Tony Esposito è un cantautore a tutto tondo. Lo dimostra chiaramente il suo straordinario talento artistico e lo conferma la sua popolarità in quasi tutto il mondo.
Inconfondibile è il suo stile, che scaturisce da una perfetta simbiosi tra la melodia napoletana e la ritmica di numerosi paesi etnici, dei quali è considerato uno dei più grandi conoscitori.
Una sua canzone, “Kalimba de luna”, fu vincitrice della manifestazione canora “Un disco per l’estate 1984” . Le vendite di questo disco superarono i cinque milioni di copie.
D. Maestro Esposito, il suo inconfondibile genere musicale lo ha sempre distinto. Può parlarcene?
R.«Le mie composizioni musicali nascono dall’incontro della mia città, Napoli-Mediterraneo, con altre culture che hanno a che fare con i miei viaggi, soprattutto in luoghi esotici dove il ritmo è molto sentito e forte».
D. Ancora oggi “Kalimba de luna” è una delle sue canzoni più ascoltate in tutto il mondo. In che cosa consiste il suo successo?
R.«Nella sua formula particolare. Kalimba de luna non è una canzone nel senso tipico del termine. Kalimba de luna è un pezzo nato da un musicista con una idea precisamente musicale. La sua particolarità si deve al suono e al colore».
D. La sua vasta cultura artistica l’ha indotta ad inventare il tamborder. Come è giunto alle creazione di questo singolare strumento?
R. «Questo strumento nasce da un mio viaggio di ritorno dall’Africa. Avevo cercato di inventare uno strumento particolare e ebbi l’idea di crearne uno che fosse molto di più di un tamburo. Poi, in qualche modo, anche con questo strumento ho composto le note della mia canzone “kalimba de luna”, che ha avuto un grandissimo successo».
D. Quali delle sue canzoni preferisce di più?
R. «Ce ne sono tante … La canzone che amo in particolar modo è proprio “Kalimba de luna”, un pezzo, ripeto, che ha avuto un grandissimo successo. Poi ci sono altre canzoni, come “Sinuè” che presentai al Festival di Sanremo del 1987. Sinuè è un brano che considero più complesso di “Kalimba de luna”».
D. A quale delle sue partecipazioni al Festival di Sanremo è più affezionato?
R. «Un po’ a tutte, perchè ognuna ha avuto le sue particolarità. Ma sicuramente quella a cui ho partecipato con Eugenio Bennato, nel 1990 con la canzone “Novecento aufwiedersehen”, è stata tra le più belle».
D. Cosa ha significato per lei il successo che ha conseguito nel mondo?
R. «La possibilità di viaggiare tantissimo ed è quello che io amo. La possibilità di tenere concerti in giro per il mondo. Per me viaggiare significa conoscere. Conoscere il pianeta per me è il massimo».
D. Cosa non gradisce della musica leggera italiana di oggi?
R. «Oggi della musica leggera italiana non mi piace la povertà di suoni e la povertà di colori».
D. In questi ultimi anni sono venuti a mancare numerosi artisti suoi amici come Lucio Dalla, Pino Daniele, Franco Battiato. Li ricorda spesso?
R. «Sì, li ricordo in ogni mio concerto».
D. Come vede il suo futuro?
R. «Sto aspettando che ci siano le riaperture totali dopo questa tremenda pandemia da covid-19 per riprendere a girare il mondo con la mia musica. Nel frattempo, come ho già annunciato in televisione, sono alle prese con la realizzazione di un libro e di un disco nuovo».
D. A risentirci alla presentazione del suo nuovo libro e del suo nuovo disco.
R. «Fantastico. E fin da ora vi auguro buon ascolto musicale».