È appena terminata la settantunesima edizione del Festival di San Remo.
Anche quest’anno abbiamo voluto conoscere il punto di vista del noto cantautore, Giuseppe Cionfoli, buon conoscitore della kermesse sanremese e sempre disponibile a rispondere alle nostre domande.
D. Cionfoli, può rilasciarci una sua dichiarazione su questa settantunesima edizione del Festival di San Remo?
R. Indubbiamente è stata una edizione un po’ anomala nel senso che ci sono stati big che non erano big. Hanno tentato questa carta della modernità, però gli ascolti hanno dimostrato che la gente non abbia gradito molto questo tipo di situazione. Hanno partecipato dei cantanti che io non conoscevo, ma fanno parte della nuova generazione. Una volta i big erano conosciuti da tutti. Con le difficoltà di quest’anno a causa del covid 19 non è stato facile, comunque sono stati bravi a portare avanti questa edizione.
D. A suo parere, per quali ragioni si tende di più a promuovere e a valorizzare certi cantanti spesse volte sconosciuti e con canzoni difficilmente orecchiabili?
R. Visto che in questi momenti va di moda il pop-rap soprattutto hanno compiuto una scelta da Yuo Tube, nel senso che la gente che hanno chiamato vi ha molti clic, veri o falsi che siano. Hanno compiuto questa scelta. Comunque non credo che sia riuscita bene.
D. Durante le sue partecipazioni al Festival di San Remo, soprattutto quelle degli anni ’80, un ospite come Achille Lauro sarebbe stato possibile?
R. Non credo proprio, Carlo. Negli anni ’80 il personaggio più trasgressivo era Vasco Rossi. Questa importanza conferita alla trasformazione è stata una cosa scandalosa. Anche Fiorello con quella corona di spine che si è fatto scappare le lacrime dagli occhi, forse alludendo a qualche Madonna che piange, è stato blasfemo.
D. Nel costatare i risultati decadenti di questi ultimi anni, secondo lei, per quali motivi le maestranze non intervengono per poter recuperare quello splendore festivaliero di un tempo con veri artisti e autori di canzoni immortali come Solo grazie, Si può dare di più, Un amore grande, Gente come noi, ecc…?
R. Generalmente quando nominano un nuovo direttore artistico credo che chieda libertà di scelta. Dipende dal direttore artistico. E’ chiaro che i grandi fasti dei Festival di San Remo degli anni ’80 non ritorneranno più perché non ci sono delle situazioni giuste. Ultimamente sono stati pubblicati i dischi di Vasco Rossi, Claudio Baglioni, Renato Zero, però sono usciti subito dalla classifica. Oggi le classifiche sono dominate da cantanti nuovi… Molte volte, forse, ci vergogniamo della nostra tradizione canora e lo facciamo inserendo persone nuove che non conosciamo.
D. Cionfoli, come siamo giunti a questo “trasformismo” epocale?
R. Ibrahimović cosa c’entrava con il Festival di San Remo? Nelle prime due serate hanno perso due ore parlando, chiaccherando e facendo gli sketch, mentre in questo tempo potevano esibirsi altri venti cantanti. Invece, ci sono stati dei cantanti che si sono esibiti a mezzanotte e mezzo. Questo non mi sembra giusto. Tutta questa confusione non è più il Festival della canzone italiana, ma è la canzone che viene inserita nella pubblicità, nelle chiacchere che si fanno e negli ospiti che ci sono…
D. Cionfoli, se fosse il direttore artistico del Festival di San Remo come lo programmerebbe?
R. Farei un Festival senza tanti interventi che non c’entrano niente con il Festival stesso. Un Festival meno parlato ma più cantato e provvederei ad una selezione di canzoni e non ricorrerei a cantanti invitati. Il cantante inviato toglie, a mio avviso, anche creatività. Per esempio, un cantante può avere una bellissima canzone ma non può parteciparvi perchè non lo hanno invitato. Starei all’ascolto delle canzoni prendendo esempio dallo Zecchino d’oro. Quest’anno ho presentato due canzoni allo Zecchino d’oro e quando le presenti non appare l’autore. La commissione ascolta le canzoni senza conoscere l’autore e sceglie la canzone che ritiene più opportuna. Carlo, come ho sempre detto, al mio tempo, quando si inviavano le canzoni per partecipare al Festival di San Remo, le buste venivano aperte alla presenza perfino dei sindacati. Era veramente una cosa seria. L’invito al cantante per partecipare al Festival credo che abbia rovinato la creatività delle canzoni. Farei un Festival dove selezionerei dei big e poi farei un Festival di giovani come si faceva una volta con canzoni inedite e non presentate cinque mesi prima in quella maniera così balorda come stanno facendo adesso.
D. Condivide i risultati finali di questa settantunesima edizione del Festival di San Remo?
R. Non condivido, nel senso che il gruppo che ha vinto e tutto ciò che porta ad essere brutto non mi piace. Fedez e Francesca Michielin erano già in classifica da sabato pomeriggio, mentre Ermal Meta, il terzo classificato, è stato primo fino a sabato sera. Non sono canzoni che passeranno alla storia come Perdere l’amore, e non vorrei dire Solo grazie, Volare e tutte le altre canzoni che sono rimaste nella mente delle persone. La vittoria dei Meneskin è stata una vittoria strana. La loro canzone è rivolta più ai giovani e, credo, che sarà una canzone difficilmente ricordata negli annali della musica italiana.
Le vittorie al Festival di San Remo sono vittorie strane, come la mia non vittoria nel 1982 e come l’esclusione di Claudio Villa sempre nel 1982. San Remo è strano per le sue vittorie.
D. Cosa rimarrà negli annali della storia del Festival di San Remo di questa edizione?
R. Credo niente, perchè non ci sarà una canzone che si ricorderà tra venti, trenta o tra dieci anni. E’ stato un Festival di passaggio per la questione del covid 19 con scelte infelici che sono state compiute.