Il noto cantautore Dario Baldan Bembo inizia la sua carriera a metà degli anni Sessanta. Pianista raffinato e autore di canzoni di successo, ha lavorato anche per numerosi e grandi artisti. Tra questi ricordiamo soprattutto Mia Martini, Mina, Renato Zero, Riccardo Fogli.
Al suo pentagramma appartengono canzoni storiche da lui stesso interpretate come “Aria”, “Tu cosa fai stasera”, “Amico è”, “Da quando non ci sei”.
D. Dario Baldan Bembo, quale contesto quotidiano la stimola in particolar modo a comporre canzoni?
R. «Non c’è nessun contesto che mi ispira a comporre canzoni. L’ispirazione delle mie canzoni arriva da sensazioni che sono, tutto sommato, non legate a un tempo e anche a una situazione. Io compongo canzoni su sensazioni di amore e di affetto e, quindi, non appartengono a nessun periodo e a nessun contesto».
D. Quali emozioni avverte per aver composto numerose canzoni storiche e di grande successo soprattutto tra gli anni ’70 e ’80?
R. «L’emozione è fortissima. Quando mi capita di ascoltare qualcuno che canta la mia canzone “L’amico è”, per esempio, e sono sempre tanti, mi emoziona tantissimo e fa molto piacere. E mi fa molto piacere che “Amico è” sia stato cantato da tutte le generazioni, dai bambini dell’asilo all’anziano che va in trattoria a bere un bicchiere di vino con gli amici; e questo è molto bello».
D. Su di lei è stato scritto: «Ha uno stile personale, basato sui cambi di tono di deviazione sinfonica, con una grande padronanza della melodia e un senso innato e mai banale dell’orecchiabilità». Concorda con tutto ciò?
R. «Si è vero. Sono orecchiabile, ma non sono stupido. Non compongo mai melodie stupide, ma qualificate e molto motivate».
D. Direi geniali, basti pensare alla sua canzone “Aria”…
R. «Hai ragione… “Aria” è stata la prima canzone e quella che ha segnato un po’ tutto il mio stile abbastanza semplice. La melodia non si fa con quaranta note ma con tre. E’ anche un record nel mio caso».
D. Nella sua carriera ha lavorato con grandi artisti come Lucio Battisti, Franco Califano, Bruno Lauzi, Riccardo Fogli, Renato Zero ecc… Inoltre, ha scritto canzoni per Mia Martini, Mina, Loretta Goggi, Marcella ecc… Può parlarcene brevemente?
R. «Carlo, te ne potrei parlare se hai dodici ore per ascoltarmi. In ogni caso ti posso dire che c’è sempre stato in tutti i casi grandissimo affetto e stima nei miei confronti. Stessa cosa da parte mia nei loro confronti. C’ è sempre stato un grande feeling, un sentire insieme, qualcosa che poi ha indotto a fare la canzone».
D. Cosa ci dice del suo legame amichevole con Mike Bongiorno?
R. «Mike Bongiorno è stato il grande patrono de “L’amico è”. Forse pochi sanno fino a che punto ne è stato il patrono, perchè Mike l’ha inserita nella sigla finale della sua trasmissione “Superflash”; aveva una grande stima di me. Mike è stato un papà spirituale per me. Mi ha insegnato molta professionalità e mi ha sempre stupito e affascinato per la sua maniera di lavorare. Io lo consideravo una macchina strepitosa che non sgarrava mai e anche se faceva delle gaffe le faceva apposta. Grande professionista».
D. Quali canzoni ritiene determinanti per la sua carriera?
R. «Aria sicuramente, con la quale la prima volta mi sono affacciato alla musica leggera. Un’altra canzone è “Minuetto”, interpretata da Mia Martini come canzone che celebrava la mia composizione, perchè dicevano se hai composto Minuetto hai fatto un capolavoro. Perfino ieri sera mi ha chiamato Ornella Vanoni per congratularmi perchè l’ha riascoltata».
D. Quali elementi distinguibili si riscontrano nelle sue canzoni rispetto a quelle del cantautorato di questi ultimi anni?
R. «Carlo, questa è una bella domanda che mi fai. La differenza tra me e tutti gli altri cantautori è una cosa molto precisa e sintomatica: ho sempre scritto in maggiore, sempre in positivo e mai in minore. E’ un carattere tecnico della musica: maggiore vuol dire positivo, allegro, spensierato, sognante e minore vuol dire triste, disperato, negativo. Se vuoi definirmi con una parola o con un insieme di piccole parole: sono un compositore che ha sempre scritto in maggiore».
D. Può raccontarci qualche aneddoto sconosciuto della sua carriera?
R. «Ho scritto una canzone con Mina in una notte insieme. Credo che non sia da tutti. Ricordo che una sera mi telefonò e io ero in un ristorante a cena e mi disse: “Vieni subito qui, che ho bisogno che tu mi componga una canzone”. Presi la macchina, la raggiunsi in quella sala d’incisione e seduto al pianoforte trascorsi tutta la notte con lei a comporla. Poi lei la mattina l’ha cantata. Questa cosa non mi è più capitata. La canzone è “Eccomi”».
D. In inverno, dal 1951, ogni anno si tiene il Festival di Sanremo, al quale ha partecipato due volte. Cosa ne pensa e quali ricordi conserva di queste esperienze?
R. «Ti posso dare un giudizio sul Festival di Sanremo. Sicuramente l’ultimo, quello dello scorso anno, mi è piaciuto molto. Anche la canzone vincitrice “Brividi” è un bellissimo pezzo. La cosa che più mi ha sorpreso positivamente è che è il primo festival di Sanremo dove non ho sentito nessun rap, perchè il rap non lo considero una musica, ma un suo sottoprodotto. Ho partecipato nel 1981 e nel 1985. Però ho partecipato anche nel 1971 quale tastierista delle Equipe 84».
D. Cosa può “produrre” a un artista la partecipazione a un Festival di Sanremo?
R. «Dipende molto dalla canzona che presenta. Ultimamente il Festival di Sanremo è una manifestazione più televisiva che radiofonica. Conta più la televisione che la musica. Dopo due mesi la gente non si ricorda quasi niente…».
D. Però la sua canzone “Tu cosa fai stasera” a distanza di oltre quarant’anni la ricordiamo ancora oggi.
R. «Carlo, erano altri Festival di Sanremo… Con “Tu cosa fai stasera”, nel 1981, mi classificai al terzo posto e prima di me si classificò Alice con una canzone che sicuramente ti ricordi…».
D. Per Elisa.
R. «Bravo Carlo! E come fai a ricordare una canzone di oltre quarant’anni fa, mentre non ti ricordi chi ha vinto il Festival due anni fa? Carlo, i Festival di Sanremo di una volta erano più importanti, c’erano molta più qualità e melodie».