Il 73° Festival di Sanremo ha sancito la vittoria di Marco Mengoni con la canzone “Due vite”.
Come in ogni edizione non sono mancati né sorprese, né commenti. Ognuno, insomma, ha fatto la sua parte. Così è il Festival di Sanremo.
Da più anni, l’amico cantautore Giuseppe Cionfoli a chiusura della kermesse sanremese ci rilascia alcune sue gradite dichiarazioni. E anche quest’anno puntualmente ci onora del suo intervento.
D. Cionfoli, alcune considerazioni a caldo su questa 73ma edizione del Festival di Sanremo.
R. «Non è stato un Festival che tu vorresti rivedere perchè vuoi riascoltare la canzone che ti piace e che ti ha colpito. Non ci sono state canzoni che rimarranno nella storia del Festival».
D. Come possono entrare queste canzoni nella quotidianità della gente?
R. «Sarà difficile per farle entrare nella quotidianità della gente. Sono canzoni un pò particolari e la maggior parte degli artisti sono sconosciuti».
D. Però in certi giovani riescono fare breccia. Come lo spiega?
R. «Purtroppo il mercato discografico è giovanile. Non si vendono più i dischi nei negozi. Una canzone si scarica dal web e gli anziani non lo sanno fare. Questa è la realtà».
D. Di questo Festival cosa maggiormente l’ha sorpresa?
R. «Il fatto che i cantanti cantano fino all’1:30 di notte, che è una cosa negativa al massimo».
D. In questi ultimi anni si continua a sottolineare la carenza di canzoni di un tempo. Però nessuno interviene e il Festival continua a presentare canzoni dalla breve durata ecc… ecc… Qual è il suo giudizio in merito?
R. «Non si fa più il Festival della canzone. Si invita il cantante che può portare qualsiasi canzone che vuole. Prima era il Festival della canzone italiana. Oggi è il “festival del cantante” che è diverso. Anche quest’anno, come l’anno passato, ho presentato una canzone sulla famiglia tradizionale dal titolo “I due papà”. Bisogna parlare della famiglia dove c’è la mamma e il papà perchè il bambino ha bisogno della mamma e del papà. Però non ce l’abbiamo fatta. Quando vedi che Mengoni e Ultimo partecipano al Festival di Sanremo… In definitiva, non hanno bisogno di partecipare al Festival di Sanremo. Ultimo richiama settantamila persone allo stadio e Mengoni lo stesso. E allora cosa devi pensare? Purtroppo, oggi funziona in questa maniera. Più clik che hai su Yuo tube e più possibilità hai di andare al Festival, ma la canzone è morta. Mancano gli autori. Sai Carlo in questi giorni parlavo con Marcello Marrocchi, che ha scritto numerose canzoni tra le quali “Perdere l’amore”. Un autore come lui, che non viene più né invitato e né spronato a comporre una canzone per il Festival di Sanremo mi sembra veramente gravissimo».
D. Tra i numerosi artisti, partecipanti e ospiti, che quest’anno hanno calcato il parco del teatro Ariston, quali, secondo lei, si sono veramente distinti?
R. «Guarda Carlo quelli che rimarranno saranno i Måneskin. Sono partiti da X Factor, poi il Festival di Sanremo e hanno fatto questa breccia nel mondo. Sono stati loro i protagonisti della serata in cui si sono esibiti».
D. Cosa leggeremo negli annali della storia su questo Festival?
R. «Sicuramente Marco Mengoni che ha vinto. Il resto ho l’interpretazione di Anna Oxa o quello che ha fatto Blanco. Questo leggeremo sicuramente».
D. Quest’anno i “Nomadi” festeggiano i loro 60 anni di carriera. A parer suo, meritavano di essere invitati al Festival?
R. «Andavano sicuramente ospitati anche per rispetto a quello che sono stati e a quello che sono oggi».
D. Cionfoli, quarant’anni fa partecipava per la seconda volta consecutiva al Festival di Sanremo. Cosa ricorda in particolare di quell’edizione?
R. «Sul Festival di Sanremo, nel bene o nel male, ci si ricorda tutto. Per quanto riguarda invece il Festival del 1983, mi ricordo la critica di Natas Salvalaggio. Fu fatta per smontare un pò il personaggio, dicendo che non era vero che stavo in convento. Personalmente, anche a livello di carriera, mi fece molto molto male».