Home CARLO PELLEGRINI Il vescovo va in pensione: qualche considerazione

Il vescovo va in pensione: qualche considerazione

La legge ecclesiastica che esorta vescovi e parroci a rinunciare al loro ufficio al compimento dei 75 anni, è evidentemente una legge contingente di natura puramente amministrativa. Essa quindi chiede di essere osservata, ma lascia libertà di studiarne le cause e di criticarne gli effetti. Addirittura, in quanto legge umana, è possibile e lecito non condividerla.

Anche perché si presenta nella sua origine come una interpretazione di convenienza, rigidamente restrittiva, di una serena esortazione del concilio Vaticano II, che invita i vescovi a rinunciare alla loro sede qualora per la troppa avanzata età fossero divenuti incapaci.
Non si vorrà negare che la suddetta disposizione legislativa abbia a fondamento un criterio di efficienza pastorale, frutto dei nostri tempi, e che manifesti una concezione funzionariale dell’episcopato. Quasi che i vescovi siano funzionari, dipendenti, del Vaticano.

Ma a mio parere non possiamo non considerare che una concezione funzionariale dell’episcopato finisce inevitabilmente per confermare la diffusa convinzione, in larghissima parte presente tra gli uomini di cultura e di scienza, che l’apparato ecclesiastico niente abbia a che fare con un autentico spirito evangelico.

Gli uomini di scienza, per mestiere o per formazione culturale, conoscono benissimo il cristianesimo e avvertono subito lo stridore tra concezione efficientistica dell’episcopato e predicazione apostolica, come pure sanno con estrema precisione che la visione verticistica della Chiesa, che il pensionamento dei vescovi induce a considerare, contrasta violentemente con l’insegnamento che essa stessa propone. E trovano in ciò ulteriori motivi di allontanamento dalla Chiesa.
don Amleto Spicciani