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Campionato europeo di calcio: l’opinione di Vincenzo D’Amico I intervista di Carlo Pellegrini

Tutto è pronto e tra poco scatterà l’inizio del Campionato europeo di calcio che vedrà la sua conclusione domenica 11 luglio.
Siamo tutti in attesa di poter seguire i nostri azzurri allenati da Roberto Mancini in un torneo che l’Italia non vince dal lontano 1968.
Vincenzo D’Amico, bandiera della Lazio degli anni ’70 e ’80, protagonista dello storico scudetto laziale del 1973/74 e oggi commentatore televisivo, esprime alcune considerazioni su questo Campionato europeo di calcio.

D. Secondo lei, questa Nazionale possiede le caratteristiche per vincere la competizione?
R. Sì, ha delle possibilità. Ci sono squadre ben “attrezzate” per la vittoria finale, però una Nazionale che sa giocare questo calcio, era un po’ di tempo che non la vedevamo in Italia. Concordo con quello che ha detto Leonardo Bonucci: “Il campione di questa squadra è il gruppo”. In effetti non possiamo identificarci in un fuoriclasse in questa squadra, ma sicuramente in ottimi giocatori che possono dare tanto per la causa. L’allenatore è più che valido, perchè Roberto è un grande personaggio e, quindi, credo che ci siano tutti i presupposti per fare belle figure e, con un po’ di fortuna, potremo ottenere dei buoni risultati.

D. A suo avviso, chi potranno essere i calciatori-sorprese?
R. Spero che Ciro Immobile si sblocchi definitivamente e possa essere considerato il vero centravanti di questa squadra. C’è Lorenzo Insigne che è un giocatore estroso e che a me piace tanto. Ed è anche molto determinante. Però, il giocatore che mi piace in Italia, in questo momento, è Nicolò Barella perchè sa fare tutto. Quindi, per me, è un giocatore straordinario.

D. Quali squadre vede favorite?
R. Germania, Spagna, Francia, Inghilterra, anche se, quest’ultima, è un po’ indietro rispetto alle altre, e l’ Italia.

D. Qual è il segreto per vincere una competizione così importante?
R. Intanto la squadra e poi devono combaciare diverse situazioni. E’ chiaro che deve giocare bene tutta la squadra, non deve poi mancare un po’ di fortuna e tanta buona volontà. Questo vorrebbe dire: mettere in pratica gli insegnamenti dell’allenatore. Non c’ è una regola per vincere ma diverse situazioni che, se capitano tutte insieme, allora ti spingono verso il successo finale.

D. In questa nazionale ci sono dei giocatori simili a lei?
R. Credo che Lorenzo Insigne possa essere come caratteristiche un po’ come me. Diciamo che mi rivedo un po’ in lui.

D. Come può mettere a confronto questa nazionale allenata da Roberto Mancini e quella degli anni ‘70-‘80 allenata da Enzo Bearzot durante gli anni della sua carriera calcistica?
R. Faccio sempre un ragionamento per capire in che periodo calcistico ci troviamo. In quel periodo lì, anni ’70 –’80, rimanevano sempre fuori grandi giocatori, perchè ce ne erano tanti. Al termine di una convocazione eravamo soliti sentire dire: “Hanno convocato quello e hanno lasciato fuori quell’ altro…” In questa Nazionale è facile individuare i 22 o i 26 calciatori da poter convocare e a nessuno viene in mente di dire: “Doveva convocare quello…” C’ era più qualità prima e c’è più organizzazione adesso.

D. Cosa è mancato a Vincenzo D’Amico per indossare la maglia azzurra?
R. L’ho sfiorata con Enzo Bearzot due volte in due convocazioni e non mi fece giocare. Devo dire che è mancato un buon rapporto con lo stesso Bearzot.

D. Per concludere, cosa ci può dire sulla sua Lazio?
R. La Lazio prendendo Maurizio Sarri ha preso l’allenatore più forte che c’era sulla piazza. A me piace tantissimo. Il gioco di Sarri mi entusiasma e spero che la Lazio possa diventare la Lazio di Sarri e che ci regali del grande calcio perchè ci sono tutti i presupposti.