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“La scuola è diventata un diplomificio dove i genitori parcheggiano i figli”. Frase di Paolo Crepet | Alessandra Butelli

Alcuni giorni fa mi è capitato di ascoltare un’intervista fatta ad un noto psichiatra, Paolo Crepet, e ho capito che abbiamo in comune diversi punti di vista, soprattutto sull’argomento “gestione dei figli”. In quell’intervista, che ho ascoltato con piacere, riguardante l’argomento “scuola”, Crepet affermava: “… c’è un dato terrificante di cui nessuno si preoccupa: la percentuale altissima, pari quasi al 99%, dei ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promossa. Basta che respirino e vengono promossi. La scuola è fallita.

Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No, perché va bene a tutti che quel diploma non conti nulla, perché va bene a tutti che metta sullo stesso piano chi si è sforzato di fare e chi non ha fatto nulla…. Ogni ragazzo alla maturità ha diritto ad ottenere il diploma anche se non ha aperto mezzo libro? Ma la scuola non è un diplomificio…”. E ancora: “…a far così stiamo dicendo ai nostri ragazzi che nella vita basta qualche raccomandazione e sei a posto!”.
Allora mi fermo a pensare alla mia vita da scolara, la scuola elementare, la scuola media e le magistrali, lo studio in casa con mamma Luciana che mi controllava a vista, che spesso mi correggeva e mi interrogava per risentire la mia esposizione orale e se non le piaceva mi brontolava, mi sgridava, mi faceva studiare di nuovo e anche ripassare, se necessario, la mattina successiva prima della scuola, soprattutto in previsione di una interrogazione. E poi una full immersion dalla Bice, la mitica professoressa che radunava al suo tavolo a lume di una lampada da tavolo una serie di ragazzi, maschi e femmine, che non latinavano tanto bene. Che tempi! E che interrogazioni poi il giorno dopo, emozioni a gogò, registri, penna nera che scorreva sui nomi in ordine alfabetico, quaderno nero degli interventi “forzati”, negativi e positivi, della Bertacca, a matematica, nelle aule del Lorenzini…e le trasgressioni? A scuola?

Mettersi assente all’ora di inglese perché non avevi studiato e poi cancellare col bianchetto l’assenza sul registro cartaceo all’ora successiva! Ehh sì, eravamo fortunati, non esisteva ancora il registro elettronico, ma quelle trasgressioni ci hanno aiutato a crescere, a diventare responsabili dei nostri errori e…ad evitare una punizione a casa. Sì perché prima esistevano le PUNIZIONI, non come ora che i genitori lasciano passare tutto ai figli e il sabato sera possono uscire con gli amici perché abbiamo paura che un NO possa causare dolore nella psiche del ragazzo e possa creare comportamenti sbagliati in futuro.

Togliendo si educa, non aggiungendo!” dice ancora Crepet. “Noi genitori concediamo oltre il limite consentito, proprio per non farli sentire mortificati nei confronti dei loro pari. Ma che succede ad un bambino o ad un ragazzo quando abbiamo dato tutto e non gli manca niente? Gli abbiamo tolto il desiderio! Come fanno a desiderare una cosa che possiedono già? Senza il desiderio non puoi avere una passione e senza le passioni NON È VITA!” E a me è venuta la passione allo studio dopo le trasgressioni fatte a scuola? Sì, perché con la mamma Luciana, santa donna, poteva scattare la punizione, come non andare a ballare al Concorde la domenica pomeriggio, appuntamento tanto atteso nella settimana.

Vorrei ringraziare pubblicamente i miei genitori per tutte quelle volte che HANNO TOLTO, per avermi insegnarmi che È TOGLIENDO CHE IMPARIAMO CON PASSIONE E ABBIAMO IL GARBO DI RISPETTARE TUTTI, i compagni, i genitori, i nonni, gli INSEGNANTI. A volte però …“I genitori sono come querce sopra alberi da frutta” dice ancora Crepet, “non danno la dignità a quei poveri alberi di avere la pioggia che li bagna, il vento che li sradica e il sole che li brucia… lasciate che questi figli possano crescere con le loro stagioni, con i loro dubbi, con le loro cadute, sì perché nessuno è mai andato in bicicletta senza cadere; questa è la vita, ti devi meritare di andare per terra perché a volte è un trionfo, è un sogno che ha vinto. E per arrivare in alto è pericoloso, ne vale la pena quindi ragazzo cammina, sarà dura sicuro, tutte le cose comode sono stupide.

Comincia allora a fare cose scomode, senza vergogna se hai fatto tutti gli studi in tempo o anche prima per arrivare dove volevi arrivare, con rischi e pericoli, facendo sempre meglio senza mai fermarsi sul divano a vedere qualche puntata della terza stagione di una serie televisiva…”. Mi sono permessa di riportare in questo articolo parti di quella intervista fatta in un evento sulla DIGNITA’ UMANA perché non avrei saputo dirlo meglio. Mi auguro che se ci fosse anche qualche ragazzo adolescente tra voi lettori, si fermi un attimo a riflettere sulla PROPRIA DIGNITA’, soprattutto quando di fronte ad un professore in classe dovrà dimostrare di che pasta è fatto, chi è lo studente, l’uomo o la donna che sta per dimostrare e dimostrarsi di cosa può essere capace con l’impegno e LA PASSIONE, quella passione che riaccende l’emozione di sapere, di conoscere, di curiosare in quello che è stato per far fronte a quello che sarà, da uomo e donna liberi di scegliere, senza ricorrere al diploma regalato o al voto comprato con la minaccia al prof.

Concludo con le ultime parole di quella intervista come se le dicessi io, e mi rivolgo soprattutto ai genitori, ME COMPRESA: “Date un bacio ai vostri figli come ha detto quel vecchio Papa, lasciateli andare, credete in loro perché sono forti e magnifici. Toglietegli le insicurezze e fateli cavalcare.. questo vuol dire amare. Devono guardare in avanti, non in basso. Tutto il resto non è dignitoso”.

Alessandra Butelli