“Non crederai di uscire con quei pantaloni tutti bucati? Ti conviene cambiarteli sennò potrebbero sparire!”…non mi dite che sono l’unica mamma della mia generazione che si è ritrovata a parlare così con il figlio che sta per uscire in giro con gli amici…”…chissà cosa penseranno di me, il figlio della maestra!” anche questo dai l’avete detto, vero? Ossignore siamo arrivati al crocevia. tutti uguali questi ragazzi, tutti dallo stesso parrucchiere, tutti lo stesso taglio a “cavolfiore” aggiungo io, stesse magliette, naturalmente firmate, stesse scarpe e stessa andatura, e le foto dei profili? Ne vogliamo parlare? Avete mai chiesto a vostro figlio di cambiare la foto del profilo su instagram perché non vi piace? Sono troppo noiosa? Ebbene sì l’ho fatto e lui dopo “UFFA MAMMA” mi ha bloccato… Ecco mio figlio, un neo-diciottenne alle prese con le inquietudini di questa età; ecco la generazione Z.
Generazione che? Sì è così che si chiamano i nati tra i medio-tardi anni ‘90 fino al 2010. La lettera Z segue la X ( anni ‘60-’80 ) e i BABY BOOMER, di cui faccio parte io e tutti quelli che come me arrivano fino al ‘64 e infine la generazione Alpha, dal 2012 in poi, i famosi nativi digitali, quelli che hanno avuto l’accesso ad internet fin dal concepimento e quando in classe vuoi fare qualcosa alla LIM e non trovi il tasto giusto, dal tavolo blu, anni 6, ti dicono: “Maestra devi toccare i puntini in alto a destra”…A I U T O !!!
Ormai ci siamo dentro fino al collo e non ne usciamo, “dobbiamo assecondarli” mi disse qualche anno fa una psicologa del settore, ma come si fa? E’ difficile! Accettare i pantaloni strappati, l’orecchino, il piercing, al sopracciglio col taglio (riga sprovvista di peli!!!), il tatuaggio, insomma non sono pronta ancora a questo, forse per lo stile di vita in cui ci hanno cresciuto Sergio e Luciana, me e mia sorella, con le regole, le restrizioni, le punizioni.
Prendiamo ad esempio l’abbigliamento, un tasto dolente in casa mia con ognuno dei due figli: un maschio appunto diciottenne che si veste, si atteggia, si pettina, si accomoda il ciuffo come il resto del gruppo, e una figlia ventiduenne per la quale l’outfit, il design, il look, lo stile fanno parte integrante della sua laurea e del suo attuale impiego nel mondo del lavoro. Quindi? Sono out!! Ma questo non mi vieta di dire la mia almeno a voi lettori con i quali mi sento più a mio agio ( forse perché il vostro pensiero critico rimane vostro ).
Prendiamo in rassegna i ragazzi per la strada che vanno a scuola la mattina e che presto affronteranno l’esame di scuola secondaria o l’esame di maturità. Qualche anno fa, anzi un pò di più di qualche anno, anch’io mi trovai agli scritti della maturità e, per l’occasione, la sarta aveva cucito una gonna abbottonata davanti da abbinare ad una maglietta o camicia, colore fucsia, che andava bene per quegli anni, non elegante ma carina, ordinata, PRESENTABILE.
Se i miei figli mi avessero visto oggi vestita così, avrebbero subito creato uno sticher dopo avermi fotografato e sarei diventata virale sui social… Mi è capitato di leggere un articolo di Rusconi, il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Presidi italiani:il Preside afferma l’importanza che “la scuola non venga trattata come una spiaggia di nudisti”. ESAGERATO!!! Credo che il Preside abbia cercato di far capire ai ragazzi l’importanza di adattare l’abbigliamento all’ambiente in cui si trovano, sottolineando il fatto che l’ambiente scolastico richieda una certa modulazione nel modo di vestirsi e di presentarsi.
Rusconi afferma ancora che il modo in cui si vestono i ragazzi di oggi possa influire sulla percezione che gli altri hanno di loro e che, in sede di esame, una polo o una camicia bianca sarebbe l’ideale. Quando ho affrontato questo argomento in casa non ho trovato consensi, anzi tutti e due hanno risposto con l’affermazione “L’ ABITO NON FA IL MONACO, ognuno è quello che è indipendentemente da come si veste!” E’ vero che in Italia non ci sono regole generali riguardo il dress code scolastico, ma ogni Istituto, con le circolari adeguate, stabilisce un certo rigore nell’abbigliamento, vietando certi indumenti o accessori.
Da alcune circolari trovate sulla rete si legge: “Si ricorda al personale, agli studenti e ai genitori che la scuola è un ambiente educativo, nonché un luogo istituzionale che merita adeguato rispetto e ciò implica che ciascuno lo frequenti con un abbigliamento sobrio e decoroso, consono all’ambiente scolastico. Pertanto, tutti gli adulti, tutti gli alunni e tutte le alunne sono invitati a non indossare abiti inopportuni, che evochino tenute estive, o anche balneari del tutto fuori posto in un contesto scolastico: shorts, canotte, top scollati, hot pants, gonne troppo succinte, vestiario da spiaggia. Si legge ancora che “il Dirigente Scolastico, relativamente alla circolare, si riserva di ammettere quegli studenti che non rispettano i criteri di abbigliamento previsti dalla scuola”.
L’ argomento potrebbe generare scontri frontali tra insegnanti, studenti e genitori ; credo che, per un quieto vivere e per una forma di RISPETTO VERSO L’AMBIENTE SCOLASTICO, la migliore soluzione potrebbe essere quella di trovare una mediazione tra “espressione individuale” e “rispetto delle regole”, legata al buon senso degli appartenenti di ambedue le parti. Ragazzi, ri-organizzate il vostro guardaroba e IN BOCCA AL LUPO!
Alessandra Butelli