Però detto così sembra che voglia parlare male di lei.
Ma gli inglesi, che sono almeno cent’anni avanti a noi, per indicare che piove a dirotto dicono che piovono cani e gatti.
Ve lo immaginate la regina che dice ai suoi nipoti, con quella voce chioccia che ha, di non uscire perché it rains cats and dogs? Difatti loro, che sono anglosassoni, antepongono i gatti ai cani, mentre noi, che siamo latini, mettiamo prima i cani e poi i gatti.
Non chiedetemi perché, magari chiedetelo a Michela, visto che lei li opera. Non vi ho ancora detto una cosa, ma Michela è nata a Crespole.
Sì, immagino che non sappiate dove sia, ma all’ultimo censimento c’erano più cinghiali che cristiani. E però Michela è mia amica. Una tra le pochissime ad essere brunetta.
La conosco da oltre vent’anni e non l’ho mai vista bionda. Però l’ho sempre vista bella.
Michela è una sicurezza. Te la vedi in qualsiasi momento della giornata, sia che torni da un funerale o dall’elettrauto ed è sempre sorridente, con quegli occhioni verdi color dei prati di Crespole in estate. Però a Michela non piacciono i prati, ma i boschi. Ma non pensate subito male. È la più fantastica raccoglitrice di castagne che io conosca.
A proposito, quando la vedete, chiedetele delle castagne, perché, sapete, lassù in cima a Crespole ci tengono abbastanza alle tradizioni e tra l’altro come fa le frugiate Michela nessun’altra mai. Ma non dite che ve l’ho detto io, perché poi Michela mi chiama e mi dice che chiacchiero troppo ed io non ho voglia di sentirla brontolare.
Michela è veterinaria e quindi castra anche i gatti ed i cani, ma questo è un altro affare; fatevi invitare una sera e chiedetele di farvi le frugiate. Non vi castra, tranquilli. Andate a nome mio. Me non mi ha castrato.
Michela ti abbraccia sempre col suo sorriso, che te vorresti tenere strinto – come dicono a Pescia – un bel mucchietto di ore, magari prima di addormentarti, così se durante la notte ti svegli impaurito hai almeno il suo sorriso tra le dita. Di questi tempi ce ne fossero di sorrisi come quelli di Michela.
Lei lo sa, anche se è di Crespole: se nel mondo ci fossero più persone come lei, questa aiuola che ci rende tanto feroci sarebbe decisamente un posto migliore.
Purtroppo, come lei ce ne sono poche.
Ricordo quando ci siamo conosciuti. Sul treno. Detto così però sembra una roba equivoca, ma ora spiego, anche perché Michela ha un compagno e la sera vorrei dormire, anche se poco, ma almeno tranquillo: entrambi andavamo all’università. Io Lettere dagli Alberghi e lei Veterinaria da Crespole. Io con le carte e lei con le bestie.
Poi si dice che manca l’ispirazione per le sceneggiature dei film. Io boh, ci avrei fatto almeno una serie televisiva in prima serata. A proposito di serie televisive…
Erano gli anni Novanta e sul sei, come diceva Michela, davano Beverly Hills 90210, che era tipo per noi italiani fare Castellare di Pescia 51012. Mi pare lo trasmettessero il giovedì sera. E dunque il venerdì mattina, io, da quello scemotto che ero, e che poi non sono cambiato poi molto, raccontavo alla mia maniera la puntata a chi aveva la sventura di trovarsi sul vagone quella mattina. Meno male a quei tempi non c’erano i cellulari, se no ora avrei la polizia fissa sotto casa.
Vi racconto questa cosa perché Michela assomigliava a Brenda, che era quella brunettina un po’ sgallettata, ma carina da morire. A me piaceva parecchio.
Insomma, il venerdì mattina, alle otto, intrattenevo gli studenti, perlopiù rinciocchettiti dal sonno, raccontando la puntata di Beverly Hills. Poi uno si domanda perché la gente si droga.
Ricordo che sul treno c’erano due fazioni: pro Brenda e pro Kelly, che era quell’altra biondina sciroccata che non sapeva di nulla.
Brenda invece faceva sangue, come dicono quelli che hanno studiato, e si vedeva che aveva gli occhi lunghi. È una roba che dicono a Pescia, ed ogni tanto mi piace ricordarlo. Non credo sia un complimento detto ad una ragazza, ma tant’è. Denuncia più, denuncia meno, non è questo il dilemma.
Si vedeva lontano un miglio che se la cavava sotto le lenzuola. O sopra…anch’io ora faccio una certa fatica a ricordare…
Lasciando Beverly Hills e ripiombando a Crespole, direi che non si può non voler bene a Michela.
Ricordo che un giorno le portai una crostata di pesche in clinica – anche se però io dico in bottega, perché è bello nella vita far finta di essere scemi, e quelli che lo sono sul serio secondo me hanno fatto bingo – e lei, che doveva aspettare un gatto per essere castrato, si prese la torta e mi lasciò fuori lì come un olocco.
Tutti poi dicevano che Michela mai si sarebbe sposata e che non avrebbe fatto razza.
Lo so, è un termine orribile questo qui, ma Michela è veterinaria e poi lei è mia amica e posso dirlo e scriverlo. E poi è di Crespole, non di Camden Town.
Ebbene, Michela ha fatto razza, accidenti. Due bimbe ed un bimbo, che io non ho mai visto, se non in foto. Perché l’amicizia è questa.
Io posso star qui a scrivere di Michela e della prole senza che io abbia mai visto le sue bimbe ed il bimbo. Il compagno invece l’ho visto un paio di volte. È più italiano di me, ma ora però non cominciate a chiedermi anche voi come si scrive il suo nome.
È italiano, cioè è di Pistoia, ma ha un nome un poco strano, che non sto a scrivere se no mi viene sotto la righina rossa e non ho poi voglia di aggiungerlo tra le parole consentite.
Credetemi, e non lo dico perché Michela è mia amica, ma un giorno, quando avete tempo, fate caso a come si guardano lei e il compagno dal nome difficile da scrivere e come guardano i loro tre figlioli, due bimbe ed un bimbo: non sono esperto, ma è la fotografia più vicina che uno possa avere dell’amore.
Salutatemi Michela se la incontrate.
L’ultima volta che l’ho vista, fuori c’era un gran sole ed aveva appena castrato tre gatti.