Home CARLO PELLEGRINI Gli ottanta anni di Umberto Balsamo I intervista di Carlo Pellegrini

Gli ottanta anni di Umberto Balsamo I intervista di Carlo Pellegrini

Ottanta candeline sulla torta di Umberto Balsamo. Il celebre cantautore siciliano compie 80 anni.

Portano la sua firma non solo tante canzoni, Amore mio, L’angelo azzurro, Balla, ecc., ma al suo pentagramma appartengono numerosi brani interpretati da illustri artisti come Orietta Berti, Mino Reitano, I Ricchi e Poveri, Iva Zanicchi, Peppino Di Capri ecc.
In questo felice giorno, nel porgergli gli auguri più affettuosi, Balsamo ha risposto alle nostre domande.

D. Come è giunto ad essere il noto Umberto Balsamo?
R. «Facendo un po’ di sacrifici, chiaramente. Sono arrivato a Milano fresco fresco dalla Sicilia e devo dire che sono stato anche fortunato. Ho incontrato persone meravigliose che hanno capito subito che ero un ragazzo che dovevo essere aiutato e ascoltato. Quindi, ho avuto l’occasione di fare sentire quello che sapevo fare. Iniziai con Orietta Berti, la quale incise una mia canzone, La prima lettera d’amore, che doveva presentare al Festival di Sanremo. Solo che a quel tempo si andava al Festival in coppia con un altro cantante. In quell’anno partecipò Memo Remigi, il cui editore aveva presentato la sua canzone Io ti darò di più, e gli fu abbinata Orietta Berti. Quindi, la mia canzone passò sul retro del disco. Praticamente iniziai così».

D. A quali delle sue canzoni è particolarmente più affezionato?
R. «A quelle che devo ancora scrivere…». 

D. Ci parli un pò dei suoi successi.
R. «I miei successi sono brani che ho amato tutti e non ce ne sono che si amano meno. Ci possono essere semmai brani che ti danno meno soddisfazione perchè gli arrangiatori hanno sbagliato l’arraggiamento, o perché qualcosa ho sbagliato io… Ma i brani sono tutti belli. Sono rimasto un po’ affezionato, come ricordo, a quando ho scritto la canzone Occhi neri per Mal. Per me lì fu una svolta perchè avevo messo a fuoco quello che dovevo e non dovevo scrivere». 

D. In sostanza, cosa emerge dalle sue canzoni e come le piace definirle?
R. «Le mie canzoni sono momenti che raccontano lo sforzo di capire il rapporto tra uomo e donna e il senso della vita. Uno si sforza di capire qualcosa, ma deve accettare l’idea che non ha capito nulla o che ha capito ben poco».

D. Non crede di potersi definire un protagonista, soprattutto degli anni Ottanta, insieme ai grandi autori di canzoni di tutti i tempi come Luigi Albertelli, Cristiano Minellono, Dario Farina, Mogol, Daniele Pace, Giancarlo Bigazzi, Franco Migliacci ecc.?
R. «Onestamente non lo so. Ma queste sono cose che deve decidere il pubblico o che devono valutare i giornalisti. Io ho tentato di fare del mio meglio, mi creda. Non ho ancora finito e prossimamente, spero, ci saranno delle sorprese».

D. Sono numerosi gli artisti con i quali ha collaborato. Con chi ha avuto un maggior sodalizio e soddisfazione?
R. «Collaborazioni ne ho avute poche. Allora usava che l’autore scriveva e l’editore provvedeva a presentare, a proporre il brano che aveva scritto l’autore. Io contatti con gli artisti ne ho avuto pochi. Erano il produttore e l’editore ad avere questi rapporti. Io scrivevo. Devo dire che con quei pochi artisti che ho conosciuto c’è stato una bella relazione di amicizia e cordialità».

D. Può parlarci della sua collaborazione artistica con Cristiano Minellono?
R. «Lui scriveva i testi e io le musiche. Ci incontravamo a casa sua o a casa mia e io davo le dritte su quale argomento dovevamo trattare. Mi sono trovato bene. Poi, arrivato ad un certo punto, come capita in tutti lavori che si fanno, artisti o non artisti, uno prende la sua strada. Io ho preferito scrivere i testi da solo perchè mi sentivo più completo e mi esprimevo meglio, dicendo quello che volevo dire al 100%».

D. Che messaggio vuole dare in occasione del suo 80° compleanno?
R. «Se alcuni ragazzi vogliono fare questo lavoro devono stare attenti ad avere rapporti con tutti i collaborativi. Devono essere educati, ma soprattutto devono studiare. Studiare da dove arriviamo. Devo dire che il Festival di Sanremo di quest’anno mi è piaciuto moltissimo. Ci sono stati ragazzi che hanno detto delle cose molto piacevoli. Tempo fa ho ascoltato ragazzi che non sapevano nulla del passato. Un giorno dissi ad uno di loro: Conosci e hai ascoltato Domenico Modugno? E lui: No! E allora gli dissi: Vai a studiare. Modugno, che piaccia o non piaccia, ogni persona è chiamata a conoscerlo e a capire perchè abbia conseguito così tanto successo. Lo studio serve anche a questo. Quando ho iniziato ho sempre amato la musica e sin da bambino ascoltavo musiche provenienti dall’America fino alla nausea e nella testa mi si era formata una enciclopedia. Forse ai giovani di oggi manca questo».

D. Oggi, giorno del suo 80° compleanno, cosa ci suggerisce di ascoltare del suo vasto repertorio musicale?
R. «Vi dico il testo che preferisco. È una mia canzone che, essendo una tarantella, è un brano fantastico che si riferisce alla canzone Balla. È un inno all’amore, alla donna; meglio di così non potevo fare».