Passano gli anni, ma siamo ancora in molti ad ascoltare le canzoni immortali degli anni Settanta. Una di quelle belle capace di sorprenderci e di emozionarci per la sua immutata “freschezza” è “Io mi fermo qui” di Donatello, celebre cantante che ebbe un grande successo in quegli anni.
Lo abbiamo avvicinato e, gentilmente, ci parla della sua carriera e della sua “Io mi fermo qui”.
D. Donatello, come e quando è nata la sua professione di cantante e di cantautore?
R. «Ho sempre avuto una passione innata per la musica fin da bambino ed ho iniziato a sei anni ad imparare la fisarmonica. Ho ancora foto di quel periodo sia mentre suono che mentre canto al Teatro Sociale di Tortona, la mia città. A 14 anni ho formato un mio gruppo (The Wanted) nei primi anni ’60, un periodo indimenticabile dove si respirava un’atmosfera veramente fantastica. I giovani di oggi non sanno cosa si sono persi! Ma mi auguro che abbiano un sentimento di quegli anni trasmesso nel loro DNA da chi li ha preceduti. Anche conoscere la musica ed il costume di quegli anni rappresenterebbe un arricchimento culturale notevole».
D. Quali sono stati i periodi salienti della sua carriera?
R. «Tra il ’68 ed il ’69, dopo l’esperienza col gruppo (voce, tastiera e chitarra), ho avuto l’occasione di entrare nel gruppo che accompagnava Morandi come chitarrista, facendomi una certa esperienza in un ambito più professionale e frequentando come turnista (chitarrista per provini musicali) le sale d’incisione di Milano».
D. “Io mi fermo qui” è una delle sue canzoni di successo che ancora oggi è in auge. Come nacque e come spiega la sua affermazione?
R. «Fra le sale d’incisione per cui lavoravo c’era anche la Ricordi, mitica edizione e casa discografica, alla quale chiesi un’audizione. In effetti sembra una canzone che sia stata scritta ieri ed è molto valida. Molto spesso non si capisce come e perchè una canzone consegue un successo clamoroso. E pensare che “Io mi fermo qui” non fu ammessa alla finale del Festival di Sanremo».
D. Come raggiunse il suo debutto al Festival di Sanremo seguito dalle altre partecipazioni?
R. «Era novembre del ’69 e quel provino mi catapultò a San Remo con una delle canzoni che avevo presentato nel provino, appunto “Io mi fermo qui”. Seguirono poi altre tre partecipazioni consecutive fino al ’73».
D. Che ricordi ha delle sue esibizioni sanremesi?
R. «Devo dire che erano anni in cui il Festival di Sanremo era meta di grandi artisti, anche internazionali. Il periodo più glorioso. Nel ’70 al mio primo Sanremo mi trovai insieme a cantanti del livello di Celentano, Nicola di Bari, Sergio Endrigo, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Ron (ancora Rosalino Cellamare), Nada e tantissimi altri. Come esordiente potevo essere veramente smarrito e molto intimorito dal rispetto verso quelli che negli anni precedenti erano i miei idoli e miei modelli di riferimento: grandissima emozione! Era sognare o esser desto?».
D. Durante i suoi concerti, quali delle sue canzoni sono più richieste?
R. «Le mie canzoni più richieste sono appunto “Io mi fermo qui”, “Com’è dolce la sera”, “Ti voglio”, scritta da Pieretti, tutte presentate in quegli anni al Festival di Sanremo, ma anche “Malattia d’amore” presentata a Venezia, altro Festival molto importante che si teneva a settembre, dove con il pezzo mi aggiudicai la Gondola d’Argento».
D. A suo avviso, di cosa necessita la canzone italiana di oggi per ritornare a quella immortale di un tempo?
R. «L’atmosfera di quegli anni è irripetibile ed è quello che ancora oggi rende affascinante la musica e le canzoni di allora. Non so se le canzoni di oggi saranno ricordate con la stessa intensità, ma io lo auguro a tutti i giovani di oggi se sapranno conservare la bellezza ed i sentimenti della musica del loro tempo migliore preservandola dalla consuetudine “usa e getta” tipica di questi anni».
D. Si ritiene soddisfatto della sua carriera artistica?
R. «Devo dirle questo: tutto quello che ho prodotto nella mia storia musicale è ancora vivo e continuo insieme ad artisti della mia generazione a tenere spettacoli ed incontrare un pubblico ancora entusiasta».