Home CARLO PELLEGRINI Il Festival di Sanremo il giorno dopo I intervista di Carlo Pellegrini

Il Festival di Sanremo il giorno dopo I intervista di Carlo Pellegrini

Da poche ore è terminata la 72a edizione del Festival di Sanremo.
Ci giunge opportuno l’interessante commento rilasciato dal noto cantautore Giuseppe Cionfoli, del quale proprio quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della prima esibizione alla kermesse sanremese.

Il Festival dell’anno 1982, infatti, si tenne dal 28 al 30 gennaio. La canzone di Cionfoli “Solo grazie” possiamo definirla una evergreen del Festival, considerando i numerosi ascolti che registra ancora oggi.

D. Cionfoli, a 40 anni dalla sua prima partecipazione al Festival di Sanremo 1982 come la ricorda?
R. «Carlo, il Festival di Sanremo non si scorda mai. E’ come il primo bacio, è come la prima ragazza che abbiamo avuto. E’ impossibile dimenticare Sanremo. Ricordi anche l’odore del teatro. E’ una cosa che non si può dimenticare. Assolutamente no».                                 

D. Perchè quella canzone dal titolo “Solo grazie”?
R. «Grazie della vita, dell’esistenza, il dono di Dio che ci ha fatto. “Solo grazie”, che è tutto e niente».

D. Ci sono delle similitudini tra il Festival di Sanremo 1982 e quello di quest’anno?
R. «Sì, soltanto il Teatro Ariston. Da tre anni, secondo me, hanno ammazzato la canzone italiana. Quando si scelgono i cantanti in base ai clic su yuo tube o per il numero dei loro follower, non c’è nemmeno la scelta della canzone e questo ha portato alla rovina della canzone italiana. Quest’anno oltre a quelle di Elisa e Massimo Ranieri, canzoni non ce ne sono».

D. Quali sono le sue valutazioni su questo Festival condotto da Amadeus per la terza volta consecutiva?
R. «Carlo non voglio giudicare nessuno, però come dicevo nella risposta precedente, se si scelgono i cantanti in base ai clic su yuotube non c’è ricambio artistico. E’ sempre un Festival di Sanremo e nonostante tutto va avanti. Poi gli ascolti ci sono stati e lo hanno premiato. La gente non ha niente altro da vedere perchè negli altri programmi non fanno niente durante il Festival. La De Filippi non fa la sua trasmissione. Il Grande Fratello non fa la sua trasmissione. Quindi si guarda il Festival. Questo bisogna dirlo. Se ci fosse un’alternativa, magari la si vedrebbe. Io spero che l’anno prossimo scelgano le canzoni e non il clic su yuo tube».

D. Cosa l’ha stupita in particolar modo?
R. «Quella blasfemia del battesimo che ha fatto Achille Lauro. Io le avrei consigliato il giorno dopo di farsi la circoncisione in diretta o parlare male degli ebrei o dei mussulmani. Perchè è facile sparare sulla Croce Rossa, su noi cristiani che non reagiamo. L’anno scorso la blasfemia con la coronazione di spine di Fiorello. Lo fanno apposta per far parlare del Festival. Però non è giusto insultare i cristiani perchè il battesimo è un sacramento, non una pagliacciata come quella che ha fatto Achille Lauro. E’ un uomo inutile».

D. Cosa si aspettava?
R. «Carlo non mi aspettavo niente perchè è sempre Amadeus che fa il Festival e chiaramente fa le sue scelte. Noi abbiamo presentato una canzone per il Festival contro la pedofilia e la ripresenteremo l’anno prossimo. Ci siamo andati vicini e se l’avessero accolta avrebbero fatto un servizio sociale: saremmo andati a Sanremo a parlare della pedofilia in accordo con i discorsi che fa il papa. Purtroppo non ce l’abbiamo fatta. Molto probabilmente non abbiamo santi in cielo».                                                                 

D. Cosa pensa dei testi?
R. «Sinceramente quando li hanno cantati non ho capito niente di quello che dicevano. L’unica canzone che ho capito realmente è quella di Massimo Ranieri, che racconta la sua storia: si capisce che era andato in America da ragazzo e che vedeva l’America da lontano. Quando una canzone racconta una storia è sempre una bella canzone. Anche quella di Elisa si capisce qualcosa, ma il resto sono parole messe per la musica».

D. Non crede che le canzoni di oggi siano orfane dei grandi autori come Cristiano Minellono, Giancarlo Bigazzi, Totò Savio, Dario Farina, Beppe Dati, Luigi Albertelli, ecc…? R. «Ognuno il suo. Non ci sono più gli autori di una volta. Le canzoni di Sanremo rimaste sono “Ancora” di Edoardo De Crescenzio, “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri, composta dal mio amico Marcello Marrocchi; mi inserisco pure io con “Solo grazie” che è nella storia del Festival. Mancano gli autori e questo si sente molto. Ognuno compone le proprie canzoni e chiaramente se non va a scuola di inglese non impara l’inglese. Mancano i grandi autori sia per quanto riguarda il testo e sia per quanto riguarda la musica. Quando in una canzone del Festival di Sanremo si dice: “io ti mostro il culo…”, siamo arrivati al massimo».

D. Cosa ricorderemo del Festival di Sanremo 2022 tra qualche anno?
R. «Io credo niente. Forse il battesimo di Achille Lauro. Del resto non si ricorderà niente. Non credo che la canzone vincitrice sarà ricordata tra quarant’anni. Come dicevi tu Carlo non ci sono più gli autori, i parolieri, mancano i bei testi. Credo che con questo Festival non hanno ucciso l’uomo ragno, ma la canzone italiana».