Sono trascorsi trent’anni ma la Strage di via dei Georgofili a Firenze rimane una ferita permanente. In quella notte del 27 maggio 1993 cinque persone innocenti vi persero la vita, quarantotto furono ferite e parte del patrimonio artistico fu assai deteriorato per mano terroristica.
La vicenda ancora oggi appare nella sua lugubre tragicità ed è tale da destare rabbia e angoscia.
Proprio per quanto evidenziato abbiamo ritenuto opportuno sollecitare un intervento dell’on. Giuseppe Matulli.
D. On. Matulli, a distanza di 30 anni dalla Strage di via dei Georgofili quali conclusioni possono essere tratte?
R. «Ormai è evidente che la strage dei Georgofili, anche per la sua contemporaneità con attentati a Roma e a Milano, costituì un momento dei più duri dell’attacco della mafia allo Stato. Ma la mafia non fu sola. Nella vicenda fiorentina, e non solo, erano presente operativamente anche due donne che non sono mai apparse nelle stragi mafiose.
La mafia, dunque tende ad affermarsi nel “continente” e in esso trova alleanze che ne alterano le caratteristiche operative, ma che sono evidentemente frutto di un disegno politico più generale per imporsi come interlocutore dello Stato e con esso trattare. (Presidente del consiglio era allora Azeglio Ciampi)
Quel disegno politico si arrestò, perché considerato concluso, con l’ascesa al potere di Berlusconi, non a caso uno degli iscritti alla loggia massonica P2.
D’altra parte lo stesso Berlusconi non ha mai fatto mistero dei suoi legami con gli ambienti siciliani in particolare ma non solo attraverso il senatore Dell’Utri. Che fu condannato a 7 anni di reclusione nel 2014 perché riconosciuto mediatore fra Berlusconi e Cosa Nostra, nel 2018 ha ricevuto una nuova condanna a 12 anni a conclusione del processo sulla trattativa Stato Mafia. Nel settembre 2021 viene invece assolto per non aver commesso il fatto!
Egli stesso ammette di aver avuto rapporti con Vittorio Mangano e Gaetano Cinà mafiosi di Cosa Nostra. È Dell’Utri che porta ad Arcore il pregiudicato Vittorio Mangano (tre arresti, varie denunce nonché diffidato nel 1967 come persona pericolosa) che viene assunto da Berlusconi come responsabile».
D. Quali emozioni le suscita questo orribile atto terroristico?
R. «Al di là della valutazione politica, sulla potenza e sulla protervia della Mafia l’emozione più profonda riguarda le vittime.
Fra le cinque vittime c’è Nadia Nencioni, nove anni e che aveva scritto una poesia che riporto. Si intitola “Il tramonto” e il testo è:
Il pomeriggio
se ne va.
Il tramonto si avvicina,
un momento stupendo
il sole sta andando via (a letto)
è già sera tutto è finito.
A questa poesia Nadia faceva seguire un disegno infantile di un tramonto col sole che dice in un fumetto “che sonno!”.
Il contrasto fra la delicatezza delle sensazioni di una bambina di nove anni e la spietatezza di una strategia terroristica è l’aspetto più terribile dal punto di vista emotivo».
D. A parer suo, dopo le recenti sentenze della Corte di Cassazione ritiene che sia stata compiuta la dovuta chiarezza tra Stato e mafia?
R. «È stato fatto molto lavoro e la cattura del boss Messina Denaro sembra aver aperto una sorta di vaso di pandora su cui le forze dell’ordine stanno lavorando intensamente. Credo si possa pensare da un lato che la latitanza del boss Messina Denaro dimostri quanto profonda e diffusa sia la connivenza con la Mafia, dall’altro come l’intensità del lavoro delle forze dell’ordine stia proseguendo con successo (si vedano in proposito gli arresti che hanno seguito quello dell’ultimo boss).
Evidentemente siamo ancora lontani dalla conclusione ma la direzione è giusta e il lavoro va apprezzato. Come dice Mattarella anche la mafia, come tutti i fatti umani avrà una sua conclusione».
D. Secondo il suo punto di vista nella mente degli organizzatori, quale significato assumeva un attentato terroristico a Firenze?
R. «Era evidente che costituiva una prova di forza che doveva costringere lo Stato a prendere atto che la Mafia faceva sul serio e quindi lo Stato non poteva, a loro giudizio, che essere costretto a trattare».
D. Ritiene che la filosofia terroristica sia oggi completamente debellata?
R. «Sarei molto contento di poterlo affermare. Comunque, le forze dell’ordine hanno fatto passi avanti giganteschi e il loro lavoro continua. L’arresto di Messina Denaro ha rivelato, come dicevo, quali e quante connivenze diffuse proteggevano il boss, ma è anche vero che il lavoro delle forze dell’ordine sta andando avanti speditamente. Probabilmente la delinquenza organizzata ha assunto altri metodi e anche altri campi: per esempio nel settore dei rapporti finanziari, nel traffico di droga, nello smaltimento dei rifiuti che producono conseguenze altrettanto nefaste anche se non hanno più, da un pò di tempo le caratteristiche degli atti terroristici. Credo molto che le nostre forze dell’ordine dal contrasto difficile drammatico (e non senza ombre) degli anni ’70 abbia però assunto una capacità tecnico-investigativa non indifferente».
D. Secondo lei, è ancora viva a Firenze questa strage?
R. «Non potrebbe essere diversamente ogni anno, nella ricorrenza alle ore 01,05 suona la martinella ed il sindaco si reca a mettere una corona in via dei Georgofili, in quella cerimonia, pur nella ora proibitiva c’è sempre una piccola folla che ricorda e si commuove mentre la tromba suona il silenzio. E i giornali fiorentini non dimenticano mai la ricorrenza».