Sono numerosi i film della comicità italiana girati durante i memorabili anni Ottanta.
La prima edizione de L’allenatore nel pallone appartiene a quella storica rassegna. Nel cast figuravano numerosi e celebri attori come Lino Banfi, Camillo Milli, Andrea Roncato, Gigi Sammarchi, ecc. Questo film fu occasione di maggiore visibilità e di ribadire il suo talento per un altro importante artista, Antonino Zambito, in arte Antonio, che dette vita al famoso calciatore panchinaro “Fulgenzio Crisantemi” ancora oggi immortalato nella sua originalità. Ed è proprio Antonino Zambito che abbiamo incontrato e intervistato.
D. La prima edizione del film “L’allenatore nel pallone” la vede come uno dei suoi maggiori protagonisti nella veste del calciatore “Fulgenzio Crisantemi”. Come nacque la partecipazione a questo film capace ancora oggi di divertire?
R. «La partecipazione a questo film fu del tutto casuale. Nacque in agosto, in pieno caldo estivo. Lino Banfi e il regista Sergio Martino stavano girando il film allo stadio Flaminio di Roma e io stavo, invece, al mare in vacanza, dove mi giunse una telefonata dello stesso De Martino con la quale mi inviata ad andare da lui per parlare di questo film perchè ci sarebbe stato un ruolo anche per me. Salii in macchina e raggiunsi allo stadio Flaminio De Martino, che mi fornì il copione. Nel leggerlo notai subito che c’era la figura di un giocatore panchinaro anziano, che non aveva battute e non era un personaggio. Insomma una figura diversa da affiancare all’allenatore Lino Banfi in panchina. Evindenziai un po’ questo aspetto. Nel frattempo, però, i lavori furono sospesi per la pausa pranzo e De Martino mi disse: “Antonino, vai in sala trucco dai tecnici e vedi un po’ se riesci a creare un personaggio e da cosa nasce cosa”. E così iniziai a pensare a un personaggio secondo la mia fantasia: improvvisai dei baffi, cercai di sporgere le orecchie, collocai i capelli all’indietro. Poi, tenendo presente che dovevo proporre un personaggio che avrebbe dovuto dialogare con Banfi, pensai ad una figura alquanto buffa e indossai i pantaloncini. A fine pausa pranzo, il mio personaggio piacque a Lino e a Sergio Martino, che ne furono addirittura entusiasti. Così nacque il personaggio “Crisantemi”».
D. Ci parli un po’ del personaggio Crisantemi.
R.«Una volta creato il personaggio Crisantemi, stando in panchina chiesi a Lino se potevo fare qualche battuta con lui. Così iniziai a parlare di ciò che mi veniva in mente e Lino mi rispondeva. Crisantemi nacque, diciamo, per casualità, non era descritto nel copione, non esisteva proprio. Ripeto, nel copione c’era soltanto la figura del panchinaro anziano».
D. Cosa maggiormente le piace di questo film?
R.«Devo essere sincero, Carlo. Era il 1984. E’ vero che partii dal mare per partecipare a questo film, ma noi attori consideravamo questi film da “serie b”, ai quali partecipare giusto per guadagnare qualche lira. Non erano film a cui guardavamo come occasioni di carriera artistica. Io provengo dall’Accademia e dal mondo del teatro, dal cinema e dal mondo degli attori premiati e ho svolto anche il ruolo di aiuto regista, anche se non sono una cima. Gli attori come me partecipavano a questi film, ripeto, per guadagnare qualcosa tra un impegno teatrale e cinematografico e l’altro.
Ma poi mi ha gratificato molto il successo del film. Quando incontri persone per strada che, riconoscendoti, ti chiedono autografi o ti offrono il caffè fa molto piacere. Ci si rende conto di appartenere al mondo del cinema italiano nell’ambito della comicità. Quindi, sono contentissimo di aver partecipato».
D. Avverte nostalgia nel rivederlo?
R. «Lo rivedo molto volentieri. Addirittura ho degli amici che me lo segnalano quando viene nuovamente trasmesso in televisione. Sono rimasto invece molto deluso dalla seconda edizione della pellicola sotto il titolo “L’allenatore nel pallone 2” in cui ho partecipato nel ruolo di Crisantemi e della sua gemella: Viola.
Una volta nato il personaggio Crisantemi, pensavo che nella seconda edizione avesse una certa continuità. Infatti, suggerii al regista e a Lino altre particolarità da inserire proprio per accentuare la visibilità di Crisantemi. E non mi fu concesso perchè i ruoli erano già rigidamente stabiliti e non furono possibili queste aggiunte. Con tutta onestà, la prima edizione, a mio avviso, è la più bella. Non dimentichiamo che ad essa hanno partecipato grandi attori come Gigi Sammarchi. Non averlo impiegato nella seconda edizione, secondo me, è stato un danno».
D. Zambito, al suo attivo vanta una carriera cinematografica e teatrale di grande considerazione. Può descrivercela brevemente?
R. «Mi sono diplomato alla Scuola di Recitazione “L’Aquilone” di Roma e ho iniziato a lavorare molto giovane in una compagnia teatrale che nasceva in cui Dario Fo con la “Compagnia dei giovani” e Giorgio Albertazzi si esibiva al Teatro Ridotto Eliseo. Parliamo degli anni 1966/67. Debuttai proprio al Teatro Ridotto Eliseo con “Le coucou magnifique” di F. Cromlynk, e “Ma la gente cominciò a capire” di Durga. Con questa compagnia ho avuto modo di lavorare nei più importanti teatri italiani e di giungere anche a Parigi, dove conobbi perfino Picasso e la sua arte. Poi ho lavorato con il regista Giorgio Trentin, che mi consentì di essere protagonista nel film “Nel raggio del mio braccio”. Per il successo conseguito fui premiato al Festival Cinematografico di Avellino con “Il Lacero D’Oro” quale giovane “attore protagonista”, alla presenza di numerosi colleghi come Ugo Tognazzi. Ho partecipato ad altri film tra i quali “L’Architetto degli sconti”, “La verità secondo Satana”, “La lunga ombra del lupo”, “Il fronte della Gioventù” ecc… Anche in America ho lavorato; infatti nel film “Tragedia a New York” sono stato uno dei protagonisti insieme a grandi artisti come Don Murray e Joe Spinelli. Purtroppo il film non fu terminato a causa della morte del regista. Tra un film e l’altro partecipavo anche a commedie teatrali, ho realizzato dei musical e ho scritto qualche opera teatrale e delle sceneggiature. “38 gradi all’ombra” è il titolo di una mia sceneggiatura di cui ho scritto anche il testo teatrale. Ho fiducia che qualcuno possa prenderne atto perchè si giunga alla realizzazione. Ho lavorato e collaborato anche ad opere cinematografiche di Carlo Lizzani in qualità di organizzatore generale e nelle vesti di aiuto regista ho contribuito al film “Terapia roosevelt” di Vittorio Muscia. Dopo numerose esperienze televisive e cinematografiche ho debuttato come regista teatrale con una propria opera teatrale “La mela della felicità”. E, soprattutto, ho insegnato recitazione fino a due anni fa e ho tenuto dei corsi teatrali».
D. Anche il disegno e la pittura appartengono alla sua vena artistica. Come sono nate?
R. «Sono riuscito a conseguire il diploma all’istituto di “Scuola Arti Ornamentali” di via San Giacomo, scuola d’arte gemellata con l’Accademia Delle Belle Arti di Roma frequentando i corsi serali per ben cinque anni. Era il 1981. Provenivo dall’Istituto Tecnico Industriale e quindi possedevo già dimestichezza col disegno geometrico; però desideravo affinare la mia passione per l’uso della matita. Ho tenuto numerose mostre personali e collettive (Roma, Milano, Torino), dove ho conosciuto Mario Schifano, Renato Guttuso e gran parte degli artisti dell’arte contemporanea che si rifanno ad Andy Warohl».