Siamo cresciuti con il Calcio degli anni Settanta e Ottanta. La domenica pomeriggio eravamo soliti seguire le partite alla radio, alle quali, intorno alle ore 18 circa, seguiva 90º minuto condotto da Paolo Valenti. La Domenica sportiva trasmessa dopo le ore 22 terminava la giornata calcistica.
Erano numerosi i protagonisti radiofonici e televisivi di quegli anni. Tutti eccellenti giornalisti, capaci di svolgere mirabilmente il loro mestiere e di lasciare profonde tracce del loro lavoro.
Fra loro, chi non ricorda Ezio Luzzi? La sua voce radiofonica ha raccontato centinaia e centinaia di incontri calcistici, molti dei quali davvero memorabili. È per questa ragione che appartiene a pieno titolo alla storia del Calcio italiano.
D. Luzzi, come è riuscito a diventare radiocronista di grande successo?
R. «Sono riuscito perché volevo farlo, quindi ho trovato l’opportunità per entrare, quando terminai l’Università a Camerino, alla Rai dell’epoca; era il 1960».
D. Nei suoi anni giovanili difese la porta della Ternana, vero?
R. «Sì, fui portiere delle giovanili della Ternana»
D. Ci può raccontare brevemente la sua carriera ultra cinquantennale?
R. «Carlo, per raccontare la mia carriera ci vorrebbe molto tempo… Ho scritto un libro dal titolo “Tutto il mio calcio minuto per minuto” e contiene tutto ciò che mi riguarda»
D. Quali sono state le più grandi difficoltà del suo mestiere?
R.«Io non ho fatto soltanto il radio cronista nei campetti. Ho seguito otto campionati del mondo di calcio (1970-1998) e otto olimpiadi. Nell’edizione delle Olimpiadi di Atlanta, nel 1996, tra poco ci lasciavo le penne perché mi scoppiò una bomba a poco meno di qualche centinaia di metri. La mia vita è stata avventurosa e fatta di tanti episodi, belli, brutti, tranquilli, gioiosi…».
D. Dei suoi otto campionati del mondo di calcio che ha seguito, quali ritiene indimenticabili?
R. «Indimenticabile fu quello di Spagna del 1982, quando lo vincemmo. Io ero in campo e fu una cosa particolare. Per chi svolge il mestiere di radiocronista è l’apice della carriera in quanto racconti, insieme ai colleghi, un campionato del mondo».
D. Ha mai avvertito un certo senso di competizione con i suoi colleghi Sandro Ciotti, Enrico Ameri e Alfredo Provenzali?
R. «Assolutamente no. Nel maniera più assoluta. La nostra era una squadra molto coesa. Non c’è mai stata competizione. C’erano delle piccole schermaglie tra Ameri e Ciotti, ma non era niente di particolare»
D. Chi ricorda con particolare stima?
R. «Tutti quanti e tutti quelli che hanno iniziato con me a fare “Tutto il calcio minuto per minuto”: c’era Roberto Bortoluzzi, Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali, Beppe Viola, Claudio Ferretti… Quella era la vera squadra di “Tutto il calcio minuto per minuto”».
D. Qual è stata la radiocronaca più importante della sua vita?
«Ne ho fatte tantissime… Però quella del Campionato del mondo di Spagna del 1982 è un po’ il lustro per un radiocronista».
D. Quali calciatori e allenatori gli sono rimasti nel cuore?
R. «In cinquant’anni di radiocronaca quanti giocatori e allenatori avrò incontrato e intervistato? Tanti, e quindi dovrei citarli tutti … Zoff, Bearzot… Sono tantissimi. Mazzola, Riva, Rivera … Ho in menteil nome di tutti quanti e di gente che oggi è famosa e che mi correva dietro per farsi intervistare. Erano altri tempi…».
D. Quest’anno si celebra il 120° anniversario della prima trasmissione radio grazie a Guglielmo Marconi. Su questa ricorrenza cosa si sente di dichiarare?
R. «Marconi praticamente è stato il nostro papà. Se non c’era lui probabilmente la radio non sarebbe mai arrivata a conclusione. Non guardiamo adesso, perché oggi tutti parlano, comunicano, ci sono i telefoni ecc.; ma pensiamo a quell’epoca: la figlia di Marconi, che si chiama Elettra come mia madre, mi consegnò a Bologna un trofeo molto bello: il telegatto».