l 2022 termina con un grande lutto nel mondo del calcio: il 29 dicembre si è spento Pelé, Edson Arantes do Nascimento, la leggenda del calcio mondiale.
Rimane difficile sintetizzare l’indiscusso talento e descrivere la straordinaria carriera di questo inimitabile fuoriclasse brasiliano. Ci piace riportare alcuni stralci di un articolo apparso sul giornale on line Open in cui vengono evidenziati gli straordinari successi e i record conseguiti da Pelé.
«In Brasile con il Santos, per vent’anni la sua squadra fino al 1975, ha vinto 10 volte il campionato Paulista, 6 Campeonato Brasileiro Série A, 4 il Torneo San Paolo, 5 la Coppa del Brasile, la Taça Brasil. In bacheca aveva anche due coppe Libertadores, due Coppe Intercontinentali e una Supercoppa. Quando è volato a New York per giocare con i Cosmos, Pelé ha vinto campionato Nasl, aprendo i primi grandi varchi nel muro dello scetticismo statunitense per il soccer. Negli Usa si è ritirato nel 1977, dopo aver giocato accanto a Franz Beckenbauer e Giorgio Chinaglia. Con la maglia del Brasile ha conquistato tre Mondiali di calcio: nel 1958, nel 1962 e nel 1970. Le statistiche Fifa riconoscono a Pelé il record di reti in carriera: 1.281 gol in 1.363 partite. In partite ufficiali ha firmato 757 marcature in 816 gare, con una media di 0,93 gol a partita. Nella nazionale verde-oro ha giocato 92 gare e segnato 77 reti».
Il nostro giornale non poteva non ricordare Pelé. Provvede attraverso una intervista ad un giocatore che lo incontrò e lo combatté sportivamente: Roberto Boninsegna: il giocatore che nella finale leggendaria tra Italia e Brasile allo stadio Azteca di Città del Messico segnò l’unico goal azzurro.
D. Boninsegna, che ricordi ha di Pelé?
R. «Il ricordo del giocatore di calcio più assoluto del mondo. Un giocatore perfetto, completo, sia di testa, di destro e di sinistro. Intelligente e con personalità».
D. Cosa significa per lei averlo conosciuto?
R. «E’ stato un piacere come ho conosciuti altri giocatori. E’ stato un piacere vederlo giocare nella partita Italia-Brasile ai Campionati del mondo del 1970 disputati in Messico».
D. Secondo lei, è stato veramente il miglior calciatore di tutti i tempi?
R. «Penso di si. Anche Maradona lo era; però, credo, che Pelè fosse più completo».
D. C’è qualche caratteristica che avevate in comune?
R. «Per carità non facciamo certi paragoni… Diciamo che la mia caratteristica che assomigliava alla sua era quella di tirare in porta. Anche io ho fatti tanti goal…».
D. Un calciatore come Pelé in quali modi poteva essere marcato?
R. «A uomo come fece Giovanni Trapattoni in occasione dell’amichevole tra Italia e Brasile disputata a San Siro nel maggio 1963. Un calciatore come Pelé lo devi seguire e l’unico modo è di marcarlo a uomo».
D. Ci può parlare brevemente di quella finale storica tra Italia e Brasile in cui segnò anche Pelé?
R. «A poco più di venti minuti dalla fine eravamo ancora sull’ 1 a 1. Al goal di Pelé ho pareggiato io. Purtroppo fu commesso un grosso errore di non far giocare Gianni Rivera, il pallone d’oro dell’anno precedente. Insomma, ci siamo permessi di lasciare Rivera in panchina. C’è questo rammarico…».