio. Magari, un sottile rimpianto per ciò che avresti voluto e che non è accaduto. Bagagli leggeri, tra gli altri che hai già confezionato e che hanno un peso ben maggiore.
Ma la vita scorre; tempo di pensare, riflettere, non c’è. Le stagioni vanno, con gli impegni e le preoccupazioni che danno poco spazio alla serenità, alla tranquillità; a quel pizzico di buonumore che ritieni di avere in credito nei confronti di questa esistenza così uguale, così sottotono. Per non parlare delle certezze: quelle sì che danno enormi delusioni! Insomma, vivere non è come passeggiare su di un prato punteggiato di margherite, ma non è nemmeno un inferno come potrebbe sembrare, e a volte lo è. E una via di mezzo, come lo è sempre stata.
Così, giorno dopo giorno, emozioni e sorprese, seppur centellinate, ci danno la forza di proseguire, e di alimentare quella speranza che è una delle ragioni della nostra esistenza. Insieme a lei, quotidianamente ci accompagnano i crucci, già appena alzati se non hai dormito bene. Un caffè che va subito storto; la pioggia; se hai fretta -tranquillo- tutti semafori rossi, e uno di apine sbucato quasi apposta, se non i soliti sbadati e turisti per caso. Non c’è niente da fare: i contrattempi fanno parte integrante di noi. La differenza è piuttosto semplice e netta: c’è chi li sopporta e chi no, ed è dura per questi ultimi. Di seguito, le difficoltà sul lavoro; qualche bisticcio in famiglia; progetti e programmi rinviati se non sfumati; e dolorini noiosi, snervanti.
La giornata si fa proprio piena, calma. Poi, ci sono i crucci intimi, quelli che semini lungo la tua via, quando non riesci a mantenere un impegno, un affetto. Forse, questi ultimi sono più pesanti dei primi perché mentre in un caso ti puoi sfogare a gesti o a parole (o tutti e due), negli altri il tuo io si appesantisce, sbanda, non trova scuse plausibili, concrete. E’ la sfera personale di ognuno di noi che deve far conto con se stesso di queste piccole mancanze, angustie, che allora sembravano quasi insignificanti; poi, ripensandole, ti accorgi che non sei tranquillo perché hai sbagliato, per distrazione, per negligenza, nei confronti di una persona cara che non meritava di essere delusa.
La debolezza umana trova sempre appigli cui giustificarsi nei momenti in cui esce allo scoperto e prende campo. Troppo spesso ci trinceriamo dietro scuse risibili, superficiali, nel tentativo di attenuare quel certo malessere che senti dentro nel momento in cui la tua sicurezza scivola, inciampa in un modesto, incompiuto dovere. Sono i momenti peggiori perché, pur non urlando, bisbigliano continuamente dentro di te quell’ inquietudine che prende quando non hai ben fatto un lavoro, lasciandolo incompleto. C’è poco da fare; per superarla, devi essere forte o, meglio, strafottente.
E’ il rimedio universale: pensa solo a te stesso, e gli altri sono comparse utili solo per raggiungere i tuoi scopi, i tuoi fini. Bisogna essere fatti di questa pasta per non accorgersi delle piccole ferite che, più o meno consapevolmente, procuriamo al prossimo, a chi ci sta vicino, e che ci vengono procurate. Sembrerebbero dettagli di poco conto, ma qualsiasi sia il tipo di costruzione che vogliamo fare, sono importanti anche i particolari. Allora, se vogliamo trovare una soluzione, questa non può prescindere dalla natura umana. La troppa sicurezza ci fa perdere di vista il rispetto per il prossimo. La troppa indecisione ci terrà legati per sempre in quell’ angolino in cui ci siamo cacciati.
Dovrebbe essere un mix, dunque, ma ben shakerato: sicurezza ed indecisione nel posto giusto al momento giusto. Dovrebbe … Ma come si vivrebbe senza crucci? Rassegniamoci, con un pizzico di filosofia spicciola: se non mi impensierissi per qualche errore, o per qualche attesa di troppo nella soluzione di un mio disegno, che vita vivrei? Una vita liscia, prevedibile e senza scatti. Una vita ordinaria, senza spunti di rabbia e di allegria; un’esistenza piatta, insipida.
E’ vero, i problemi più importanti sono altri, e allora sì che si gioca sul serio! Lasciamoci andare a qualche bizza, e sopportiamola anche negli altri. Il fanciullo che è in noi, nascosto non si sa bene dove, lontano ricordo di anni fa, non può essere messo a tacere. Passato l’attimo di sfogo, la vita riprende il suo tran-tran, e tutto ritorna come prima. Solo che, ormai, non ci sono più i lucciconi e, con loro, quel mondo semplice e ingenuo a cui bastava una caramella per far ritornare il sorriso sul volto, prima imbronciato, di un ragazzino che niente sapeva del futuro ma aveva negli occhi il sole dell’infanzia e la spontanea fiducia nell’avvenire.
Franco Corsetti