Nel pieno svolgimento della settantunesima edizione del Festival di San Remo piace proporre una interessante intervista che gentilmente ci ha rilasciato Fabrizio Berlincioni.
Volto noto del mondo televisivo, Berlincioni ha firmato numerose canzoni di successo. Sono diciassette quelle eseguite al Festival di San Remo. Basti ricordare Non lo faccio più, vincitrice dell’edizione 1976, e Ti lascerò, vincitrice dell’edizione 1989.
D. Berlincioni, può presentarsi ai nostri lettori?
R. Berlincioni è un uomo vissuto di 64 anni, ma ancora molto curioso di vivere. Un uomo che, da oltre quarant’anni, svolge il suo lavoro. Con il mio lavoro ho avuto molte soddisfazioni sia televisive che musicali. Però è un lavoro che gira. I tempi cambiano. Quindi, cambiano le mode, cambia la gente che ascolta le canzoni e cambia anche il lavoro che svolgi. Oggi come oggi, che avrei ancora tante cose da dire e tante cose da fare, riesco a farne poche perché ci sono i giovani che prendono campo.
D. Ci parli di alcune sue canzoni. Come nascono?
R. Le mie canzoni nascono generalmente scrivendo il loro testo, ovviamente avendo in mente una metrica musicale, tenendo presente il tempo che può impiegare una canzone. Poi, la canzone viene passata al musicista che ci appoggia una melodia sopra e dopo la ridefiniamo e la riguardiamo insieme. Può accadere anche al contrario. Il musicista mi fornisce una musica e io vi scrivo sopra il testo. Certamente, quando scrivi una canzone devi avere l’ispirazione.
D. Quali sono le sue canzoni di cui è veramente soddisfatto?
R. Mi manchi, Ti lascerò, Ti penso che cantò Massimo Ranieri, Quel giorno non mi perderai più… Poi anche altre canzoni meno conosciute che sono molto, molto belle. Altre canzoni sono quelle ho scritto con Franco Fasano, con Toto Cutugno, Fausto Leali, Albano, Mauro Culotta… In questi ultimi tempi ho scritto una canzone che è stata inserita nell’ultimo album di Mina e di Adriano Celentano che si intitola Ti lascio amore. Sono tante le canzoni che ho scritto e alle quali sono legato. Sono canzoni che sono nate da momenti di profonda riflessione personale e di ispirazione poetica.
D. Cosa rappresenta per lei la canzone italiana?
R. La musica italiana in questi ultimi anni si è molto evoluta e non saprei dire cosa rappresenta. Forse, rappresenta poco rispetto a quanto rappresentava prima che girava nel mondo attraverso il Festival di San Remo. Oggi come oggi, a mio avviso, vince sempre il passato. A parte Bocelli con la canzone Con te partirò, non mi risulta che altre canzoni, in quest’ultimi venti anni, siano diventate famose nel mondo. Come un tempo Volare di Domenico Modugno, diverse canzoni napoletane, L’Italiano di Toto Cutugno e Felicità di Albano e Romina Power.
D. Nel 1976, diciannovenne, vinse il Festival di San Remo con la canzone Non lo faccio più interpretata da Peppino di Capri. Cosa ricorda di questo suo primato?
R. Pensa Carlo che fu la prima canzone che scrissi in assoluto. Io ero un amante di Claudio Baglioni e conoscevo tutte le sue canzoni a memoria. Quando iniziai a cimentarmi con le parole e la chitarra per scrivere una canzone uscivano delle cose simpatiche su fatti che mi accadevano. Così fu per la canzone Non lo faccio più. La portai a far sentire a Depsa, che a quel tempo era il direttore artistico dell’ etichetta discografica di Peppino Di Capri. La cantai dal vivo e a Depsa piacque molto. Dopo tre mesi mi chiamò dicendomi che la canzone Peppino Di Capri la presentava al Festival di San Remo. Peppino Di Capri inaspettatamente vinse. A quel Festival c’erano in gara anche Dori Ghezzi e Wess con una canzone molto forte ed erano i più favoriti. Praticamente mi trovai a vincere un Festival di San Remo a diciannove anni con la prima canzone che avevo scritto.
D. Qual è il suo rapporto con il Festival di San Remo?
R. Ho sempre avuto un rapporto favorevole con il Festival di San Remo. In questi anni mi è rimasto più difficile parteciparvi anche perché sono sempre rimasto molto legato ai miei cantanti degli anni ’70 e ’80 e il Festival di San Remo si rinnova. Partecipare al Festival di San Remo è sempre stato difficile. Al Festival del 1992 presentai quattro canzoni ed era il mio momento d’oro. Venivo cercato anche dai cantanti che chiedevano una mia canzone e la mia collaborazione. Era tutta un’altra situazione…
D. Il suo curriculum evidenzia la collaborazione con numerosi cantanti, autori e cantautori italiani. Chi sono preferiti da lei?
R. Con Franco Fasano, oltre ad averci un rapporto professionale, mi lega a lui anche una profonda amicizia. E’ un cantautore che mi ha molto aiutato paradossalmente a crescere a livello professionale. Con Fausto Leali ho un ottimo rapporto. A livello interpretativo lo considero tra i cantautori che mi piacciono di più. Poi Albano che conosco molto bene e che stimo moltissimo. E’ una persona aperta, una persona d’oro con una disponibilità incredibile. Poi ci sono personaggi più “difficili” con i quali è proprio difficile instaurare un rapporto di amicizia anche se poi il rapporto professionale funziona lo stesso come con Anna Oxa. Una grande diva ma con degli sbalzi caratteriali che non consentono di stabilire una amicizia. Con lei ho fatto un disco bellissimo Di questa vita. Fu molto apprezzato dalla critica. E poi tutte le altre undici canzoni dell’album.
D. L’amore è un sentimento che appare spesso nelle sue canzoni. Per quale ragione?
R. La maggior parte dei cantanti di musica leggera cantano l’amore. Spesse volte cantano anche di amori sofferti… Quando sei felice e stai bene non scaturisce il desiderio di scrivere una canzone. Spesse volte scrivo canzoni ispirandomi a cose che veramente mi sono capitate e a storie vissute. Sono le canzoni più belle perché sono vere.