Home CARLO PELLEGRINI “Vialli, amici sin dai tempi della Cremonese” | Intervista di Carlo Pellegrini

“Vialli, amici sin dai tempi della Cremonese” | Intervista di Carlo Pellegrini

Venerdì 6 gennaio Gianluca Vialli, protagonista indiscusso del calcio italiano, ha dovuto arrendersi a una malattia incurabile che lo aveva assalito da cinque anni. Aveva 58 anni.
È stato un campione eccezionale sia sul campo e sia nell’affrontare coraggiosamente la patologia tumorale.
Quattro furono le squadre in cui militò: Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea, segnando numerosissimi goal e conquistando più trofei.
Anche la Nazionale italiana lo ebbe nella sua compagine per sette anni consecutivi, con la quale disputò il Campionato del mondo 1986 e 1990.
«Gianluca era una persona meravigliosa, un vero fuoriclasse». Sono parole di Marco Nicoletti, suo compagno di squadra nella Cremonese e noto calciatore di Como e L. R. Vicenza.

D. Nicoletti, quali sono stati i suoi pensieri dopo aver appreso la scomparsa di Gianluca Vialli?
R. «Ero a conoscenza della sua situazione anche grazie a degli amici cari che avevo in comune con Gianluca e che mi tenevano aggiornato sulle sue condizioni. Purtroppo ultimamente il suo stato di salute non era molto buono. Però tenevo sempre viva la speranza che accadesse un miracolo, come ha detto anche Roberto Mancini, e che le cose potessero migliorare. Mi sentivo con Gianluca anche attraverso messaggi, ma, ultimamente, non rispondeva più. Quando ho appresa la dolorosa notizia della sua scomparsa, alla quale non si è mai pronti, è stata una giornata terribile, che tuttora continua. Mi ritorna alla mente tutto quello che ho vissuto insieme a lui e, soprattutto, la bella persona che era. Ho giocato con lui soltanto un anno e fu il campionato 1983/84, quando la Cremonese conseguì la promozione in serie A. Ebbi l’onore di essere suo compagno di squadra, reparto e camera. È stato solo un anno, ma è stato bellissimo. Eravamo giovani, lui aveva 19 anni ed io 24. Gianluca sebbene giovanissimo, dal punto di vista umano mi ha sempre colpito per quanto fosse acuto, ironico, arguto e avanti in relazione alla sua giovane età. Al di là di quello che ha fatto dal punto di vista calcistico, è diventato un grande uomo. È stato amato e rispettato in tutta Italia e nel mondo».

D. Quali furono le caratteristiche che gli permisero di diventare un fuoriclasse?
R. «A mio avviso furono lo spirito di abnegazione, la voglia di sacrificarsi, di imparare sempre e l’umiltà. Gianluca possedeva delle doti innate, che lavorando con sacrificio e abnegazione ha migliorato; l’ho visto, anno dopo anno, cambiare e diventare un campione, un vero fuoriclasse. Quando giocava con me, era un ragazzo diverso: io facevo la prima punta e lui la seconda, mi girava intorno, andava a destra, a sinistra e in mezzo al campo. Era molto più magro, agile, veloce e scattante. Poi con il tempo è cambiato sia fisicamente che tatticamente ed è diventato una prima punta, facendo tantissimi goal. Giocare in attacco con Gianluca mi ha fatto sembrare più bravo di quello che ero ed era molto più facile svolgere il mio compito. Una persona che gioca accanto ad un calciatore che diventerà un campione usufruisce anche di maggiori spazi e possibilità, potendo così fare più goal: è ciò che è accaduto a me, perciò ritengo un privilegio e una fortuna aver giocato con lui»

D. Ricorda qualche episodio o particolare vissuto dentro o fuori campo con Vialli?
R. «Ce ne sarebbero tanti da raccontare. Tante stupidaggini che si compiono a 19 e 24 anni. Eravamo consapevoli delle nostre condizioni giovanili e di svolgere il mestiere più bello del mondo e ben pagato. Al di là di quando stavamo in campo, era tutto uno scherzo, tutto goliardico e ne abbiamo combinate tante, nel senso buono. Si parla di quasi quarant’anni fa e ci divertivamo con goliardate. Mi ricordo che invitavamo il magazziniere della Cremonese ad imitarci colpendo la palla di testa, però ad un certo punto si sostituiva il pallone con uova sode. Lo stesso scherzo Gianluca continuò a farlo anche al magazziniere della Sampdoria, la quadra in cui giocò per otto stagioni consecutive,  dopo la Cremonese. Queste cose erano sempre all’ordine del giorno e Gianluca in prima fila».

D. Come ricorda l’esordio di Gianluca Vialli nella partita Sampdoria – Cremonese del 16 settembre 1984?
R. «Ne stavo parlando proprio in questi giorni con un nostro compagno di squadra, Felice Garzilli, che era il terzino marcatore di quella Cremonese che raggiunse la promozione in serie A dopo 54 anni, grazie anche ai goal di Gianluca, che furono 10, mentre io segnai 9 reti. Per Felice Garzilli, come per Gianluca, era l’esordio in serie A. E Garzilli si trovò ad esordire nella massima serie marcando proprio Gianluca che era passato alla Sampdoria. Ricordo che prima della partita si abbracciarono. Fu un evento davvero strano: due mesi prima festeggiavamo tutti insieme la promozione in serie A e il campionato successivo, poco più di due mesi dopo, ci siamo trovati avversari. Fu una partita toccante: Gianluca esordiva in serie A; io avevo già disputato due campionati in serie A con il Como e anche per altri nostri compagni era l’esordio nella massima serie». 

D. Cosa ha rappresentato Vialli per il calcio italiano e mondiale?
R. «Gianluca ha rappresentato, secondo me, quello che possiamo essere noi italiani come popolo e persone. Gianluca, al di là dell’aspetto calcistico, era una persona garbata, a modo, educata, rispettosa, buono di animo, generoso, mai banale e sempre con una buona parola. Noi come popolo siamo un po’ così, al di là di quello che certe volte succede. Gianluca rappresenta il prototipo dell’italiano migliore. In questi suoi ultimi cinque anni, trascorsi con la grave malattia, quando ho perso i miei genitori e ho avuto il covid si preoccupava più lui di me che io di lui. Lui pensava a tutti anche quando la sua condizione di salute era ben più difficile di quella di chi intendeva sostenere. Gianluca era così. Lo era anche da giovane».

D. Considerata, tutto sommato, la sua giovane età quanto poteva ancora offrire al calcio italiano?
R. «Ho sentito, soprattutto dai giocatori della Nazionale che lo hanno frequentato quando Gianluca era capo delegazione, belle testimonianze di quel suo impegno; quei giocatori hanno fatto tesoro di tutto quello che Gianluca trasmetteva e diceva. I giovani di oggi hanno poca voglia di ascoltare consigli, ma le parole dei giovani calciatori della Nazionale rivolte a Gianluca mi hanno fatto molto piacere. In definitiva, Gianluca, come ripeto, non era una persona banale, quello che diceva veniva dal cuore e chi lo ascoltava questo lo percepiva».

D. Quali iniziative suggerisce per perpetuare la memoria di Gianluca Vialli?
R. «Non lo so, essendo la cosa delicata. Rimane il fatto che Gianluca non c’è più, ma lui rimarrà sempre nei nostri cuori. A me viene da piangere nel pensare che Gianluca ci abbia lasciato, ma qualunque cosa facciano in sua memoria qui in Italia o nel mondo io ci sarò. E pensare che fino a due anni fa, in ottobre, noi ex calciatori della Cremonese organizzavamo sempre una cena durante la quale ci raccontavamo gli anni trascorsi insieme, ridendo e scherzando. Pensare che Gianluca non ci sarà più mi fa ancora più male».