Il 7 ottobre si celebra la memoria liturgica della Beata Maria Vergine del Rosario. È per questa ragione che ottobre è tradizionalmente chiamato il “mese del Rosario”.
La celebrazione di questa memoria ricorda il giorno in cui i cristiani, nel 1571, guidati da Don Giovanni d’Austria riuscirono a sconfiggere i turchi nella celebre battaglia di Lepanto.
La vittoria fu attribuita all’intercessione della Madre di Dio. Infatti, quando a Lepanto si combatteva con le armi, i cristiani recitavano insieme a papa Pio V il Rosario.
Proprio in merito alla recita del Rosario, cinquant’anni fa, il vescovo di Pescia Dino Luigi Romoli o.p. (1900-1985) scriveva testualmente: «Questa devozione, nonostante qualche voce contraria, che non ha autorità in materia, rimane tuttora quello che era fino al presente; una devozione semplice e bella, adatta ad ogni sorta di fedeli, sia cioè a coloro che sono più progrediti nella vita spirituale, sia ai principianti. Devozione praticata anche dai Sommi Pontefici (si ricorderà che Papa Giovanni recitava tutto intero il Rosario ogni giorno) e da essi consigliata, segnalata con vive esortazioni a diverse riprese in occasioni opportune, soprattutto all’inizio del mese di ottobre in ogni anno».
E proseguiva: «Il Concilio Vaticano II ha voluto che si dia più spazio alla preghiera liturgica e che questa non resti riservata al clero e alle famiglie religiose, ma si estenda al popolo cristiano. È cosa giusta e santa. Ma il Concilio non ha voluto affatto che si abbandonino le altre pratiche pie. Anzi, il contrario. Si dice, infatti, nella Costituzione sulla sacra liturgia, n.13: “I pii esercizi del popolo cristiano, purché siano conformi alle leggi e alle norme della Chiesa, sono veramente raccomandati, soprattutto quando si compiono per mandato della Sede Apostolica”».
Teneva inoltre a precisare: «Fanne bene, dunque, quei sacerdoti e quei parroci che insegnano ai fedeli di non recitare il Rosario durante la Messa e di prestare, invece, tutta la loro attenzione alla celebrazione del S.Sacrificio (d’altronde, è divenuto una necessità, da quando non solo il chierichetto inserviente ma tutto il popolo insieme risponde insieme ai saluti e agli inviti del celebrante e pronunzia le proprie acclamazioni, e da quando tutte o quasi tutte le parti della Messa sono recitate a voce alta dal sacerdote). Ma non operano bene coloro che intendono abolire nelle chiese il Rosario e ogni altra pratica pia liturgica. Essi sottraggono alla pietà popolare una fonte di alimentazione sostanziosa e in tanti casi sapientissima, che il popolo apprezza e gusta con capacità tutta sua propria».
Il Vescovo Romoli terminava il suo intervento mariologico esortando il clero a sostenere la recita del Rosario. «Continuiamo, dunque, cari sacerdoti miei collaboratori a promuovere la pia pratica del Rosario. In questo mese di ottobre, almeno nei centri più popolati, dove si spera di avere una discreta partecipazione di popolo, non se ne trascuri la recita in chiesa, ogni giorno, all’ora più opportuna. Coloro che interverranno, pregheranno anche per gli assenti, e così la parrocchia avrà celebrato le lodi della Santa Madre di Dio e invocando la sua protezione sulla comunità parrocchiale».
Nelle litanie lauretane si invoca la Madonna con l’appellativo di Regina del Rosario. Possano la recita convinta e accorata dei rosari richiamare l’attenzione materna della Madre di Dio per la soluzione delle guerre del mondo.