Il libro di Amleto Spicciani Conversando di storia, che il pomeriggio del 25 novembre sarà presentato al Palagio di Pescia, si colloca tra le iniziative per la commemorazione dei cinquecento anni dalla fondazione della diocesi (1519-2019). Per quella ricorrenza ci furono alcune iniziative culturali che intesero far luce sulla nascita della nuova circoscrizione ecclesiastica; mi riferisco, ad esempio, al convegno che si tenne nel 2017 presso il monastero pesciatino di San Michele, i cui atti sono stati pubblicati nel 2019 in un libro curato da Paolo Vitali, opera entrata a far parte della collana Quaderni della biblioteca Capitolare di Pescia, diretta e fondata dallo Spicciani. Sempre per quella ricorrenza si tenne un altro convegno di studi, a Pieve a Nievole (5 e 6 ottobre 2019), sul tema della religiosità in Valdinievole, con particolare attenzione alla predicazione savonaroliana in terra pesciatina, tra gli ultimi anni del XV secolo e i primi del successivo.
L’autore del libro, che qui presento, non è interessato tanto a soffermarsi sui fatti politici – ormai noti – che originarono la nuova circoscrizione ecclesiastica, quanto piuttosto ad indagare il clima religioso che si trova immediatamente alle spalle del 1519. Se è vero che furono l’iniziativa e gli interessi congiunti di alcune consorterie locali e del papa mediceo Leone X ad originare la nuova circoscrizione ecclesiastica, è anche vero – come sottolinea Spicciani – che delle passioni politiche e spirituali di queste famiglie pesciatine noi non conosciamo praticamente niente. Per colmare questa lacuna, lo studioso, in questa pubblicazione – come pure nel convegno di Pieve a Nievole -, si preoccupa di segnalare il grande impatto che ebbe, anche da noi, la predicazione di alcuni protagonisti del movimento savonaroliano. Particolare attenzione è posta nel delineare le tappe fondamentali dell’attività in Valdinievole del colto canonico laurenziano e savonaroliano Domenico Benivieni che, a livello locale, oltre ad essere stato spedalingo dell’ospedale di Santa Maria Nuova, fu anche direttore spirituale delle monache di San Michele. Spicciani pubblica, nel libro, anche una lettera del Benivieni (1496?), rivolta agli abitanti di Crespole, Lanciole e Calamecca (i «ferventi montanini»), nella quale li invita, per parte di Dio, alla conversione e ad un rinnovamento della vita interiore attraverso la pratica delle opere buone. Nella missiva si ritrova anche un’eco delle sofferenze che le guerre d’Italia portarono pure in Valdinievole, in quegli anni turbolenti tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. Proprio questo clima di tensione spirituale, di paura, di attese miracolistiche (per esempio il miracolo del 1506 in San Francesco), di speranza per un generale rinnovamento della Chiesa e della società, accompagnò la predicazione pesciatina di alcuni savonaroliani ed è in un certo senso lo sfondo religioso entro cui collocare, almeno indirettamente, la nascita del progetto di fondazione della nuova circoscrizione ecclesiastica. Soffermarsi – come ha fatto lo Spicciani – sulla tematica della predicazione savonaroliana locale ha lo scopo di sottrarre la storia delle origini della diocesi da ricostruzioni di tipo erudito, per collocare il suo sorgere entro relazioni complesse e articolate. L’autore non trascura poi di considerare il fatto che la diocesi di Pescia nacque, si può dire, quasi in concomitanza con la riforma di Lutero (1517), le cui idee già dal 1520 avevano iniziato a circolare ampiamente in Italia e pure nella vicina Lucca. Spicciani propone un’affascinante interpretazione della complessa simbologia dell’elegante vetrata commissionata nel 1545 dal grande mercante e finanziere Gaspare Ducci, per il monastero benedettino di San Michele di Pescia. Per lo studioso andrebbe letta in chiave antiluterana e sarebbe dunque la testimonianza di un’opposizione delle monache pesciatine e del Ducci alle idee di riforma provenienti d’Oltralpe.
Il filo conduttore del libro è il tema del «rinnovamento», termine non privo di ambiguità che oggi sempre più spesso si sente pronunciare anche in ambito ecclesiale, come legittima aspirazione ad un adeguamento del messaggio evangelico, ma che talvolta si configura «come dissolvimento o superamento proprio delle scelte discusse e sofferte che i responsabili della Chiesa ritennero doverosamente di assumere nel XVI secolo». Questo «rinnovamento», infatti, «di cui oggi tanto si dice e si legge» risulta essere un liberarsi da quella «rigidità dogmatica e disciplinare» che caratterizzò la Chiesa dagli anni del concilio di Trento, rigidità – sostiene l’autore – che però non impedì «l’esercizio della carità, splendente nei grandi santi dell’Europa cinquecentesca». Spicciani si auspica che nel contesto ecclesiale di oggi, in cui si vogliono legittimamente sciogliere i nodi di allora, la «scientifica conoscenza storica [sia] un ausilio pure per l’apostolato».
In definitiva Conversando di storia ha il merito di porre questioni complesse e articolate, suggerendo, agli studiosi e ai cultori di storia locale, nuove piste per la ricerca religiosa in tale ambito e provocare, diciamo così, a riflessioni di tipo ecclesiale.