Nella primavera del 1983, il 25 maggio, la Juventus disputò contro l’Amburgo la finale di Coppa dei Campioni.
L’incontro, tanto atteso, si tenne allo Stadio Olimpico di Atene, gremito da oltre settantamila spettatori.
La squadra bianconera risultava favorita soprattutto per il suo forte organico: sette giocatori su undici avevano e stavano indossando la maglia della Nazionale italiana e ben sei erano reduci dalla vittoria del Campionato del mondo dell’anno precedente. A questi si univano altri due campioni: Michel Platini e Zbigniew Boniek.
La partita si concluse con la vittoria della squadra tedesca per 1 a 0.
Il risultato rimase invariato sebbene alla Juventus, allenata da Giovanni Trapattoni, non mancassero occasioni da goal, sventate dal portiere dell’Amburgo in forma strepitosa.
Da quella serata storica sono trascorsi quarant’anni. Siamo, però, in molti a ricordare quell’incontro capace ancora oggi di destare grandi emozioni.
Zbigniew Boniek, protagonista e vincitore di più trofei europei con la maglia della Juventus, ripercorre le vicende di quell’incontro.

D. Quali emozioni avverte pensando alla partita Juventus – Amburgo del maggio 1983?
R. «La sconfitta con l’Amburgo ricordo che ci dette molta noia e molto fastidio. Vincendo questa partita potevamo creare un insieme di successi clamorosi. All’epoca se non vincevi la finale di Coppa dei Campioni (oggi Champions League) non potevi partecipare l’anno successivo alla medesima competizione. Infatti, la Juventus nell’anno successivo, nel 1984, disputò la Coppa delle Coppe che vincemmo. Fu una sconfitta inaspettata quella subita contro l’Amburgo in una partita strana. Penso che se potevamo disputare dieci partite contro l’Amburgo, sette le avremmo vinte, due pareggiate e una persa…».

D. L’Amburgo risultò più forte delle aspettative?
R. «Non era più forte. Quel giorno ha giocato meglio e ha vinto meritatamente. Fecero un goal un po’ strano; secondo me, Magath voleva fare un cross sul secondo palo e venne fuori, invece, un tiro cross sul quale Dino (Zoff ndr) non poté far niente. Le partite si perdono anche così».

D. Sebbene la Juventus non riuscì a vincere la coppa dei campioni, in quell’anno conquistò la Coppa Italia e il Mundialito, vero?
R. «La sconfitta ci lasciò molta amarezza. Rimanevano da giocare anche altre due competizioni: Coppa Italia e Mundialito. Vincemmo entrambe le competizioni e questa fu la dimostrazione della nostra forza e non di una crisi».

D. Di quella formazione juventina oggi non ci sono più Gaetano Scirea e Paolo Rossi. Questi due campioni quanto mancano al calcio italiano?
R. «Paolo se ne è andato poco tempo fa e Gaetano da molto tempo. Due scomparse inaspettate e molto dolorose. Queste due scomparse mi hanno colpito molto perché Gaetano perse la vita in Polonia e Paolo non sapevo che avesse dei problemi. Mi dispiace molto. Il tempo è passato e stiamo invecchiando tutti».

D. Quarant’anni dopo questi eventi cosa si sente di dire?
«Guardando le partite di oggi faccio qualche confronto con il passato. È difficile paragonare il calcio degli anni passati con il calcio di oggi. Però devo dire che nell’epoca in cui giocavo nella Juventus ricordo qualche sconfitta, come quella con l’Amburgo, ma ricordo benissimo anche le molte vittorie che hanno poi colmato qualche momento amaro che avevamo passato».