L’Ospedale dei Santi Cosma e Damiano di Pescia – Il Regolamento del 1779 – Gli “oblighi” per l’infermiera e il dispensiere | Alessandro Birindelli

Negli articoli precedenti abbiamo visto quali erano gli “oblighi”, cioè le mansioni, per i medici, i cerusici e gli infermieri, secondo il Regolamento dello Spedale; quest’ultimo, redatto dallo Spedalingo, l’odierno Direttore Sanitario, era stato approvato dal Granduca di Toscana ed era entrato in vigore il 1 febbraio 1779.

Le Infermiere, oltre che occuparsi della gestione corrente del malato secondo le regole descritte nel precedente articolo, erano responsabili di tutta una serie di attività riservate allora esclusivamente al sesso femminile e riguardanti le attività in cucina, la gestione di panni e biancheria, la pulizia dei locali e il corretto comportamento del personale e dei ricoverati.

Avevano il compito di verificare se la cuoca svolgesse “con pulizia il proprio uffizio”, se il cibo fosse di buona qualità e, terminati il pranzo e la cena, controllavano che i piatti, le posate e gli altri utensili fossero restituiti alla serventi e fossero, quindi, puliti, cioè “rigovernati”, per “essere sempre pronti”. L’infermiera fungeva pertanto da collegamento tra i malati e gli addetti alla cucina.

Dovevano inoltre vigilare che le ammalate e le “donne di servizio” non avessero atteggiamenti o comportamenti sconvenienti ed indossassero “la camicia e la cuffia con la dovuta modestia e contegno, specialmente all’arrivo degli uomini”. Alle convalescenti, poi, non dovevano essere affidati i piccoli lavori manuali, come era spesso abitudine fare nelle lunghe giornate trascorse nei “veroni” con vista sul torrente Pescia, perché nello Spedale il lavoro era “vietato alle donne ammalate”.

Il bucato doveva essere fatto con solerzia e precisione ed i panni candeggiati e sbiancati accuratamente. Di questo si occupavano, appunto, le infermiere che potevano perciò controllare e correggere il lavoro delle serventi. Inoltre avevano in custodia la biancheria “procurando diligentemente di tenere separate le biancherie delle donne da quelle degli uomini”. Panni, fasce e filo chirurgico erano comunque sempre in ordine.

Il Regolamento Granducale affidava moltissimi compiti al Dispensiere. Per esempio la custodia dei mobili, delle finestre e delle imposte, che ogni mattina lui doveva aprire e ogni sera chiudere; la custodia delle chiavi di tutte le porte della “Fabrica del nuovo Spedale” e la puntuale registrazione di tutti materiali che venivano consegnati e di cui avvisava lo Spedalingo, costituivano altri importanti compiti per il dispensiere. Doveva custodire e giornalmente dispensare il pane, il vino, l’olio, il sale, la carne, la legna, il carbone e quant’altro ordinato dallo Spedalingo, comprese le “grasce”, il vettovagliamento. 

Aveva inoltre il compito di segnalare ogni sera il numero dei ricoverati e le loro necessità così da poter programmare per il giorno successivo la fornitura di tutto il necessario, in particolare per quanto riguardava il vitto. Per quest’ultima attività poteva valersi dell’aiuto di un “giovane” da pagare un soldo al giorno. Doveva valutare il peso del pane e della carne ricevuti dal fornitore ed informare esattamente l’infermiere; suo compito era anche di “far provviste a tempo debito di uova e di butirro (burro)” perché “non si trovi mancante la dispensa né di questo né di quello”. Doveva procurarsi anche pasta, riso, manteche (formaggio prodotto dal residuo della caseificazione), uva passera, minestra e pappe per gli infermi, il tutto in dosi giuste e commisurate alla quantità da somministrare agli ammalati. Nel caso di “ruberie o altri sconcerti” aveva l’obbligo di renderne conto allo Spedalingo. Il salario del Dispensiere era di 95 lire e 11 soldi. Data l’età avanzata del Dispensiere gli era permesso di essere aiutato in queste incombenze dal figlio Giuseppe Voirgar.

Le infermiere e le suore. Anni ’60
Anni ’60, medici e infermieri dell’Ospedale
Ammalato in attesa di essere introdotto in sala operatoria
Veduta del vecchio ospedale in una cartolina di inizio del secolo scorso
Medici dell’Ospedale, 2020