L’Italia è piuttosto brava nello Sport. Eccelle in diverse discipline, un po’ meno in altre ma se la cava bene in quasi tutto. Se consideriamo l’Atletica leggera come l’indicatore della forza sportiva di una Nazione e prendiamo come esempio i risultati della Squadra Italiana dall’ultima Olimpiade di Tokio alla Coppa Europa per Nazioni del giugno scorso, possiamo definirci decisamente bravi invece che piuttosto bravi.
Il Calcio, insieme ad altri Sport, è molto diffuso da noi ed è sicuramente amato perché è un gioco divertentissimo sia a praticarsi che a vedersi (perlomeno dovrebbe).
È discretamente strutturato ed organizzato a tutti i livelli, ha avuto i suoi meritati successi di vertice e giovanili frutto di studio e di programmazione e dell’importanza che è stata data all’educazione e alla formazione attraverso il gioco spontaneo, naturale, creativo e fantasioso inteso come puro divertimento.
Con la recente eliminazione dell’Under 21, mancheremo dalle Olimpiadi da 16 anni. Sono 8 anni che non facciamo un Mondiale pur essendo Campioni Europei in carica. È un avvertimento. Ci dovremo, o no, interrogare per capire cosa non va? Credo che la Federazione Italiana Giuoco Calcio, insieme al CONI, lo debba fare in modo deciso. Sono troppo pesanti gli insuccessi delle nostre Nazionali che si sono susseguiti negli ultimi anni. Le competenze non ci mancano. Se vogliamo ci possiamo risollevare, il passato ce lo insegna.
Evidentemente la scelta di non investire sui settori giovanili come era avvenuto anni addietro è stato un primo errore. Si dovrà ritornare a curare l’attività formativa, meglio se multilaterale, perché possa accompagnare la crescita dei nostri ragazzi (e delle nostre ragazze) privilegiando l’attività ludica. Questa è la strada che porta al successo. Non è un caso se le ultime nazionali under 21 forti provenivano da quelle generazioni dopo le quali si sono preferiti gli stranieri, distrutti o quasi i “vivai” e pensato troppo alla tattica e poco alla tecnica. E non è cosa da poco che non si vedano più i bambini e i ragazzi giocare a pallone “liberi in spazi liberi”. Il talento nasceva e nasce lì, nei “campetti veri o improvvisati in strade e piazze”.
C’è l’altro aspetto che sicuramente influisce sulla forza del nostro movimento calcistico. La presenza di un numero elevatissimo di atleti stranieri che impedisce ai nostri di potersi esprimere. Un certo numero di giocatori non italiani nei nostri Campionati rappresenta senza dubbio un arricchimento tecnico, umano e sociale, ma sarà inevitabile porvi un limite.
Questi, indubbiamente, sono i due motivi più evidenti e ben visibili, dell’attuale fragilità delle Nazionali del Calcio italiano. Ce ne sono sicuramente altri di minor conto. Di questi uno dei più rilevanti è quello che riguarda l’influenza che alcune squadre di club europee esercita su tutto il movimento indebolendo lo spirito della rappresentatività e della consistenza del patrimonio sportivo delle Nazionali. Ma qui dovrebbero intervenire le Federazioni delle varie Nazioni Europee a tutela dell’intero movimento.
Vittoriano Brizzi