Siamo sempre abituati ad ascoltare canzoni e ad applaudire l’interprete. È assai raro, invece, scoprire e, magari, felicitarsi con l’autore di quella canzone che ci è piaciuta. Merito al cantante, sia ben chiaro, ma onore anche a colui o a coloro che sono stati capaci di abbinare magistralmente parole e musica! È certo più difficile puntare l’attenzione sui professionisti che collaborano con un noto cantante o cantautore. Eppure sono determinanti per il successo di un brano e quando li avviciniamo ci consentono di conoscere realtà inedite e importanti.

È il caso di Giuseppe Tinti, autore di canzoni e personal manager di celebri nomi della musica italiana.

 

D. Tinti, ci può descrivere, in poche parole, la sua attività di autore di canzoni e di scopritore di talenti artistici?
R. «Ormai sono passati molti anni da quando, giovanissimi, io e il mio amico Enzo Ghinazzi (Pupo) siamo partiti dal nostro piccolo paese di Ponticino, vicino ad Arezzo, per Milano, che in quel periodo era la mecca della musica. Lì abbiamo avuto il primo contratto con una casa discografica che nasceva proprio in quei giorni, la Baby Records. Enzo è diventato Pupo e io il suo autore e abbiamo realizzato i nostri sogni. Piano piano lui è diventato un cantante conosciuto in tutto il modo e io un autore; poi sono passato alla promozione e alla produzione nella stessa casa discografica, dove ogni disco era un successo con artisti come i F.lli La Bionda, Gazebo, Albano e Romina Power, Ricchi e Poveri, Rondò Veneziano ecc., fino al 1985. Dopo ho aperto una mia struttura musicale. Questo è il sito della mia etichetta www.mamasrecords.it ».

D.Tra le sue canzoni quali sono quelle che le stanno particolarmente a cuore?
R. «“Ciao”,“Noi adesso”, che era dentro il primo album di Pupo. Un’altra a cui sono particolarmente affezionato è “Ma cosa è stato” che rimase in vetta alle classifiche brasiliane. Lo abbiamo scoperto andando in tour in quel paese nel 1979. Invece, ultimamente, ho fatto solo musiche lounge  in un cd prodotto da me e da Umberto Tozzi, Heterogene Project».

D. Secondo lei, per quali ragioni le canzoni di oggi non parlano più al cuore come quelle di un tempo?
R. «Perchè è cambiato il mondo e anche la musica; dopo tanto parlare d’amore si sono affermati altri generi, quali il “rap”, il “trap”. Le grandi canzoni non ci sono più. Quasi sempre – le note sono 7 – si rasenta il plagio!!!».

D. Tra i talenti che ha scoperto e lanciato, chi ha conseguito maggiore successo?
R. «A parte Pupo, un altro personaggio è Giorgio Panariello, che quando l’ho conosciuto era solo un dj imitatore a Radio Versilia; da lì l’ho portato in giro per l’Italia e gli ho fatto fare i primi provini Tv, alla Rai e a Mediaset. Dopo mi ha tradito, non rispettando il contratto e passando ad un altro manager senza avvisarmi. Sono rimasto deluso, però dopo qualche anno siamo tornati a parlarci. Ho partecipato in parte alla sua crescita, ma una persona che l’ha aiutato molto è stato Carlo Conti».

D. Qual è il suo “segreto” per riscontrare le qualità artistiche in una persona?
R. «Innanzitutto mi deve piacere come persona e deve instaurarsi fra noi un certo feeling; poi posso metterlo alla prova con il pubblico. È lì che capisco se può funzionare. Poi cerco di confezionare un bel prodotto sull’artista, ma parecchie volte non va bene nemmeno quello. L’ultimo è il caso di FILIPPO GRAZIANI: pezzi bellissimi, però non è successo niente».

D. Sono numerosi i cantanti e i cantautori per i quali lei è stato manager. Chi ammira di più?
R. «Come personal manager di Umberto Tozzi ho lavorato con lui e ho girato tutto il mondo per molti anni. Un altro artista a cui ero molto affezionato è stato Gigi Proietti. Ho lavorato con lui solo due anni come direttore di produzione. Era un grande showman e una bella persona. Pensa, Carlo, la notte prima che morisse avevo intenzione di mandargli un messaggio il giorno dopo, perchè era il suo compleanno e la stessa notte ho sognato che eravamo insieme in Sud America per una serie di concerti. È stato un duro colpo. Ripeto, era una persona eccezionale! Per ultimo, un cantante, Alan. Ormai è quasi 10 anni che lavoro con lui e abbiamo fatto un percorso musicale e un cd con tanti duetti con Albano, Riccardo Fogli, Pupo, Umberto Tozzi; è uscito in tutto il mondo con Farn music e distribuito da Universal Music-sito www.alanmusic.com». 

D. Quanto è stato importante il suo apporto artistico fornito ad Enzo Ghinazzi in arte Pupo?
R. «Come ho detto prima, siamo come fratelli, ci conosciamo dalla prima elementare e siamo ancora sempre in contatto dopo tanti anni, anche se non lavoriamo spesso insieme. Nel 2020 abbiamo fatto un progetto che ho prodotto per lui insieme ad Alan, “Fuori dal gregge”, per Label Svizzera Farn music».

D. Cosa risponde a quei giovani e a quegli autori di canzoni che non trovano spazio nel mondo della musica leggera italiana di oggi?
R. «Purtroppo il mondo musicale è stato distrutto da tutti questi Talent che servono solo alle tv per fare grandi ascolti e che però sono penalizzanti per i giovani. Il talent è una fabbrica di illusione per migliaia di ragazzi che aspirano ad un passaggio televisivo e, vedendosi in una trasmissione, pensano che sono arrivati. Ma solo pochi avranno un successo duraturo e si contano sulle dita di una mano quelli che sfondano alla grande, come Maneskin, Emma, il grande Marco Mengoni. Gli altri restano allo sbando, lasciati da soli senza un aiuto con problematiche di depressioni gravi e senza un piano B.
Ai nuovi autori posso dire è di provare e provare ad essere se stessi, senza copiare o scimmiottare».

D. Quali sono i suoi prossimi obiettivi?
R. «In questo marasma musicale sto facendo un progetto che intanto piaccia a me. È top secret e sto lavorandoci da mesi con grandi musicisti. Quando sarà pronto ve lo farò avere».