L’ Inter si aggiudica il 19° scudetto della sua storia al termine di un campionato mirabilmente esaltante. La squadra milanese ha meritato veramente questa vittoria che mancava da tempo.
Nei suoi centotredici anni di vita sono molti i calciatori dell’Inter che hanno lasciato una traccia indelebile da diventare delle vere e proprie bandiere. Per esempio, tra i protagonisti più luminosi della vittoria del campionato 1979-80, chi non ricorda Evaristo Beccalossi? Ancora oggi le pagine dei social ci offrono spaccati memorabili di questo straordinario “fantasista” dotato di rara eleganza tecnica e capace di realizzare goal meravigliosi e decisivi.
In virtù della sua militanza interista (sei campionati con tanto di numero 10 sulle spalle), Beccalossi ha risposto gentilmente alle nostre domande.
D. Sig. Beccalossi, a suo avviso, quando ha iniziato a credere che l’Inter potesse vincere lo scudetto?
R. Sono sempre stato convinto perché ho la fortuna di conoscere Gabriele Oriali e Antonio Conte. Per me è una logica conseguenza che dopo i primi tre mesi e superate le difficoltà di mettere insieme questa squadra per trovare i giusti equilibri sapevo che quest’anno saremmo stati i protagonisti. Superate anche le tante critiche, a mio avviso ingiuste, sapevo che l’Inter ce la poteva fare. In due anni con Gabriele Oriali e Antonio Conte, l’Inter ha conseguito un primo e un secondo posto in campionato e una finale in Europa League, per cui il loro lavoro è positivo.
D. Con questa vittoria pensa che sia l’inizio di un nuovo ciclo interista?
R. Non si può parlare di queste cose. Bisogna tener presente che la conquista dello scudetto è stato un percorso difficile e anche a livello societario qualche problema c’è stato. Terminato questo campionato, credo che la società e gli addetti ai lavori inizieranno a tenere riunioni per vedere su quali direzioni l’Inter può andare. Le basi ci sono e molto dipenderà dalle potenzialità economiche per poter agire su determinati percorsi. Non credo, però, che siano tempi adatti per pensare all’apertura di cicli.
D. Quanto è stata determinante la figura dell’allenatore Antonio Conte?
R. La classe dirigente tutta insieme ha lavorato benissimo, tenendo presente che la proprietà ha trascorso sei-sette mesi in Cina. Il gruppo di lavoro, composto anche da Antonio Conte, Gabriele Oriali, Javier Zanetti e Piero Ausilio, ha svolto il proprio ruolo e tutti hanno realizzato una grande società.
D. Secondo lei, è più importante giocare un calcio più efficace o un calcio più bello?
R. A me piace il calcio in cui si vince (sorride n.d.r.)… Nel calcio un metodo depositato per vincere non c’è. Sono importanti il gruppo e i giusti equilibri e con ciò vai a giocare. Avrai così una squadra che quando dovrà attaccare attacca e quando dovrà soffrire soffre, ma con tutte le carte per poter vincere.
D. In virtù di questo scudetto, pensa che il prossimo anno l’Inter sarà tra le protagoniste anche in Europa?
R. Non credo che si possa parlare di queste cose… E’ importante tenere alla base, perchè l’Inter in questi due anni soprattutto ha costruito un’ ottima base, e con la società prendere le dovute decisioni.
D. 41 anni fa vinse il suo scudetto con l’Inter. Qual è l’immagine indimenticabile di quella vittoria?
R. L’immagine indimenticabile è quella di quando hai la matematica certezza di aver vinto il campionato e poi il vedere la gioia dei tifosi a sventolare la bandiera dell’Inter in giro e con la macchina. La spontaneità dell’esultanza. Questo ti fa capire che hai conseguito un risultato importante.